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 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

Giovedì 10 gennaio 2008 l’in­dustriale Ratan Tata, numero uno dell’omonimo gruppo indiano, presenta al Salone di New Delhi l’utilitaria meno cara del mondo, la Tata Nano: una 4 porte con un motore 624 cc da 30 cv (79 km/h di velocità massima), lunga 3,1 metri e larga 1,5, omologata per 4 persone, a un prezzo di 1

Giovedì 10 gennaio 2008 l’in­dustriale Ratan Tata, numero uno dell’omonimo gruppo indiano, presenta al Salone di New Delhi l’utilitaria meno cara del mondo, la Tata Nano: una 4 porte con un motore 624 cc da 30 cv (79 km/h di velocità massima), lunga 3,1 metri e larga 1,5, omologata per 4 persone, a un prezzo di 1.700 euro (2.500 dollari). Carrozzeria completamente di plastica, copertura di tela al posto del tettino, la 1 lakh car (espressione che significa ”macchina da centomila rupie”) è considerata il prodotto giusto per avviare la motorizzazione di massa in paesi emergenti come l’India. Un paese che conta un miliardo e cinquecento milioni di abitanti ed è in pieno sviluppo economico (dal 2003 registra un crescita media del Pil pari all’8% annuo). Il gruppo Tata ha investito nell’operazione 350 milioni di dollari con l’obiettivo iniziale di produrre 250.000 vetture all’anno fino ad arrivare a quota 350.000 unità. Nonostante sia da escludere che possa circolare presto anche sulle nostre strade (è sotto gli standard europei in quanto a normative sulla sicurezza), la Nano ha suscitato grande scalpore in altri saloni internazionali e spinto gruppi concorrenti, come Renault e Toyota, a mettere in cantiere modelli analoghi. Questo fervore del settore intorno a modelli compatti, ibridi, elettrici, a consumo basso o alternativo (idrogeno, energia solare, etanolo ecc.) è però la dimostrazione di come il mercato dell’auto classica sia in crisi. Nel 2008 ha infatti registrato una forte flessione, soprattutto nelle aree più mature. Usa, Europa e Giappone hanno espresso coralmente risultati di vendita negativi e anche i cosiddetti mercati emergenti, in particolare Russia e Cina, hanno frenato. Ci sono stati crolli in Spagna (-21,1%) e Francia (-7,1%), in Italia le immatricolazioni hanno subito un calo del 13%. La Fiat, nonostante l’acquisizione di nuove fette di mercato, non ha potuto evitare la cassa integrazione per quasi tutti gli stabilimenti italiani. Negli Stati Uniti la crisi ha messo in ginocchio i tre colossi di Detroit - Chrysler, General Motors e Ford - che dopo il crollo delle vendite sono state costrette a chiudere fabbriche, tagliare migliaia di posti di lavoro, vendere partecipazioni importanti (Ford ha ceduto il 20% di Mazda), valutare ipotesi di fusione (Gm e Chrysler) e farsi aiutare dallo Stato. La fortissima Toyota, divenuta la prima al mondo, ha registrato comunque perdite del 30%.