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 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

Sono passati sette anni dall’inizio della guerra e quello che sta per concludersi registra, per le truppe occidentali, il momento più critico dal loro arrivo in Afghanistan

Sono passati sette anni dall’inizio della guerra e quello che sta per concludersi registra, per le truppe occidentali, il momento più critico dal loro arrivo in Afghanistan. Da una parte ci sono la confusione strategica e i dissensi tra gli alleati, dall’altra l’espansione dei talebani, soprattutto in Pakistan, che hanno ripreso ad allargare capacità intimidatoria e controllo sul territorio. Di Afghanistan «in caduta libera» ha parlato in ottobre un rapporto dell’intelligence americana (Nie), dando la colpa alla mancanza di un disegno preciso per la pacificazione di un’area precipitata in un senso di abbandono che fa il gioco dei fondamentalisti. Allo stesso tempo l’opinione generale è che quello afghano resti l’unico fronte di lotta al terrorismo dove abbia ancora senso combattere. Attualmente gli schieramenti occidentali sono sdoppiati tra l’operazione Enduring Freedom, 100% statunitense, e l’Isaf, la forza multinazionale guidata dalla Nato. L’Isaf deve dare sostegno al governo di Karzai, Enduring Freedom invece ha una prospettiva interamente militare: catturare e uccidere i capi di Al Qaeda. Due comandi e due tattiche con obiettivi spesso non coincidenti. Il nuovo presidente Usa, Barack Obama, ha promesso l’arrivo di altri 20mila soldati. Il governo di Kabul sta cercando il consenso degli americani (che esitano, mentre gli europei sarebbero favoverevoli) per trattare una tregua con i talebani moderati. Ma la vera svolta sarà tentata con l’esportazione della dottrina Petraeus (a cui a ottobre sono state allargate le responsabilità anche in Afghanistan) che in Iraq ha ottenuto buoni risultati: riduzione dell’uso della forza e più sforzi di riconciliazione. Per quanto riguarda gli italiani, presenti in Afghanistan con 2.350 soldati, a inizio 2008 il governo Prodi aveva rifinanziato la missione con 30 milioni di euro. I nuovi ministri degli Esteri, Frattini, e della Difesa, La Russa, hanno rinnovato l’impegno italiano a rimanere ma senza nessun incremento al contingente presente.