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 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

Quella provocata dal rogo alla ThyssenKrupp di Torino non è stata l’unica strage sul lavoro del 2008 in Italia: cinque persone hanno perso la vita tra i veleni della cisterna che stavano pulendo al Truck Center di Molfetta, in provincia di Bari, il 3 marzo

Quella provocata dal rogo alla ThyssenKrupp di Torino non è stata l’unica strage sul lavoro del 2008 in Italia: cinque persone hanno perso la vita tra i veleni della cisterna che stavano pulendo al Truck Center di Molfetta, in provincia di Bari, il 3 marzo. Sei le vittime nella vasca di un impianto di depurazione delle acque a Mineo, vicino a Catania, l’11 giugno. Simile, in questi due casi, la dinamica della tragedia: uno o due operai che si sentono male, i compagni di lavoro che per cercare di salvarli perdono la vita. Dal 2000 a oggi i morti sul lavoro sono in calo costante, ma restano quasi il doppio rispetto alle vittime di omicidi. Gli ultimi dati dell’Inail si riferiscono al 2007, quando le morti bianche sono state nel complesso 1.210: una media di tre al giorno. Poche di meno ne certifica nel suo rapporto annuale il Censis: 1.170. Una cifra comunque ben al di sopra delle 678 in Germania o delle 593 in Francia. In più, segnala l’Associazione mutilati e invalidi del lavoro, nell’arco delle 24 ore in Italia 27 persone rimangono invalide (il tutto per un costo sociale valutabile intorno ai 42 miliardi di euro). «Numeri intollerabili per un Paese moderno», ha commentato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Nel 2007 però le vittime sono state quasi il 10 per cento in meno rispetto al 2006 (1.341). La maglia nera per gli incidenti mortali spetta al settore delle costruzioni, alle aziende artigiane e ai lavoratori autonomi, mentre, per quanto riguarda gli infortuni in generale, l’insicurezza è prerogativa dell’attività agricola e delle imprese artigiane, e i più a rischio sono i dipendenti delle aziende medie. Lo scrive, in un suo saggio, Ernesto Savona, che ha esaminato gli infortuni sul lavoro in Italia dal 2002 al 2006. E che è giunto a una conclusione controcorrente: «Troppe norme e troppa burocrazia: è questo il principale buco della legislazione italiana in materia di infortuni sul lavoro».