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 2008  dicembre 29 Lunedì calendario

Corriere della Sera, lunedì 29 dicembre 2008 Teheran ha investito tanto nella causa palestinese e non vuole perdere neppure questa occasione per estendere la sua influenza

Corriere della Sera, lunedì 29 dicembre 2008 Teheran ha investito tanto nella causa palestinese e non vuole perdere neppure questa occasione per estendere la sua influenza. L’ayatollah Alì Khamenei ha emesso una fatwa con la quale esorta a difendere «con ogni mezzo» Gaza e ha proclamato per oggi un giorno di lutto. Da un porto iraniano è intanto salpata una nave che in 12 giorni raggiungerà la Striscia provando a violare il blocco. A bordo vi sarebbero dottori e 3 mila tonnellate di aiuti. Il cargo segue una rotta che gli iraniani hanno già usato per portare materiale bellico e che è emersa in modo clamoroso nel gennaio 2002. In quell’occasione la Marina israeliana intercetta un mercantile, la Karine A, con a bordo 50 tonnellate di armi che devono essere trasferite a terra all’interno di contenitori galleggianti semi-sommergibili. A gestire il traffico ufficiali della Forza Qods, lo speciale apparato iraniano che assiste movimenti guerriglieri e terroristi. Da quell’episodio l’Iran ha provato a proteggere meglio un flusso continuo di equipaggiamento bellico. Certamente si tratta di un arsenale modesto – insignificante se paragonato a quello israeliano – sufficiente però a tenere in piedi l’apparato militare di Hamas e a conquistarsi la riconoscenza dei palestinesi. E di conseguenza i rapporti del movimento con gli ayatollah si sono ampliati. Una situazione ben diversa rispetto al passato. Per anni Teheran ha puntato sulla più malleabile Jihad islamica e ha guardato con cautela ad Hamas, che, forte della sua base popolare e gelosa della propria autonomia, non si è mai trasformata in un docile burattino. Ma da quando Gaza è diventato l’Hamastan le cose sono cambiate. L’indice del mutamento nei rapporti è dato dai finanziamenti iraniani: 30 milioni di dollari nel 1993, 120 nel 2006, oltre 350 nel 2007. Più l’embargo anti-Hamas si è fatto soffocante e più Teheran ha trovato spazi per infiltrarsi. Lungo quest’asse si è sviluppata la cooperazione militare. Diverse centinaia di militanti, in particolare membri delle Brigate Al Kassam, sono andati ad addestrarsi in Iran alle tecniche di guerriglia. Consiglieri khomeinisti hanno compiuto il percorso inverso stabilendo a Gaza un team di assistenza. Gli iraniani hanno fornito nuovi mortai – da 120 mm, raggio d’azione 10 chilometri – che sono una copia di un «pezzo» israeliano. Poi sono arrivati razzi Grad, capaci di raggiungere un bersaglio a 40 chilometri. Teheran ne ha sviluppato una versione «ad hoc» per l’export clandestino con un raggio ridotto (16 chilometri): si smonta e si rimonta abbastanza in fretta. Li puoi celare nelle stive di un peschereccio oppure li fai passare nelle gallerie. Gerusalemme sostiene che nell’ultimo anno sono ripresi i traffici via mare. Sempre i consiglieri iraniani hanno migliorato la catena di montaggio a Gaza e oggi le piccole officine di Hamas possono costruire ordigni in grado di arrivare fino a 21-22 chilometri. Li hanno battezzati Nasser 4 e il costo unitario è di appena 400 dollari. Merito dell’intraprendenza dei tecnici e dei buoni suggerimenti ricevuti. Guido Olimpio