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 2009  gennaio 01 Giovedì calendario

GIANLUIGI NUZZI PER PANORAMA, 1 GENNAIO 2009

Non c’è tangente senza consulente Il «sistema Romeo» Dalle inchieste napoletane emerge una nuova figura: l’esperto che confeziona le delibere e i bandi di gara su misura per l’imprenditore che deve aggiudicarsi i lavori.
Per la manutenzione delle strade serve un inspiegabile requisito: «esperto gestore immobiliare». Per diffondere la luce nei condomini popolari è necessaria invece un’impensabile riservatezza nel rigido trattamento dei dati e della privacy. Appalto che vai, postilla e stranezze che trovi. Gli altri scivolano, perdono. Alfredo Romeo vince, vince sempre, cresce, conquista pezzi di città da Venezia a Napoli facendo del «property management», ovvero dei servizi di amministrazione dei palazzi e dei servizi, una premiata slot machine da 130 milioni di euro. L’idea era stata di un immobiliarista veloce negli anni 80, Renato Della Valle. Poi si sa come vanno queste cose, Romeo è stato più veloce, l’amicizia con l’ex dc Alfredo Vito e mille altre intuizioni trasformano questi nuovi servizi in chiave di successo. Oggi però il monopolio si è fermato. Con un effetto domino che coinvolgerà altre procure, altre amministrazioni, altri gruppi imprenditoriali. L’inchiesta del procuratore antimafia Francesco Roberti è ben oltre gli arresti che hanno paralizzato la giunta Iervolino a Napoli: li aveva chiesti a metà settembre, sono arrivati tre mesi dopo. E in questi 90 giorni la sua squadra, cresciuta facendo tesoro delle esperienze e delle indagini sul cardinale Michele Giordano, ha raccolto con pazienza quella miriade di voci e postille che portavano gli appalti in Italia dritti a Romeo, re partenopeo.L’imputato negli interrogatori nega l’esistenza di un «sistema»: non prevede che gli inquirenti siano già andati oltre le accuse formulate l’estate scorsa, quando si superarono gli ultimi tentennamenti, le motivate prudenze del procuratore capo, provocati dal coinvolgimento di politici, amici di sempre come Italo Bocchino di An o Renzo Lusetti del Pd. L’inchiesta su Romeo è troppo rilevante per fermarsi agli appalti delle mense scolastiche, dei palazzi fatiscenti. Quelli sono settori dove magari corrono mazzette, ma che non fanno salire i furbi ai piani nobili degli appalti. Come quelli della Consip che indicano cifre a sette, otto zeri. Roberti ha già individuato due strade per creare l’effetto domino. La prima fotocopia gli interessi di Romeo, che attraversano i comuni d’Italia, gli enti pubblici, 12 ministeri clienti del taciturno imprenditore partenopeo. Perché c’è subito da dire che Romeo non ha nulla di quella mondanità cafonal in voga oggi. Cattura l’invidia di molti e la facile attenzione delle procure. Romeo è riservato su tutto. Parla poco, ascolta moltissimo. Lontano dagli immobiliaristi di ultima generazione. Il contrario di Stefano Ricucci, mondano, gossipparo, ciarliero, Romeo si è concesso solo due vizi. Il pallino degli alberghi, iniziato nel 2004 con il palazzo Lauro a Napoli, hotel su cinque piani, 80 camere, per saziare la voglia di mettersi alla prova del figlio Diego, una laurea in hospitality management conseguita in Svizzera. E poi le cariche sociali con la Assoimmobiliare, dove è vicepresidente con l’amico-nemico, unico concorrente, Carlo Puri Negri della Pirelli Re.Serve un’immagine forte del gruppo: Romeo all’inizio pensa in prima persona ai rapporti con i giornalisti. Ma non è soddisfatto. Ben presto i consigli del pd Claudio Velardi e qualche addetto stampa a termine non bastano più. Così sale sulla scena, o meglio va dietro le quinte, un writer d’eccezione, uomo lontano dai mattoni ma volto noto e apprezzato della tv: Alessandro Cecchi Paone. Si dirà: e allora? Allora Romeo per carattere, stile e storia diventa il vettore ideale per far superare a un’inchiesta come questa i recinti della seppur generosa amministrazione Iervolino. Dipende da dove Francesco Roberti riuscirà a spingersi. A sentire i fidi segugi del taciturno procuratore antimafia di Napoli, non c’è alcuna intenzione di fare della competenza territoriale un rigido perimetro nel quale perseguire i mercanti delle tangenti e cacciarli da sotto il Vesuvio. Dalle carte della Dia di Napoli emerge un’altra storia che potrebbe spingere gli investigatori assai lontano. Perché è la chiave di lettura che promette nuovi scenari. Ovvero non più il manuale Cencelli della tangente, tanto caro alla Prima repubblica, piuttosto i consulenti della mazzetta, manager che costruiscono la tangente, in grado di confezionare appalti su misura, gare pilotate, cartelli di impresa. I segugi del procuratore Roberti li chiamano «i consulenti». Come se trattare denaro, predisporre gare e appalti modulati per le esigenze del vincitore designato fosse un mestiere. Eppure il sistema tratteggiato dai brogliacci, non ancora depositati, dell’inchiesta sul Romeo pigliatutto configura proprio un nuovo modo di vincere e gestire il sistema degli appalti. Per ora lo schema è applicato a Napoli. Sulle ceneri del potere della Prima repubblica, degni eredi hanno spartito i settori delle municipalizzate secondo correnti e cordate. Ma questi tecnici che scrivono appalti in modo da lasciare fuori la concorrenza, e ritagliare il capitolato su misura, hanno nomi e cognomi. Lavorano in studi professionali dove la lista di chi vuol «aggiustare» le gare è lunga, e immune da qualsiasi indagine. Almeno fino al giorno in cui Romeo è finito in carcere. Alla Dia di Napoli vogliono verificare se questi manager svolgono consulenze per altre imprese che lavorano soltanto con il pubblico, magari anche in altri settori. Ecco quindi che prende forma il secondo canale per allargare l’indagine su tangenti da far impallidire le dazioni di una volta. Oggi appaiono scontate, persino volgari. «Viene deciso tutto prima, ovviamente» spiega un investigatore. «Con Romeo, secondo quanto stiamo ricostruendo, il quale quasi mai si consorziava con altri gruppi, preferendo mettersi in gioco da solo. Anzi, quelle poche volte che creava alleanze la fortuna non lo assisteva».