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 2008  dicembre 27 Sabato calendario

Il regalo di Natale di Disney Channel si chiama «Ratatouille », il geniale film di Brad Bird e Jan Pinkava, profonda riflessione sulla gastronomia ma anche sullo showbiz (cucina è anche, ad es

Il regalo di Natale di Disney Channel si chiama «Ratatouille », il geniale film di Brad Bird e Jan Pinkava, profonda riflessione sulla gastronomia ma anche sullo showbiz (cucina è anche, ad es. cucina televisiva). La storia è conosciuta: un rinomato ristorante parigino è caduto in disgrazia, per una critica negativa ma soprattutto perché è gestito da un bieco affarista, il capocuoco Skinner che sfrutta il marchio Gusteau per prodotti di format, fast food, grande distribuzione. Ci penserà un piccolo ratto a salvarlo, con il più tradizionale e umile dei piatti francesi, la ratatouille. Il critico severo che ha stroncato Auguste Gusteau si chiama Anton Ego e a un certo punto dice: «Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà, cui ci dobbiamo rassegnare, è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori!». Tutto vero, tutto giusto. Ma quando Anton Ego si siede al ristorante «gestito» ora dal piccolo chef Rémy (per il suo tramite umano, l’imbranato Linguini) non chiede un piatto ma un po’ di «prospettiva », qualcosa di cui stupirsi. Anche in tv, lo dimostrano i reality, «non tutti possono diventare dei grandi artisti ma un grande artista può celarsi in chiunque» (Ego); l’importante è offrire un po’ di prospettiva, un progetto, un domani non privo di talenti. Senza stupore non c’è buona cucina, non c’è buona tv.