Gianni Poglio, Panorama 1/1/2009, pagina 125, 1 gennaio 2009
Panorama, 1 gennaio 2009 Cicatrici, ossa rotte e gaffe memorabili: il palco non regala solo applausi, standing ovation e lanci di biancheria intima da parte delle fan
Panorama, 1 gennaio 2009 Cicatrici, ossa rotte e gaffe memorabili: il palco non regala solo applausi, standing ovation e lanci di biancheria intima da parte delle fan. Lo sanno bene le popstar che calcano le scene da anni. E lo sanno ancora meglio gli uomini dei loro staff che, finché il concerto non si è concluso, vivono in uno stato di ansia da imprevisto. «Perché il palco è come un ring» confida a Panorama Ives «The Tiger» Kavanis, da Dallas, un veterano, tatuatissimo, della sicurezza sul palcoscenico. «In 28 anni ho visto molte star piangere, e non per la commozione». Ne sanno qualcosa cinque colleghi canadesi di Kavanis, addetti alla sicurezza degli Oasis per le due ore dello spettacolo a Toronto del 7 settembre. «Un concerto perfetto» racconta Tim Travis, uno dei tanti fotografi presenti «finché nel mezzo di Morning glory non è spuntato dal nulla uno spettatore che ha spinto Noel Gallagher giù dal palco, facendogli incrinare due costole. Noel non era pronto all’assalto ed è atterrato come un sacco di patate con la sua chitarra ancora appesa al collo». E quelli della security? «In tre hanno placcato l’assalitore, altri due hanno circondato Liam, il fratello di Noel che, in crisi isterica, cercava di colpire l’invasore a pugni e calci. Dopo mezz’ora lo spettacolo è ripreso, ma ormai l’atmosfera era compromessa». Sempre a Toronto è andato in scena il topless involontario di Beyoncé, star formato famiglia e moglie del guru del rap Jay-Z. In scena la cantante-attrice ama dimenarsi fino allo sfinimento. Per questo indossa solo abiti mini e pretende un’aerazione da tornado con grandi ventole piazzate in prossimità della sua postazione da palco. Ma a Toronto tirava forse troppo vento e l’abitino si è sollevato fino alla trachea svelando tutto quello che c’era da vedere. Compreso un topless da primato. Lei si è messa a ridere imbarazzata. Il neomarito, presente, molto meno. Niente sorrisi, invece, per Fergie, la vocalist sexy dei Black Eyed Peas. Per lei il concerto a San Diego del 2005 è una ferita ancora aperta. «Mi sono fatta la pipì addosso durante un brano in cui indossavo un paio di pantaloni grigio chiaro. Tutti si sono accorti del fattaccio e le foto hanno iniziato a girare in internet con una didascalia inquietante: ”Chiamatela The urinator”. Non penso che supererò mai questo trauma». Ustioni di secondo e terzo grado su tutta la parte destra del suo possente fisico: è questo il referto con cui medici di Montreal, in Canada, hanno dimesso dall’ospedale il nerboruto leader dei Metallica, James Hetfield (il primo a sinistra nella foto qui sopra). «Nessuno dei miei tecnici mi aveva avvertito» ricorda il metallaro più famoso del pianeta «che i tubi lanciafiamme erano stati spostati. Ignaro del rischio, me ne stavo a gambe aperte davanti al microfono, con la testa rivolta all’indietro, in attesa di iniziare a cantare uno dei nostri pezzi più famosi: Nothing else matters. A un certo punto apro gli occhi e intravedo un tizio dello staff che si sbraccia. Un secondo dopo ero in mezzo all’inferno nel girone dei più dannati. Sono entrato in ospedale fumante e puzzolente come un pollo arrosto. Nella parte destra del corpo non c’era più un pelo. La mamma me l’aveva detto che non si scherza col fuoco». Niente fiamme ma uno spavento terribile per Robbie Williams, in Germania. A metà di uno show caldissimo, all’insegna del tutto esaurito, il divo del pop si avvicina al bordo del palco ballando alla sua maniera. Non sa che alle sue spalle sta per arrivare un fan impazzito (o forse, com’è più probabile, un detrattore). «Stava cantando e danzando allo stesso tempo» racconta uno degli uomini che dovevano sorvegliare il palcoscenico «quando un pazzo gli arriva alle spalle e lo scaglia in mezzo alla folla con una violenza inaudita. Credevo fosse successo qualcosa di terribile. Invece, per miracolo, Robbie s’è rialzato. Era pallido e aveva la nausea, ma non so come ha ricominciato a cantare. E ci ha anche scherzato su, dicendo: grazie, grazie, ma quando voglio avvicinarmi ai fan preferisco farlo da solo». Sempre su Mr Williams gira da mesi un racconto a metà tra la farsa e il dramma. In uno dei suoi ultimi tour Robbie faceva l’ingresso in scena a testa in giù appeso per i piedi a una decina di metri d’altezza. Pare che durante le prove generali il cavo si sia bloccato e lui sia rimasto penzolante e infuriato per 10 interminabili minuti. Ma re delle popstar appese a un filo rimane Gene Simmons dei Kiss: «Durante un concerto all’aperto a Roma, a Castel Sant’Angelo, il pezzo forte dello show era il mio volo sul pubblico. Peccato che al momento di tornare indietro si sia rotto il braccio della gru. Risultato? Sono rimasto appeso come un idiota per un quarto d’ora a 15 metri da terra, con la gente che rideva a crepapelle. E il peggio non era ancora arrivato. Appena atterrato finalmente sul palco, un tecnico con la faccia da cretino mi dice: ”Ehi Gene, com’era la vista di Roma da lassù?”». Gianni Poglio