Pino Pisicchio, "L’Italia dei valori. Il post-partito", 25 dicembre 2008
NOTIZIE TRATTE DA PINO PISICCHIO ”ITALIA DEI VALORI. IL POST PARTITO. RUBBETTINO, SOVERIA MANNELLI 2008, PGG 122, 10
Il conflitto bipolare particolarmente congeniale alla mediatizzazione.
«Allo stato attuale più probabile è che l’Idv continui a proporre le sue politiche nell’attuale forma di partito con autonomia organizzativa, autonome liste e ceto dirigente fino alle regionali del 2010».
Il rapporto tra Idv e Pd di «alleanza competitiva»
«Il partito one mission (ndr: a vocazione esclusivamente giustizialista) è a vocazione minoritaria».
«Se i movimenti entrassero in gioco con proprie liste nelle prossime scadenze elettorali inevitabilmente segnerebbero una rotta di collisione con il partito di Di Pietro».
«La scelta della Rete […] afferma un profilo organizzativo e, al tempo stesso, si fa strumento di comunicazione».
Secondo una ricerca dell’Ipr (luglio 2008), «l’Idv può contare su un’espansione elettorale del 4,3% che la porterebbe a raddoppiare il consenso raccolto con le elezioni del 2008». Questa espansione sarebbe determinata per il 49% da un flusso proveniente dal Pd, per il 19,5% dalla Lega, per il 17,7% dall’Udc, per il 13,9% dall’antagonista Prc». Il corpo elettorale identifica l’Idv come centristra:
5-10% : sta a sinistra
15-25% : sta nel centro-sinistra
10-15% : sta nel centro-destra
5% : sta a destra
«Dunque il connotato prevalente è centrista, circostanza che concorre a costruire il suo appeal fra i ceti medio-borghesi, i ”benpensanti”, un’area elettorale di orientamento in maggioranza cattolico (seppure praticante in modo pigro, almeno secondo Mannheimer)».
«Il 57% del suo ceto dirigente ha origine ideologica in area democristiana […] le stesse possibilità di espansione sono affidate a quell’area».
Movimenti, gruppi, associazionismo di base incluso il volontariato comprende 400 mila persone.
Nel 2008 l’Idv, di solito più votato al Senato (elettorato vecchio) ha realizzato «lo svecchiamento del proprio consenso […] conquistando una platea di giovani in età compresa tra i 18 e i 25 anni pari ad oltre il 7% dei voti ottenuti».
«Idv, unica opposizione» (banner che ha campeggiato sul sito dell’Idv per i primi mesi della XVI legislatura).
Il sito dell’Idv, governato dalla stessa équipe che gestisce il blog di Beppe Grillo.
L’Idv attivò il suo sito nel 2006 e già nell’aprile 2008 aveva registrato 180 mila contatti.
«L’audience lambisce già il consenso».
Modello del partito in franchising.
«La mediatizzazione, privilegiando il leader, concorre a debilitare le organizzazioni di partito. […] Predominio assoluto del capo, a scapito della dialettica democratica interna».
«L’odierna forma-partito va oltre il dibattito sui costi e la degenerazione della politica, mostrando di poter fare a meno anche del militante, procedendo dall’alto verso il basso».
«Forza Italia viene forgiata in vitro, nei laboratori di ricerca demoscopica avvalendosi delle migliore competenze dell’advertising».
Concorrono alla fine della Prima repubblica: la caduta dei sistemi comunisti, Tangentopoli, la modifica in senso maggioritario della legge elettorale.
Programma dell’Idv. «La giustizia, declinata nei termini di legalità, della certezza della pena, della efficienza del sistena giudiziario […] riorganizzazione funzionale dei dipendenti dell’amministrazione giudiziaria e delega al governo in materia di notificazione ed esecuzione di atti giudiziari, nonché di registrazione telematica di provvedimenti giudiziari in materia civile (notifica all’indirizzo di posta elettronica certificata dalle parti processuali». Pene più aspre per chi viola le norme sulla sicurezza stradale, vietando il patteggiamento e limitando la possibilità di sospensione della pena; sanzionamento dei reati di carattere finanziario e ripristino del reato di falso in bilancio, le società di investimento non possono deliberare il reintegro degli esponenti aziendali fin quando il procedimento penale non si sia concluso in via definitiva, «Istituzione della banca dati nazionale del Dna e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del Dna» «Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse», proposte di legge per la lotta alla pedofilia, alla prostituzione, al fenomeno dell’estorsione, al racket, tratta e sfruttamento di esseri umani, violenza sessuale e molestie insistenti, «Istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato della Consob e della Banca d’Italia relativamente agli scandali e ai dissesti finanziari ed industriali avvenuti in Italia» ecc.
L’attenzione al principio di legalità «ha portato spesso l’Idv ad incrociare la sensibilità della Lega».
L’Adusbef si è affiancata alla Lega.
Sulla legge elettorale, l’Idv parte maggioritarista , poi si fa più possibilista per reazione al sistema che non prevede le preferenze (giudicato «oligarchico e non democratico») e poi a causa della «presenza tra i parlamentari dell’Idv di sostenitori del voto di preferenza particolarmente attivi nel promuovere iniziative a sostegno della scelta dal basso delle candidature».
Sul federalismo fiscale, l’Idv ha elaborato «un giudizio di valore non negativo».
’Giustizialismo”, termine che risale a Perón, il dittatore dell’Argentina degli anni Cinquanta «che trasformò il potere giudiziario in strumento repressivo scagliato contro l’opposizione al regime».
«I cattolici che frequentano la messa tutte le domeniche rappresentano il 48% dell’elettorato dell’Udc e il 21% di quello dell’Idv, quelli che partecipano alle liturgie con minore assiduità sono più numerosi nell’Idv (31%) che nell’Udc (17%)».
Secondo uno studio dell’Ipsos «il voto degli italiani che si definiscono cattolici è andato nella misura del 50% alla coalizione di centro-destra e solo in quella del 40% all’alleanza Pd-Idv, l’Udc avrebbe visto orientare verso i propri simboli solo il 4% dei cattolici italiani.
Voto del 2008: il 60% aveva già votato per Di Pietro nel 2006. Degli altri:
il 4% veniva dal Pdci
il 6% dai Verdi
il 4% dall’Ulivo
il 4% dall’Udc
11% dal centro-destra
«L’unica forza politica a cui l’Idv non avrebbe ceduto voti e da cui non avrebbe acquisito consenso è la Lega».
«Si calcola che solo il 10% degli elettori abbia abbandonato le categorie destra/sinistra […] mentre gli altri accettano di collocarsi entro un continuum ideologico destra/sinistra, esercitando opzioni che oltre tutto si rivelano abbastanza stabili nel tempo […] In sostanza la persistenza delle categorie ideologiche nella scelta degli elettori avrebbe il valore di ”scorciatoia cognitiva”, una strategia di semplificazione […] che sconfina nelle antiche appartenenza politiche».
«La forte depoliticizzazione dell’elettorato italiano, testimoniata dal calo delle iscrizioni ai partiti e dalla caduta di partecipazione al voto».
«Sistema carismatico».
«La deriva della personalizzazione della politica, in un paese dove si celebra la massima deregolazione della vita interna dei partiti, è il populismo».
Oggi «le imprese, la finanza, le lobbies economiche pervadono la scena politica in un continuum con i media da essi stessi finanziati».
«Come osserva anche Prospero, ”questa politica leggera consuma un’enorme quantità di denaro”, aggiungendo che per questo ”l’incontro con le potenze del denaro è inevitabile”».
L’autonomia del parlamentare tutelata dall’articolo 67 della Costituzione («Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» - ndr) messa in forse dall’egemonia del capo.
«Il leader dunque percepisce la società attraverso gli strumenti di ricerca demoscopica tradotti dai sistemi di marketing commerciale e non più attraverso i sensori nel corpo vivo della nazione, generati dall’insediamento dei partiti. I suoi collaboratori sono essenzialmente consulenti e non più gruppi dirigenti espressione della realtà di base del partito politico».
«La caduta della Repubblica dei partiti […] diede accesso 15 anni fa ad una serie di fenomeni degenerativi che portarono alla sostituzione della democrazia partecipata con una forma di ”democrazia elettorale permanente” […] con un solo capo per ognuno dei partiti mancanti».
«In massima parte […] i componenti i gruppi parlamentri dell’Idv non hanno maturato esperienze politiche nazionali ma solo locali e sono giunti all’impatto con la scena parlamentare quando prendeva corpo un’intensa azione oppositiva caratterizzata da un alto tenore di conflittualità. Dunque, l’ineludibile rodaggio parlamentare si sta consumando con azioni che non consentono di interpretare l’impegno in altre dimensioni se non quello del conflitto. Che diventa di per sé fattore di identità».
«Le istanze proposte dall’Idv si identificano con un universo valoriale che combacia perfettamente con gli items della borghesia piccola e media, quella stessa che ha fornito il supporto principale al concenso democratico-cristiano e che, per piccoli rivoli, rappresenta anche un consenso più spostato a destra e, per l’area del settentrione, anche segmenti poi confluiti nel grande collettore leghista, capace di analoga lettura valoriale, per così dire ”palindroma”. In fondo l’istanza culturale piccolo-borghese è principalmente resa orfana dal contenitore politico principale, la Democrazia cristiana, e non più interpretata da un solo grande partito ma parcellizzata in cento segmenti che hanno rincorso identità perdute col proporzionale e contratte ora in un sistema maggioritario tendente all’agglutinazione senza anima. Il popolo dei ”benpensanti” che aveva sostenuto l’epopea espiatoria di Mani pulite, dunque, porta la sua esigenza di rigore nell’area dell’Idv essendo da esso ben interpretato nell’intransigenza dell’azione politica, in una stagione in cui l’incertezza della politica e la bassa qualità dei suoi attori concorrono a creare una spessa cortina di diffidenza negli elettori e, insieme, una formidabile esigenza di ancoraggi etici».
L’Idv per professioni:
21,42% avvocati
16,66% medici
11.9% professori universitari
7,14% giornalisti e imnprenditori
4,76% magistrati e insegnanti.
Il 96% dei parlamentari dell’Idv si colloca al centro (un 60% aggiunge: sinistra)
Al secondo posto per lombi di democristianità dopo l’Udc. Infatti:
il 28,57% dice di venire dalla Dc
il 23,8% da Ppi-Margherita
il 19,04% dai Democratici (Occhetto-Di Pietro-Prodi)
11,9 dall’Udeur.
Tra il 1994 e il 2008 sono comparsi e scomparsi una sessantina di partiti.
Il ”partito del fare” slogan del 2008.
Natura presidenzialista del Partito. Il patrimonio custodito nell’Associazione, di cui il Partito è emanazione, in modo da sottrarre i beni a futuri possibili conflitti: «La cifra identitaria, patrimoniale, la configurazione giuridico-formale del soggetto politico Idv sono racchiuse nell’Associazione. Le dinamiche politiche, i percorsi endoassociativi riferiti, però, al profilo politico e alla rapprresentanza nelle istituzioni, sono di pertinenza del partito. Questo assetto divaricato dovrebbe mettere al riparo l’Idv da ogni possibile strascico giudiziario legato a diaspore, conflitti, divorzi che così frequentemente hanno attraversato la vicenda dei partiti politici nell’ultimo quindicennio».
Nei loro statuti i nuovi partiti «piuttosto che esercitare l’affrancamento dal pensiero politico del Novecento come risorsa e testimonianza di apertura e disponibilità al recepimento delle nuova istanze, hanno avvertito la necessità di certificare il debito ideologico finendo, paradossalmente per dichiarare tutti le medesime ascendenze» (pensiero laico-liberale e quello del cattolicesimo, libero mercato e solidarietà sociale e famigliare a cui si rifà esplicitamentre lo statuto dell’Idv).
L’Idv si rifà a «cultura cattolica della solidarietà sociale e familiare, nella cultura socialista del lavoro e della giustizia sociale, nella cultura liberale dell’economia di mercato, della libertà individuale e del buon governo» (art. 3 dello Statuto).
Importanza, nell’organizzazione interna, delle Regioni, «riferimento territoriale fondamentale».
«Per Forza Italia il leader pre-esiste al partito ed è la sua ragione fondante. Per An il partito pre-esiste al leader e sceglie di devolvere al presidente vasti ambiti di potere».
L’Idv è «un po’ movimento, un po’ partito organizzato» (art. 3).
Sullo Statuto nazionale, gli Statuti regionali e l’Associazione vedi pagine 35-54 (capitolo II).
Rivoli culturali da cui attinge Di Pietro: «militanti dell’associazionismo, porzioni di cittadinanza attiva, frange del Pd, frange della sinistra extraparlamentare, segmenti del grillismo e del travaglismo, singoli cittadini sospinti da civile indignazione».
Sulla manifestazione dell’8 luglio 2008 (Sabina Guzzanti) Mannheimer ha documentato che «il 48% degli elettori del Pd aveva approvato la manifestazione e che oltre il 30% degli italiani, quale che fosse l’orientamento politico, la pensava nello stesso modo».
«Con l’immunità il Cavaliere resta impunito anche se uccide Napolitano» (Di Pietro).
Il voto per l’Idv distribuito ordinatamente in tutto il Paese, con punta in Molise e tendenza più forte al Sud. (pagine 8-19).
«L’Idv dichiarava esplicitamente la sua peculiarità di ”partito strumento” o ”partito ponte” verso un approdo definitivo che sarebbe stato suggerito dall’evoluzione della politica italiana, peculiarità più volte evocata pubblicamente dallo stesso Di Pietro».
Il voto d’opinione implementerà il consenso locale aggiungendone il valore di marchio, attraverso quella modalità definita dalla dottrina come tipica espressione di partito in franchising».
Storia dell’Idv (elezioni, eccetera) nel Capitolo I.
Non c’è ancora mai stato un Congresso nazionale.
L’Idv è nata il 21 marzo 1998, a Sansepolcro: «L’assemblea fondativa di Sansepolcro, tenutasi al cospetto di centinaia di aderenti, si svolgeva a chiusura di un ciclo di intensa esposizione pubblica del leader Di Pietro, chiamato all’esperienza di governo nel Prodi I in veste di Ministro del Lavori Pubblici (1996), poi candidato al Senato con l’Ulivo ed eletto nel collegio del Mugello nelle suppletive del novembre 2007 ed infine impegnato in prima fila nella raccolta delle firme per il referendum elettorale sull’abolizione della quota proporzionale del Mattarellum».