Stella Pende, Panorama, 23 dicembre, 23 dicembre 2008
STELLA PENDE PER PANORAMA 23 DICEMBRE
In Europa è boom: «Manette a 12 anni» In Francia c’è chi vuole anticipare l’età dell’arresto. In Gran Bretagna è già a 10 anni. Germania e Spagna invece puntano tutto sul recupero sociale.
Un ragazzino può vivere nell’età della vera colpa? giusto a 12 anni veder marcire la propria infanzia dentro una galera? una domanda che l’Europa intera si pone dopo la furia scatenata in Francia dal ministro della Giustizia, Rachida Dati, che ha definito «di perfetto buon senso» la sua proposta di abbassare l’età della reaponsabilità penale, e quindi della carcerazione, a 12 anni. Le reazioni, nello stesso esecutivo parigino, non si sono fatte attendere. «Sono totalmente ostile al progetto che vede un bambino chiuso in galera» così ha detto chiaramente il primo ministro François Villon. «La situazione è grave ma un bambino non si tocca» ha aggiunto velenosamente Rama Yade, segretario di stato per i Diritti dell’uomo. Ma la situazione è grave. Fino a oggi era compito del giudice stabilire la capacità di discernimento del minorenne. Facoltà molto esercitata negli ultimi anni in Francia, dove nel 2006 ben 432 bambini di 11 anni e 1.280 ragazzini di 12 sono stati condannati dai tribunali dei minorenni. Adesso la guerra delle banlieue si è dimostrata una fabbrica molto fiorente di piccoli criminali. Tanto che dopo i disordini delle periferie ecco subito le rapine alle banche da parte di minigang, gli attacchi di ragazzini ai pensionati con tecniche di accerchiamento e quelli che in gergo si chiamano gli inferni dei vicoli, dove giovanissimi guidati dai capibanda (il più noto, 12 anni, pare chiamarsi «Leon le patron») inscenano azioni di guerriglia con tanto di bombe a gas per conquistare le piazze di smercio della cocaina. Una situazione di crescente allarme considerata assai grave dal presidente Nicolas Sarkozy, che già come ministro dell’Interno aveva auspicato una pronta sorveglianza sui comportamenti giovanili a rischio, a cominciare dai bambini di 3 anni. Fortunatamente la forte reazione dei francesi ha congelato le novità della commissione sui minorenni presieduta da André Varinard. Per ora l’età della responsabilità penale sembra restare ferma a 13 anni. Anche se rimane il progetto di sorvegliare a vista 24 ore al giorno i dodicenni pericolosi. E anche se regalano qualche brivido certe «ipotesi» ancora da discutere di una riforma con «strutture più chiuse» per i ragazzini a rischio.Ma è ancora poco in confronto alla legge «più cattiva sulla criminalità dei figli» (così la definisce l’Observer) praticata in Gran Bretagna. Nel Regno Unito un bambino può avere responsabilità penale (e di fatto essere condannato) addirittura a 10 anni. Prassi giudiziaria che arriva da lontano: nel 1993 John Venables e Robert Thomson, entrambi di 10 anni, furono condannati per l’omicidio di James Bulger, 2 anni. Oggi i titoli della cronaca nera inglese raccontano soprattutto le gesta dei knife crimes, gli accoltellamenti. Il palcoscenico prediletto è Londra e gli attori preferibilmente teenager. «Dico no ai coltelli» urla il manifesto sventolato da un ragazzino nell’ultima campagna governativa che corre in tv. Un appello che non ha salvato la vita di Martin Dinnegan, quattordicenne accoltellato da una banda giovanile e morto dissanguato tra le braccia del fratello. Storie agghiaccianti: tra il giugno 2000 e lo stesso mese del 2008 il numero dei teenager detenuti ha oscillato fra 2.800 e 3 mila. Quando l’età del colpevole è molto bassa, si cerca di evitare il tribunale e il giudice minorile emette provvedimenti restrittivi come l’«antisocial behaviour order»: al ragazzino è vietato frequentare individui pericolosi, e le uscite di casa sono regolate con luoghi e orari rigidi. Se il caso è più serio arriva il «detention and training order», che prevede sentenze da 4 mesi a 2 anni. Davanti a crimini più gravi i minorenni da 10 a 16 anni sono rinviati davanti alle Crown court, cioè ai tribunali ordinari. E lì affrontano anche pene durissime, perfino l’ergastolo. l’eterno dilemma: sicurezza e rieducazione possono andare di pari passo? «Non così, oggi in una sezione speciale scontano l’ergastolo 43 minorenni: un orrore che ci riporta al Medioevo» dice l’avvocato Giovanna Fiorentino, italiana, paladina dei cattivi ragazzi dei sobborghi, che rivela una verità dolorosa. «Nell’80 per cento dei casi è il sistema che crea l’inferno dei minori: la polizia ottiene premi in relazione al numero degli arresti. Conosco bambini, i cosiddetti usual suspect, perquisiti anche cinque volte al giorno. Naturale che un ragazzino già a rischio, se ripetutamente interrogato e anche picchiato, alla fine venga arrestato con una buona ragione». Ci sono bambini arrestati perché scrivono sulle panchine, altri per furti minimi nei supermercati, altri per «parolacce criminali». «Certe volte» aggiunge Fiorentino «sono così piccoli che per prendergli le impronte digitali li sollevano in braccio. E quando sono schedati (oltre alle impronte negli archivi c’è anche il loro dna) non avranno quasi più opportunità nel mondo della scuola e del lavoro». Ma l’avvocato Fiorentino non è sola. «Negli Youth offender institution, carceri dove stanno giovani delinquenti fino a 21 anni, quei ragazzi imparano solo l’odio e il male» sostiene John Pitts, autore del libro Reluctant gangster: the changing face of youth crime (Gangster riluttanti: il volto che cambia del crimine giovanile). Insomma, la Gran Bretagna rischia di allevare una generazione di babycriminali che farà invidia perfino a paesi come il Bangladesh, dove un bambino è arrestabile anche a sette anni.«La verità è che il sistema inglese protegge solo la società dagli young offender» conclude Pitts «del recupero e della vita di questi bambini non importa nulla». Un pensiero che non ha corrispettivi nella lungimirante giustizia minorile in Germania, dove all’imprudente governatore dell’Assia Roland Koch è bastato, a febbraio, parlare di «campi rieducativi per minorenni» per perdere rovinosamente le elezioni. Il dibattito si era infiammato dopo le brutalità di due giovani immigrati che, a calci e pugni, avevano ridotto un vecchio in fin di vita. «Ci aveva chiesto con troppa insistenza di spegnere la sigaretta» aveva detto uno dei quattordicenni, pachistano. In realtà anche davanti a delitti molto gravi (il 22,5 per cento compiuti da stranieri e il resto da ragazzini tedeschi) la Germania fa molto per restituire dignità e coscienza ai piccoli gangster. Non li chiude dentro una gabbia, ma li manda in giro per il mondo ad aiutare gli altri con progetti sociali mirati. «Solo nel 2007 oltre 1.800 giovani hanno lavorato in progetti di assistenza a vecchi e a malati di aids» racconta un avvocato «oppure i ragazzi vengono mandati in America Latina o in Russia, dove si occupano anche di rimboschimento. Uno di loro oggi è il leader di un programma ecologico rivoluzionario. Se davvero l’emergenza esiste, noi vogliamo combatterla per loro e con loro». L’emergenza, ovviamente, esiste anche in Germania: nel 2007 sono stati 277.500 i reati compiuti da adolescenti tra 14 e 18 anni. Più di quanto avvenne nel 2000, quando i crimini erano 262 mila. Nella Germania molto umana di Angela Merkel si parla giuridicamente di età della colpa solo a partire da 14 anni, come in Italia. E nel resto del mondo? Oltre 1 milione di piccoli uomini e donne sono privati delle libertà. Negli Stati Uniti oltre 2.200 giovanissimi sono condannati alla prigione a vita per crimini commessi quando erano ancora «piccoli». In Spagna, invece, nessun minorenne conoscerà mai la disperazione della galera: a Madrid e dintorni davanti a un ragazzino di 14 anni gravemente colpevole si aprono le porte dei Centros de internamiento de menores, che (aperto alle uscite, semiaperto oppure chiuso, secondo la gravità dei reati commessi) non hanno mai sbarre né punizioni violente. Anche se per omicidi e reati sessuali (in aumento) i pm catalani chiedono oggi l’abbassamento dell’età della responsabilità penale a 12 anni. «Non c’è alcuna proposta legislativa da parte nostra» tuona, però, Consuelo Madrigal Martinez Pereda, direttrice nazionale della giustizia per i minorenni. «L’aumento della criminalità è generale. Puniamo prima i grandi che mettono i bambini in condizione di delinquere e vedremo finalmente un po’ più di luce».