Gianluca Nicoletti, La Stampa 23/12/2008, 23 dicembre 2008
Anche il VHS ci ha lasciato. Dopo più di trent’anni di onorato servizio le care videocassette sono da considerare oramai merce d’antiquariato
Anche il VHS ci ha lasciato. Dopo più di trent’anni di onorato servizio le care videocassette sono da considerare oramai merce d’antiquariato. La marcia funebre all’ultimo contenitore casalingo di film su nastro scatolato è stata suonata da Ray Kluger, boss californiano della Distribution Video-Audio. «Siamo arrivati all’ultimo Natale. Ero rimasto l’ultimo in America a comprare e vendere videocassette e ho finito», ha detto, dopo che era partita l’ultima ordinazione dall’unico impianto di distribuzione ancora attivo a Palm Harbor in Florida. E ha sentenziato: «Quel che rimane in magazzino, lo regalo o lo butto». Non si versino lacrime, era arrivata la sua ora. Il VHS non ha veramente più ragione d’esistere, ancora per qualche tempo gli inguaribili conservatori continueranno a farsi ingolfare qualche scaffale con quegli inutili sarcofaghi di plastica misura 19X10 centimetri, decisamente erano troppi per quelle due orette di visione in playback su un nastro fragile e deteriorabile. E’ altrettanto comprensibile che per molti ancora sarà difficile accettare l’idea di dover sotterrare quelle stinte cassette mordicchiate dei cartoons dei bimbi, è vero ci sono cresciuti davanti quelli che generazionalmente oggi hanno più o meno quattordici anni, ma ora sono diventati tutti ragazzotti svegli e capacissimi di scambiarsi via rete un leggerissimo file .avi, e con 700MB hanno fatto la festa. Altri ancora guarderanno con rammarico quella cineteca familiare con i sempreverdi di tutta una vita, quei capolavori che hanno sempre sperato di gustarsi nelle serate tranquille, ma forse solo ora che il VHS è un cimelio d’altri tempi si pentiranno di non aver mai tolto dal cellophane la maggior parte di quei capolavori entrati in casa come allegato a un giornale o una rivista. Eppure il VHS il suo primato sul suo più acerrimo rivale non lo vinse certo per la qualità. E’ sempre stato noto a tutti che il supporto Betamax della Sony era sicuramente migliore del VHS prodotto dalla Jvc, avrebbe meritato lui di prendersi in esclusiva il mercato dell’home video. Fu infatti proprio il Beta a inaugurare l’era miracolosa dei video registratori nel 1975, ma per un vergognoso capriccio del destino quel formato non prevalse. Chi produceva i film zozzi cominciò a distribuirli in supporto VHS, che costava molto meno. Così solo per scelta di lussuria, ma non certo per eccellenza, il mercato premiò il VHS come videocassetta per uso privato e domestico, lasciando al Beta il compito di supportare la qualità che richiedeva un uso professionale. La dipartita era già nell’aria, l’ultimo film di Hollywood distribuito in VHS risale al 2006 e fu «A History of Violence», ma già a quel tempo le grandi catene dei distributori avevano optato per il passaggio al Dvd, che già dal 2003 era più noleggiato negli States delle videocassette. Il Dvd non permette nemmeno un tentativo di confronto con il suo predecessore, sia per l’ingombro fisico, sia per la capacità che per la qualità dei contenuti. Soprattutto ora nella sua evoluzione Blu-Ray, la cui definizione di immagine e suono è stata l’ultima palata di terra per coprire la fossa della videocassetta. Ancor meno sarebbe oggi concepibile un supporto che richieda un lettore esclusivo e non consenta la possibilità di essere fruito non solo attraverso il televisore, ma anche con un pc. La fine di un supporto è fatale, ma è altrettanto scontata la sua resurrezione nell’immaginario collettivo come pure oggetto di culto. E’ accaduto per il disco in vinile, per il nastro magnetico da ¾ di pollice, per le gloriose audiocassette stereo8 a ciclo continuo, vere armi improprie se animate dal sax di Fausto Papetti. Ciò comincia a valere persino per le cassette audio, che ancora sopravvivono solo se dimenticate nel cruscotto di qualche vecchia auto ultradecennale. Così presto qualcuno troverà motivo di struggimento anche per il VHS e saremo tutti meno tristi. Alla fine è chiaro che la guerra dei supporti fisici multimediali terminerà con lo sterminio di ciò che va oltre la pura essenza del contenuto. Il destino prevede che tutto possa, prima o poi, viaggiare immateriale attraverso le reti, così occuperà forse molti più byte, ma assai meno di ingombranti atomi. Stampa Articolo