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 2008  dicembre 23 Martedì calendario

ROMA - Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza della Banca d’Italia, è diventata il quinto componente del Direttorio dell’Istituto di via Nazionale

ROMA - Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza della Banca d’Italia, è diventata il quinto componente del Direttorio dell’Istituto di via Nazionale. Il Consiglio Superiore della Banca, su proposta del governatore Mario Draghi, ieri l’ha nominata vicedirettore generale al posto di Antonio Finocchiaro che il prossimo 12 gennaio, circa un paio di mesi prima dalla scadenza del suo incarico, si insedierà alla presidenza della Covip. E’ la prima donna che entra nel gruppo di vertice della Banca d’Italia ed è anche la carica più alta, coniugata al femminile del mondo bancario e finanziario. Sposata con un commercialista fiscalista milanese, Tarantola ha due figlie, Cristina, medico e Paola, neolaureata in Scienze Politiche. Ama la musica classica e le passeggiate sulla spiaggia anche se il suo tempo libero è dedicato alla famiglia, che riesce a gestire con gli impegni di lavoro facendo la spola tra Roma e Palazzo Koch e Milano dove ha continuato a risiedere nel corso della sua carriera. Che è iniziata proprio da lì, nel dicembre del ’71, è si è svolta in gran parte nelle filiali. Nel momento in cui la Banca d’Italia sta riorganizzando, con una forte razionalizzazione, la rete territoriale la nomina di Tarantola assume anche un significato particolare e un segnale di riconoscimento per le carriere svolte in «periferia». Certo il nuovo vice direttore generale che si affiancherà agli altri due vice Ignazio Visco e Giovanni Carosio, al Direttore generale Fabrizio Saccomanni e al governatore, ha anche nel suo curriculum incarichi importanti nella sede centrale dove è stata chiamata proprio da Draghi. Come quello di ragioniere generale della Banca, nella cui veste ha riscritto il bilancio della banca secondo criteri nuovi. O da ultimo di responsabile della Vigilanza di cui ha guidato la riorganizzazione, curando peraltro personalmente la definizione del regolamento sulla governance ed adeguando gli strumenti di controllo alle esigenze della crisi finanziarie. Anna Maria Tarantola ha modi gentili e toni mai aspri, abituata all’insegnamento (è stata docente di economia alla cattolica) cerca sempre di venire incontro alle esigenze dell’interlocutore. Ma chi la conosce bene sa anche che nel suo lavoro sa essere dura, senza sfaccettature. Nella sua carriera in Banca d’Italia, dice, non ha avuto problemi particolari in quanto donna. Anche se proprio all’approfondimento del ruolo femminile nel mondo della finanza e delle banche, non tralasciando l’ottica della crescita e della macroeconomia, ha dedicato recentemente uno studio, dal significativo titolo «Lo stereotipo in azienda ». Stefania Tamburello