Stefano Lepri, La Stampa 21/12/2008, 21 dicembre 2008
Forse per la prima volta una donna entrerà nel direttorio della Banca d’Italia. Anna Maria Tarantola è uno dei due candidati forti al posto di vicedirettore generale che diventa libero con l’uscita di Antonio Finocchiaro, l’ultimo superstite dell’era Fazio
Forse per la prima volta una donna entrerà nel direttorio della Banca d’Italia. Anna Maria Tarantola è uno dei due candidati forti al posto di vicedirettore generale che diventa libero con l’uscita di Antonio Finocchiaro, l’ultimo superstite dell’era Fazio. L’altro, pure molto qualificato, è Franco Passacantando: entrambi sono ora «funzionari generali» ossia direttori centrali, la Tarantola per la vigilanza sulle banche, Passacantando per l’«area banca centrale». C’è il via libera per una promozione interna. Ma il governatore Mario Draghi ha tenuto solo per sé quale dei due nomi proporrà domani al consiglio superiore della Banca d’Italia. Si tratta di 13 personaggi di prestigio nominati dai partecipanti al capitale della Banca, che dovranno decidere con maggioranza di due terzi; il governatore presiede senza diritto di voto. Nella prassi, il governatore si assicura prima il consenso del governo, al quale spetta poi di «promuovere» il decreto di nomina che il Capo dello Stato firmerà. E’ una sorpresa la decisione prima di Natale, specie dopo le frasi polemiche che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha rivolto nei giorni scorsi a Draghi. Se ci si è arrivati, con ogni probabilità è perché la presidenza del consiglio ha dato il suo assenso. Secondo alcune voci, a palazzo Chigi la preferita sarebbe Anna Maria Tarantola, lombarda, sposata con due figlie, studi alla London School of Economics; secondo altre, non c’è nessuna preferenza e si rispetta l’autonomia del governatore. Le aperture di Draghi verso misure anti-crisi più energiche di quelle prese finora non sono piaciute a Tremonti, ma hanno avuto buona accoglienza in altre parti del governo. Ieri due esponenti della maggioranza, il presidente della commissione Finanze del Senato Mario Baldassarri e l’ex ministro Giorgio La Malfa, hanno esortato a evitare le polemiche, in un momento che richiede unità. La Malfa invita Tremonti a un «disarmo unilaterale», visto che Draghi non gli ha mai replicato. Nelle settimane scorse, era corsa voce che Tremonti volesse inserire dall’esterno un candidato suo, come l’attuale presidente di F2i (Fondi italiani per le infrastrutture), Salvatore Rebecchini. Rebecchini è un ex Banca d’Italia, apprezzato all’interno, ma con un curriculum di minore prestigio rispetto a Tarantola e Passacantando. Ma non pare sia accaduto nulla; all’interno della Banca non risultano pressioni del ministro. Tutti e due i candidati sono grandi lavoratori, tutti e due hanno svolto compiti delicatissimi negli ultimi mesi. Passacantando, che dal 1995 al 2003 era stato consigliere di amministrazione della Banca mondiale, con un ruolo via via più importante accanto all’allora presidente Jim Wolfensohn, è molto affiatato con i due vicedirettori generali già in carica, Giovanni Carosio e Ignazio Visco. Nell’incarico attuale ha dovuto gestire la crisi finanziaria in continuo contatto con la Bce a Francoforte; mentre la Tarantola teneva d’occhio la solidità delle nostre banche. Prima di Natale è anche atteso il decreto-legge del governo - da molte settimane in gestazione - per consolidare il capitale delle banche. Il tasso di interesse delle speciali obbligazioni sottoscritte dal Tesoro, che dovrebbe essere un po’ sotto l’8%, pare ancora troppo alto a un autorevole esponente del mondo bancario come Mario Sarcinelli; ma la discussione tecnica fra governo, Associazione bancaria e Banca d’Italia è vicina a concludersi.