Fabio Martini, La Stampa 21/12/2008, 21 dicembre 2008
Accadde tutto una mattina di luglio del 2005 al Parco dei Principi, hotel per attrici e indossatrici, dove quel venerdì si stava svolgendo il Consiglio nazionale dei Ds
Accadde tutto una mattina di luglio del 2005 al Parco dei Principi, hotel per attrici e indossatrici, dove quel venerdì si stava svolgendo il Consiglio nazionale dei Ds. Inaspettatamente Fabio Mussi sfoderò un lessico crudissimo per denunciare «l’esistenza in Campania di veri e propri capibastone», avvertendo: «Su questi argomenti sono pronto a fare uno scandalo!». Cesare Salvi rincarò le dosi contro consulenze e commissioni speciali in terra di Campania («C’è una nuova questione morale!») e alfine il parlamentino della Quercia approvò un ordine del giorno Mussi-Salvi-Napolitano col quale si mettevano all’indice quelle regioni «governate dal centro-sinistra che moltiplicano gli incarichi amministrativi». Quattro giorni dopo il «capobastone» Antonio Bassolino, dicendosi «rattristato dal calderone», produsse questo contro-argomento: «In Campania si vince sempre dal 1993, altrove a volte si vince e si perde...». Dunque, guai ai capibastone. Quell’invettiva deve essere rimasta nell’orecchio di Walter Veltroni e ieri mattina, tre anni dopo, il leader del Pd l’ha rilanciata con foga ed efficacia spettacolare davanti all’assemblea dei giovani democratici. E subito dopo, al cinema Capranica, si è acceso il gioco di società: a chi si riferiva Veltroni? A D’Alema? A qualche capobastone locale? A Bassolino, che da mesi ignora gli inviti mediatici del segretario a dimettersi? Certo, un eventuale allusione alla Campania rischia di diventare scivolosa. Lì già da tempo i capibastone che portano più voti e tessere non sono schierati né con Bassolino né con D’Alema, ma con Walter Veltroni. Nell’ultimo congresso provinciale di Napoli Andrea Cozzolino, il candidato di Bassolino, è stato battuto dal veltroniano Luigi Nicolais, docente universitario che insegna Tecnologie dei polimeri ed è stato eletto grazie ai voti decisivi dell’ex dc gavianeo Salvatore Piccolo («Gava ha segnato la storia politica del Paese») e di Pasquale Sommese, il «re delle preferenze» (record di 33.807 personali alle Regionali) e che - da quel che emerge nelle intercettazioni napoletane - è il consigliere regionale del Pd interpellato da Alfredo Romeo per aprire le porte della Regione Campania. Certo, quando un leader come Veltroni platealmente annuncia piazza pulita dei porta-voti più disinvolti, difficile immaginare che possa mettersi col bilancino a discriminare tra amici e nemici. Ma cosa ha veramente in testa il segretario del Pd? In cima ai suoi pensieri, anche stavolta, c’è D’Alema e i suoi epigoni sul territorio? «Assolutamente no - sostiene il veltroniano Giorgio Tonini - è del tutto evidente che alla vigilia di una grande tornata amministrativa, il segretario intenda mettere in campo una profonda innovazione nelle candidature e nella qualità di governo». Il termine capobastone istintivamente evoca il Sud, dove alle Europee del 2004 Massimo D’Alema conquistò nientedimeno che 832.000 preferenze, anche grazie ad una rete di accordi locali con una miriade di «capibastoncini». Ma anche al Sud non mancano i sostenitori di Veltroni: due giorni fa Piero Fassino ha chiesto la fine dei «doppi incarichi» e tra questi c’è anche il capopopolo Michele Emiliano, sindaco di Bari e segretario regionale del Pd. E persino tra i giovani si fanno largo capibastone-bonsai. Racconta Paolo Giaretta, segretario del Pd Veneto: «Dalle nostre parti non si era mai visto: alle Primarie dei giovani si sono «comprati» dei voti, offrendo una pizza o anche qualcosa in più».