Wall Street Journal, 20 dicembre 2008, 20 dicembre 2008
Il prezzo del petrolio in picchiata e l’inflazione che si allarga stanno mettendo sempre più in difficoltà l’economia iraniana
Il prezzo del petrolio in picchiata e l’inflazione che si allarga stanno mettendo sempre più in difficoltà l’economia iraniana. Il deficit iraniano, l’anno prossimo, potrebbe ammontare a 50 miliardi di dollari. All’inizio di dicembre il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha spiegato che il crollo del valore del greggio costringerà il governo ad abbandonare ”la maggioranza” degli investimenti pubblici previsti. stata la prima ammissione di difficoltà da parte di Ahmadinejad, che fino a quel momento aveva detto che l’Iran era immune dalla crisi. ”Cosa ha fatto il governo con i 200 miliardi di dollari di guadagni petroliferi?” titolava questa settimana un quotidiano iraniano. Il malumore della popolazione sta crescendo, i giornali dedicano diverse pagine in questo periodo per mostrare i segni della crisi: i problemi principali sono disoccupazione e incapacità di fare acquisti, un giovane laureato iraniano ha bisogno di lavorare 40 anni per comprarsi una casa. Il parlamento è in polemica col presidente, e si prepara a bocciare un piano di Ahmadinejad che toglierebbe i sussidi su elettricità, carburanti e acqua e alzerebbe le tasse, in cambio darebbe 70 dollari al mese a ogni iraniano. Se venisse applicato, dicono gli economisti, l’inflazione volerebbe all’80%. Oggi i prezzi crescono a un ritmo del 25% annuo, solo a settembre gli alimentari sono rincarati del 35%. La crescita del Pil iraniano quest’anno sarà la più bassa tra quelle dell’economie del Medio Oriente.