America Latina Gli Stati Uniti in "ritirata" Nuovo corso con Obama? di Michela Coricelli, Avvenire, 20/12/2008, pag. 3, 20 dicembre 2008
AMERICA LATINA: GLI STATI UNITI IN "RITIRATA". NUOVO CORSO CON OBAMA?
« Manta, la capitale del tonno». Un enorme pesce gialloazzurro su un piedistallo girevole sembra osservare dall’alto il caotico traffico del malecón, il lungomare di Manta. Il porto, secondo scalo marittimo ecuadoregno dopo Guayaquil, brulica di attività. Al contrario, poco più in là, nella vicina base aerea militare tutto sembra tranquillo: in apparenza. Il 5 per cento della base ecuadoregna viene utilizzato dagli Stati Uniti da quasi dieci anni: da qui sono partite operazioni antidroga in tutto l’Oceano Pacifico, che hanno permesso il sequestro di 1.617 tonnellate di cocaina dal 2000 ad oggi. A terra non si percepisce l’importanza strategica di questo Fol (Forward Operating Locations), perché tutta l’attività, spiegano gli esperti, si svolge in cielo. Manta è l’ultima base militare statunitense in Sudamerica, la terza in tutta l’America Latina: con i Fol di Curazao (Antille Olandesi) e El Salvador, formava una specie di trappola-triangolare contro il narcotraffico della regione. Nel piccolo accampamento militare della base di Manta vivono circa 120 militari statunitensi, ma è la capacità aerea di questa piattaforma che spiega il suo peso strategico: c’è spazio per otto aerei (disarmati), fra grandi (come gli Awacs) e medi (come gli Hercules HC-130). Ispezionano il Pacifico in largo e lungo, dal Centroamerica al Perù (comprese le isole ecuadoregne delle Galapagos), a caccia di imbarcazioni o sottomarini che trasportano droga: il monitoraggio si estende in un’area di 6.400 chilometri quadrati. Il loro compito è avvertire la Guardia costiera Usa: Colombia, Perù, Ecuador e Messico fanno parte di un pool internazionale, con base in Florida, che ri- ceve questo tipo di informazioni.
Dopo dieci anni di operazioni, gli Usa si preparano a fare i bagagli e dire addio a Manta. L’accordo firmato nel 1999 fra Washington e Quito scadrà definitivamente nel novembre del 2009, ma gli americani potrebbero andarsene con un po’ d’anticipo. Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, aveva annunciato da tempo l’intenzione di non riconvalidare l’intesa e ora il divieto di ospitare basi militari straniere è stato messo nero su bianco anche in un articolo della nuova Costituzione. già legge.
La presenza militare Usa non piace a una buona fetta dell’America latina. Il Fol di Manta viene criticato per il suo presunto appoggio al polemico Plan Colombia. Correa non crede nella sua utilità: «Questa base servirà ad altre cose, ad altri Paesi, ma al nostro non è servita per niente». Non la pensano tutti così: per la Camera dei piccoli industriali della città portuaria a circa 260 chilometri al sud di Quito, gli Usa hanno avuto una funzione di deterrente verso il contrabbando e la droga. Posizioni opposte.
Ma di fatto il dibattito è concluso: i militari americani a Manta sono già un pezzo di storia.
Gli Usa cercheranno un’alternativa a Manta? La posizione strategica del Fol ecuadoregno non sarà facilmente rimpiazzabile. Ma il problema è anche politico: ospitare una base statunitense è una decisione rischiosa, a livello di popolarità, per i governi sudamericani. Circolano periodicamente indiscrezioni sulla Colombia (che è stato il grande alleato della regione per l’amministrazione uscente di Bush) o sul Perù, ma finora tutte queste ipotesi sono state smentite. Alcuni analisti scommettono che il nuovo presidente Barack Obama non sostituirà Manta: così ridurrà le spese militari e soprattutto migliorerà l’appannata immagine degli Stati Uniti in America latina. Una regione che gli Usa arrivarono a considerare come «il cortile di casa » durante la Guerra fredda, ma che oggi guarda ad altri partner internazionali, attrae altri investitori, mira a nuove alleanze. Come quella intrecciata con l’Iran da Hugo Chavez, seguito da Daniel Ortega, Evo Morales o Correa. Ma non solo. Al di là della retorica antiimperialista di alcuni governi, gli Stati Uniti hanno realmente perso peso in America latina. Un’occasione che sanno sfruttare dal punto di vista commerciale e politico altri attori internazionali, come Pechino e Mosca. I gesti simbolici non mancano. Nei giorni scorsi, per la prima volta dalla seconda Guerra mondiale, una nave militare russa ha attraversato il Canale di Pana- ma. Dopo aver partecipato ad alcune esercitazioni congiunte con i militari venezuelani, il cacciatorpediniere ’Ammiraglio Chabanenko’ ha realizzato uno scalo al porto di Balboa (Repubblica di Panama), nell’ex base navale di Rodman usata dagli Stati Uniti durante la Guerra fredda. La ’Chabanenko’ ha poi proseguito il suo tour latinoamericano in Nicaragua e infine a Cuba, dove è approdata ieri e si fermerà fino a martedì prossimo. la prima volta che navi militari russe attraccano in un porto cubano dal crollo dell’Urss nel 1991.
Al di là dei significati simbolici, le mire commerciali ed energetiche della Russia in America latina sono chiare: Mosca vuole ricucire vecchie amicizie (con Cuba), rafforzare importanti relazioni economiche (con il Brasile), firmare accordi petroliferi e vendere armi (al Venezuela). Ma oggi il partner che tutti i Paesi dell’area vogliono è la Cina e più in generale l’Asia. Riguarda anche Manta. L’ambizione di Correa, in futuro, è trasformare la città costiera in uno dei due poli del corridoio Pacifico-Atlantico: MantaManaos (Brasile). Una gigantesca rete di trasporti stradali, aerei e fluviali collegherebbero la porta sudamericana all’Asia (Manta, appunto) con il potente mercato brasiliano. La crisi diplomatica in corso fra Quito e Brasilia ha congelato questo miliardario progetto. Ma potrebbe trattarsi soltanto di uno stop momentaneo.