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 2008  dicembre 20 Sabato calendario

IL CALVARIO DEI CRISTIANI DI PALESTINA

Nella sfortuna, i bambini abbandonati raccolti e accuditi all’Istituto "La crèche" di Betlemme, sono più fortunati di altri. Crescono in un ambiente solare e colorato dei colori dei loro disegni affissi un po’ ovunque, in un clima che appare sereno. Un bambino palestinese abbandonato è registrato come musulmano. Questo dice la legge. «A meno di non ruscire a provare, carte alla mano, che la madre o il padre siano cristiani», ci spiegano all’Istituto.
A settembre di quest’anno c’è stato un boom di bambini abbandonati, raccontano al crèche, che significa mangiatoia. Undici in quaranta giorni. Una cosa mai vista. Abbiamo l’impressione che le suore dell’Istituto e gli assistenti sociali parlino cercando non sollevare polemiche su un problema sociale che trova evidenza nel fenomeno dell’aumento dei casi di abbandono. Le relazioni sentimentali tra cristiani e musulmani sono sempre meno tollerate. Il matrimonio tra un ragazzo cristiano e una ragazza musulmana, o viceversa, non s’ha da fare. I bambini abbandonati sono i figli di relazioni illegali troncate violentemente dalla sharia, la legge islamica.
Il fenomeno è ancora più evidente in condizioni di disagio sociale, in particolare nei campi profughi. Questi bambini non possono essere adottati, ma solo dati in affidamento, tranne eccezioni di inserimento in famiglie palestinesi all’estero e musulmane, essendo il bambino orfano per legge dichiarato musulmano. Questo è un aspetto forse marginale, ma che va messo nel conto della progressiva limitazione della presenza e dell’influenza di una comunità cristiana palestinese che ha avuto un ruolo centrale nella lotta di liberazione del popolo palestinese. Si tratta di un fenomeno sviluppatosi con maggiore vigore a partire dalla seconda Intifada, che non a caso prende il nome di Intifada di Al-Aqsa, la Moschea che rappresenta il terzo luogo sacro per l’Islam, dopo La Mecca e Medina.
Il ruolo di Hamas durante la seconda Intifada è sintomo della diminuzione dell’influenza di quell’impronta nazionalista e laica, cui hanno contribuito importanti leader dell’Olp, da George Habbash, scomparso all’inizio di quest’anno e Hanan Ashrawi, una figura certamente ora maggiormente in ombra rispetto a un passato in cui da portavoce dell’Olp era il volto dei palestinesi nel mondo. Una donna, cristiana, colta e moderna.
Abbiamo chiesto un parere su questa situazione al Custode di Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa. «In un contesto dove l’Islam è presentato come la soluzione del conflitto e dei problemi, è chiaro che se non fai parte dell’Islam non sei la soluzione», dice Padre Pizzaballa, che definisce l’argomento della condizione dei cristiani in Terrasanta «delicatissimo». Ma, aggiunge, «la questione sociale e politica va distinta da quella religiosa». Ad esempio per quanto riguarda la mafia delle terre di Betlemme, spiega il Custode, «accade spesso che siano proprio dei cristiani a segnalare ai malfattori quali siano le terre abbandonate da tempo, di proprietá di cristiani che vivono all’estero».
Piuttosto che di discriminazione dei cristiani nei Territori Palestinesi, padre Pizzaballa parla di una «esclusione continua e sempre maggiore dalla vita pubblica e politica». E fa l’esempio di un episodio più che problematico, emblematico: «Quando la carica di ministro dell’Istruzione era ricoperta da un esponente di Hamas, la data per degli esami di Stato fu fissata di domenica. Non fu una cosa fatta apposta. Non venne in mente a nessuno che quello era il giorno di festa settimanale per i cristiani. Fu sollevata la questione. E si cambió giorno. Ma questo la dice lunga sulla condizone di marginalizzazione, non solo numerica dei cristiani».
Chiediamo infine a Padre Pizzaballa, come sia possibile che i cristiani palestinesi non denuncino situazioni di abusi e intimidazioni per paura di ritorsioni? «Non si può non pensare anche a questo. Ma occorre fare attenzione affinchè la questione non si presti a strumentalizzazioni, ad esempio da parte del governo israeliano. E’ facile spostare l’attenzione da altre questioni dicendo: ecco guardate cosa fanno i musulmani ai cristiani. Come se il problema di fondo non fosse l’occupazione».
fra.marr.