R.Giovannini e F. Grignetti, la Stampa 20/12/2008, 20 dicembre 2008
Tutto cominciò molti anni fa, quando Francesco Rutelli era appena sbarcato in Campidoglio, l’amministrazione capitolina era allo sbando e il signor Romeo era ancora uno sconosciuto
Tutto cominciò molti anni fa, quando Francesco Rutelli era appena sbarcato in Campidoglio, l’amministrazione capitolina era allo sbando e il signor Romeo era ancora uno sconosciuto. Il Comune non sapeva nemmeno quante case aveva, figuriamoci riscuotere gli affitti. Rutelli decise quindi di affidare la riscossione delle pigioni all’esterno. E sbucò fuori questo azzimato imprenditore napoletano. «Noi fummo contrari dal primo momento», racconta Adriana Spera, che è stata la capogruppo di Rifondazione comunista in consiglio comunale. «Ci sembrava un contratto esoso». Si consideri che la Romeo prendeva 400 mila lire ad appartamento per il servizio e le pigioni non arrivavano a quella cifra. «Era un gioco tutto in perdita». Fabio Rampelli, che oggi è un deputato Pdl, e all’epoca era un giovane consigliere comunale del Msi: «Anche noi criticammo molto quell’appalto - ricorda - ma eravamo nella fase del primissimo bipolarismo. Tra maggioranza e minoranza nemmeno ci si parlava. Rapporti nulli». E c’era Teodoro Buontempo che furoreggiò con interventi particolarmente caldi, battendo sul fatto che Romeo era appena uscito da un carcere per la prima Tangentopoli napoletana. Invano. Nel nome dell’efficienza, quella Giunta dove già si faceva notare un giovane Renzo Lusetti (assessore al Personale) oppure un estroverso Claudio Minelli (assessore al Commercio), ogni dubbio fu travolto. «E fu - dice ancora Adriana Spera - l’ultima volta che discutemmo della Romeo. Subito dopo arrivò la riforma Bassanini che affidò questo tipo di decisioni alle Giunte, espropriando i consigli comunali. Il resto l’abbiamo letto sui giornali». Dieci anni dopo, nuova gara europea e polemiche. In Campidoglio c’è Walter Veltroni e la questione riguarda le buche stradali: a via Nomentana, nemmeno sei mesi dopo la fine di grandi lavori, l’asfalto è già distrutto. Viene fuori che la manutenzione stradale è stata interamente decentrata ai Municipi, con appalti che sfuggono alle gare europee e senza mai un controllo. Guarda caso, poi, lavorano sempre gli stessi. Nasce così il cosiddetto Appaltone da 720 milioni di euro. Ma nasce male. Si scoprirà che nel consiglio di amministrazione della società comunale «Risorse per Roma», che deve preparare il bando, c’è un imprenditore, Luigi Bardelli, che è anche associato di Romeo. «Il quale si trovava in una situazione di oggettivo vantaggio», spiega l’avvocato Gianluigi Pellegrino, legale della società Manital, esclusa dalla gara. La Manital vince un ricorso al Tar. Ne vince un altro all’Autorithy sugli appalti. Ottiene ragione sia sul conflitto di interessi del signor Bardelli, sia sulle insufficienti garanzie bancarie della Romeo. Al Consiglio di Stato, però, se la cavano con un sopraffino escamotage: rigettano il ricorso per «motivi incidentali», ovvero un vizio di forma, ma si guardano bene dal dire che l’aggiudicazione è corretta. A quel punto accade qualcosa che pochi sanno. La Manital inonda di diffide il Comune. E il sindaco Veltroni non se la sente più di controfirmare il contratto. Che infatti non è mai stato stipulato. Ciò accadeva 22 mesi fa. Da allora, la Romeo lavora sulle strade romane in regime di «aggiudicazione provvisoria». Inutile dire che la firma mancata ha molto aiutato Alemanno quando ha deciso di staccare la spina (e interrompere l’appalto). Nel frattempo, in Comune erano iniziate le verifiche e si era scoperto che l’Appaltone aveva del perverso. Delle caditoie non pulite s’è saputo. «Ma abbiamo visto che la procedura di controllo e controllato non funzionava», dice Alemanno. E’ quanto ha scoperto in via Nazionale, dove la Romeo stava risistemando i sanpietrini. Il capitolato prevedeva espressamente che sotto i cubetti di porfido venisse sistemata una robusta rete elettrosaldata. Ebbene, il direttore lavori (che però viene nominato dal signor Romeo, mica dal Comune) ha deciso che la rete metallica non serviva. E così ha proceduto, fregandosene delle proteste dell’assessore competente. La rete è stata sistemata solo su un piccolo tratto di strada, l’ultimo, quando alla Romeo si sono spaventati per le sorti dell’appalto. Troppo tardi.