Jacopo Iacoboni, La Stampa 25/11/2009, 25 novembre 2009
Ola». Ola signora. Antonella Oliveri del Castillo è una bella signora napoletana, di professione broker assicurativo, bionda a prorompente, lontano sangue d’aristocrazia spagnola nelle vene, misto a quello della buona borghesia della città
Ola». Ola signora. Antonella Oliveri del Castillo è una bella signora napoletana, di professione broker assicurativo, bionda a prorompente, lontano sangue d’aristocrazia spagnola nelle vene, misto a quello della buona borghesia della città. Touché. stata per quattordici anni accanto a Riccardo Villari, da tre si sono separati. Se è vero che solo le nostre ex sanno davvero e fino in fondo chi siamo, lei sa chi è Villari. Com’è, com’è in privato l’uomo che tiene in scacco la politica italiana? «Riccardo è uomo d’impeto, la nostra storia è stata di quelle passionalissime, tutti e due abbiamo sconvolto le nostre vite per stare insieme... nella vita privata aveva alcune caratteristiche che emergono anche nella sua vita politica, Riccardo è un gran testone, quando si metteva un’idea in testa era impossibile fargliela cambiare. Però poi sarei anche tentata di dirle che lui si adattava a cucinare e a rifare i letti, che con me diventava molto più docile. Nella sfera sentimentale, solo in quella, con me è stato anche remissivo». Come vi siete conosciuti? «Mi sembra di averlo conosciuto da sempre... A Napoli è così, siamo un paesone. Avevamo gli stessi posti, Posillipo, poi Capri, Capri è stata uno dei nostri luoghi. Abbiamo una casa su Marina Grande, e quindi riuscivamo a vivere di Capri anche una dimensione tranquilla; spesso anche ritirandoci ad Anacapri». Dicono che il senatore si vanti molto della sua esperienza di mare, come D’Alema. un bravo marinaio? La signora ride. «Beh, sì... però ci sono alcuni episodi di nostre vacanze che ci hanno fatto molto ridere... Anche lui qualche erroruccio lo faceva. Ma non vorrei mai sembrare cattiva. Lo racconti con l’affetto che vi lega. «Ci sarebbe la storia della balena in Grecia...» Balena in Grecia?! «Navigavamo nelle Ionie, dalle parti di Corfù, Riccardo era al timone, bello, giovane, con quella sua faccia un po’ strafottente, l’asciugamano annodato sui fianchi. A un certo punto sento un rumore sordo, io prendevo il sole, e ci areniamo su un banco di sabbia. E Riccardo: ”amm pigliat ”na balena”. Ovviamente era una battuta, ma che ridere, quanto l’ho preso in giro». Hanno scritto che ama le belle donne, è vero? «Via, non è un peccato così grande. Ma nel rapporto con me non l’ho riscontrato. Certo, è sensibile al fascino femminile, ma quando siamo stati insieme non ha mai esagerato». Andavate a fare la spesa? «Qualche volta; con me s’è piegato, ma non credo sia uno dei suoi passatempi preferiti». Cucinava? «Sa cucinare, Riccardo. Non è bravissimo, non è un raffinato, uno chef al quale puoi affidare l’organizzazione di una cena, ma sa fare delle cose, e con me si cimentava. Abbiamo fatto cene coi nostri amici in cui lui se la cavava sempre con le caponate. Alla fine qualcuno gli diceva ”Riccà, e basta co ste caponate...”. Anche quelle bisogna saperle fare. Soprattutto ama mangiare». Siete ancora amici? «Amici no, però sicuramente è rimasto un rapporto umano. Anche stamattina appena sono rientrata mi ha telefonato. No, non mi ha chiesto consigli, m’ha detto ”vedrai che qualche giornalista ti cerca”». Infatti. «Mi raccomando, sia garbato nel riportare questa conversazione». Se voleva conquistarla che faceva? «Ha fatto di tutto, canticchiato i suoi amori musicali, Sergio Endrigo e Claudio Villa. Carmela è tra le sue canzoni preferite. Però non è un gagà, un fissato di Marinella, come ha detto chi non lo conosce. uno molto semplice. Ama leggere, moltissimo. E anche litigare». Litigavate? «Uh, delle litigate pazzesche. Passionali, urla». E poi per riconquistarla che faceva? «Una volta si nascose dietro un cesto con cento rose. uno che ti sa fare regali inaspettati». Al Pd ne ha fatto uno.[FIRMA]PAOLO FESTUCCIA ROMA Riccardo Villari fa su serio. E nonostante gli anatemi del Partito democratico ha convocato per oggi alle 14 la prima riunione dell’ufficio di presidenza della Vigilanza Rai. «Un atto dovuto» - spiega il senatore napoletano. Certamente. «Visto che da mesi - sostiene - si deve disciplinare il regolamento elettorale per le elezioni abruzzesi». Ma anche l’opportunità per ribadire - a chi ancora non lo avesse ben chiaro - che sarà difficile schiodarlo da quella poltrona. Una poltrona strategica, perché strategica è la contesa finale, ovvero la conquista dei posti e delle nomine per il cda di viale Mazzini. Ed è qui, che si gioca la grande partita. Una partita, che Riccardo Villari non sembra voler mollare ma che anzi vorrebbe arbitrare, cominciando con l’audizione dei direttore dei Tg Rai. Non è un caso, infatti, che ieri, dopo aver convocato l’ufficio di presidenza (al quale non parteciperanno oggi gli esponenti del Pd, Enzo Carra e il vice presidente, Giorgio Merlo: «basta con le furbizie, bisogna recuperare la credibilità») ha anche spiegato che tra «i compiti prioritari di questa commissione c’è il rinnovo dei vertici della Rai». Vertici scaduti da mesi e che per una serie di veti, ancora non sono stati rinnovati. E ora, con la scomparsa del consigliere Sandro Curzi la maggioranza parlamentare, minoritaria nel cda Rai per l’incompatibilità e le dimissioni di Gennaro Malgieri, torna in posizione predominante rispetto al centro-sinistra (quattro consiglieri di area centrodestra: Urbani, Petroni, Bianchi Clerici e Staderini; tre consiglieri di area centro-sinistra, il presidente Claudio Petruccioli, Rizzo Nervo e Rognoni). Da oggi, dunque, con la riunione dell’ufficio di presidenza, anche Riccardo Villari proverà a dare le carte. In primo luogo mettendo a dura prova la resistenza di Sergio Zavoli (da tutti apprezzato ma al palo per le mancate dimissioni di Villari) che fa sapere di «non voler restare a lungo sulla graticola, arrivato ad un centimetro dal ridicolo lascio», in secondo luogo cercando di far leva sul concetto - argomentato dai capigruppo del Pdl di Camera e Senato - che sarebbe da irresponsabili la «sfiducia contro un presidente eletto perché potrebbe essere, un domani, utilizzata per analoghe operazioni contro i vertici di Camera e Senato o della commissioni ordinarie». Unica via percorribile, sostengono dalla maggioranza è la moral suasion, ma che allo stato attuale non pare fare breccia nell’animo di Villari che non teme nemmeno le dimissioni in blocco degli esponenti del Pd. Anche perché, se da un lato arrivano i veti, da qualche altro arrivano anche gli inviti a proseguire. Tra tutti, quello del ministro Rotondi, per il quale «la commissione deve funzionare, tutto il resto sono chiacchiere». Cosa potrà accadere, dunque? Enzo Carra del Pd nota che sarebbe opportuno «spedire i capigruppo dai presidenti di Camera e Senato e cambiare così in blocco tutti i membri della vigilanza compreso Villari». Mentre Walter Veltroni, che a margine dei funerali di Curzi si è intrattenuto con Gianni Letta, ha replicato con un battuta alla domanda del sosia di Bruno Vespa per «Striscia la notizia» su Villari: «l’unico modo di distoglierlo dalla commissione di Vigilanza è quello di farlo giocare nel Napoli». Ma a parte le batture, ieri, Villari ha incassato un altro no. Presentatosi in Campidoglio per rendere omaggio alla salma di Sandro Curzi, nella sua veste ufficiale, la famiglia del consigliere Rai ha gentilmente rifiutato di ricevere il neo presidente, lasciando al cerimoniale il compito di spiegare la situazione ad un sorpreso presidente della Vigilanza che ha lasciato il Campidoglio senza partecipare ai funerali.