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 2008  ottobre 24 Venerdì calendario

Nella maggior parte dei casi, i problemi economici si traducono immediatamente in ostacoli politici

Nella maggior parte dei casi, i problemi economici si traducono immediatamente in ostacoli politici. Di conseguenza, mentre i mercati scendevano in picchiata e la portata della crisi finanziaria globale si faceva a poco a poco più chiara, forse cresceva l´aspettativa che le sventure di Gordon Brown continuassero. Al contrario: quanto più peggiora la crisi tanto più migliora il suo indice di gradimento, che apparentemente sigla la fine di un lungo periodo di sfavore politico. Prima della crisi, si contavano non poche iniziative per scalzarlo dalla carica di leader dei laburisti. Ora non se ne parla più. In Gran Bretagna e all´estero, Gordon Brown s´è conquistato molti applausi per come ha gestito una situazione che egli pare comprendere meglio rispetto ad altri leader delle economie sviluppate. La sua analisi è stata brillante, le sue decisioni coraggiose, la sua leadership solida e chiara in un periodo in cui - nell´attesa di un nuovo presidente in America - oltreoceano si è creato un vuoto. Tutto ciò fa seguito a una conferenza del Labour nella quale Brown s´è presentato come un «uomo serio per tempi seri». Ha anche sferrato un efficace attacco contro David Cameron, finora il capo dei Conservatori in netto vantaggio, affermando che in tempi di crisi economica non c´è spazio per «un principiante». Quando si tratta di strategia politica, servono nette linee di demarcazione, che siano in sintonia con l´opinione pubblica. «Un uomo serio per tempi seri» in contrapposizione a «un principiante»: lo slogan funziona, e inizia a nuocere a Cameron, il giovane avversario, che ha reagito in modo confuso agli eventi delle ultime settimane: prima aveva suggerito un approccio bipartisan, a supporto delle misure varate dal governo per stabilizzare la situazione. In seguito, a mano a mano che aumentavano le lodi per Brown, e si assottigliava il vantaggio dei Tory sul Labour, Cameron ha lanciato un aspro quanto tardivo attacco al decennio trascorso da Brown come cancelliere. E ciò non ha fatto che aggravare le cose per il leader conservatore. I media finora clementi con l´elegante giovanotto uscito da Eton, di colpo gli rivolgono domande più incalzanti. Mentre l´opinione pubblica chiede soluzioni serie per i problemi globali, Cameron continua a balbettare le solite, trite formule. Tony Blair ha dominato a lungo la politica britannica, e forse è inevitabile che la sua presenza s´avverta anche dopo l´assunzione di Brown all´incarico di premier, tanto che si tracciavano paragoni fra Brown e Blair e non - come avrebbe dovuto essere sin dall´inizio - tra Brown e Cameron. Com´era già capitato a Bill Clinton, lo status e la levatura di Tony Blair sono parsi aumentare, una volta lontano dai riflettori e dallo scrutinio dei media ostili. Lo staff di Brown oltretutto ha dato troppa importanza al cambiamento apportato dal nuovo premier, anziché sottolineare la continuità di una politica che ha permesso di aggiudicarsi tre vittorie elettorali consecutive. Nel frattempo, Cameron ha scelto una tattica: ha evitato di prendere decisioni strategiche e politiche importanti, puntando invece su dichiarazioni generiche di alto profilo, sostenute da foto avvincenti, concentrandosi sulla propria immagine. Brown sarebbe il primo ad ammettere la sua inadeguatezza in fatto di "lievità" d´immagine. un uomo serio, davvero, molto più a suo agio in giacca e cravatta in una stanza piena di carte ed esponenti politici che fanno funzionare a pieno regime le sue facoltà intellettuali. Cameron, invece, è più in sintonia con la nuova era mediatica. Molte volte ho sentito Brown deplorare il fatto che la politica non è più considerata materia di cause e di sfide importanti, trasformata dai media in una soap opera concentrata più sulle personalità che sui grandi temi. Questa è la parte che Cameron ha saputo interpretare bene. Ma la crisi finanziaria ha sgomberato il campo dalle banalità, a vantaggio di Brown e a discapito di Cameron. Certo, se le conseguenze economiche - in termini di disoccupazione e di standard di vita - dovessero rivelarsi gravi, può darsi che il Labour ne venga danneggiato. Tuttavia, la crisi ha permesso a Brown di ricordare all´opinione pubblica le qualità che lo hanno reso il Cancelliere forse di maggior successo di tutti i tempi. Ha dato a lui e al governo un obiettivo chiaro. E ha esposto Cameron in modo tale da facilitare il compito dei laburisti quando, alle prossime elezioni, potranno dimostrare che non si tratterà di scegliere tra Brown e Blair, o tra Brown e la perfezione, bensì tra Labour e Tory, ovvero tra Brown e Cameron che a Downing Street dovranno affrontare una serie complessa di sfide. D´altra parte, Cameron non è l´unica vittima politica dei recenti avvenimenti: Alex Salmond, il leader dello Scottish National Party, ha fondato gran parte della sua campagna populista a favore dell´indipendenza sul fatto che se altri piccoli Paesi potevano cavarsela da soli da un punto di vista economico - per esempio l´Islanda - perché la Scozia non avrebbe dovuto fare altrettanto? Basta riproporre quell´interrogativo adesso, in questi tempi di crisi, per capire come mai la sua popolarità sia in calo. Brown sta dando la stessa prova di leadership nel campo dell´economia mondiale, già data da Tony Blair nei confronti del terrorismo internazionale dopo l´11 settembre. Si può infatti sostenere che il recente crollo è l´equivalente economico dell´11 settembre perché una molteplicità di fattori di cui gli uomini al governo erano al corrente e che da tempo paventavano si sono presentati tutti assieme e con un effetto devastante. Parlare di "crisi" non è un´esagerazione: le cause sono globali, le conseguenze sono globali, così come dovrà esserlo anche la risposta, che comporterà un ruolo maggiore dello Stato. Il mondo cerca leader che si dimostrino all´altezza. Oggi che la politica è circondata da tanto cinismo - in parte instillato dai media - la schiettezza è l´unico modo efficace per comunicare. Lo spettacolo di un´amministrazione repubblicana di destra che nazionalizza le banche, e dell´ascesa di Obama nella reazione incoerente di McCain, dovrebbe persuadere i partiti di centrosinistra a battersi contro il mantra del "piccolo Stato" propugnato dalla destra. Forse anche la politica italiana potrà seguire il nuovo corso britannico e americano, dove una solida leadership del centrosinistra può dimostrarsi efficace in tempi gravi come questi. E´ troppo presto per sapere se il vantaggio dei Tory nei sondaggi sia destinato col tempo a svaporare, e se Brown guiderà i laburisti in un quarto mandato al governo senza precedenti. Ma una cosa è certa: la crisi economica ha cambiato il clima politico. (traduzione di Anna Bissanti)