Giornali Vari, 30 giugno 2008
Anno V - Duecentoventiseiesima settimanaDal 23 al 30 giugno 2008Emanuela C’è una donna che sta raccontando una verità su Emanuela Orlandi a cui i giudici almeno in parte credono
Anno V - Duecentoventiseiesima settimana
Dal 23 al 30 giugno 2008
Emanuela C’è una donna che sta raccontando una verità su Emanuela Orlandi a cui i giudici almeno in parte credono. Emanuela Orlandi è quella ragazza di 15 anni che sparì verso le sette di sera del 22 giugno 1983. Era appena uscita da una lezione di musica nella chiesa di Sant’Apollinare in Roma, fu avvicinata da uno sconosciuto, salì su una Bmw verde tundra e non riapparve mai più. Lo sconosciuto venne identificato per Enrico De Pedis, detto ”Renatino’, uno dei boss della banda della Magliana. La famiglia Orlandi invase Roma (e lo ha fatto ancora la settimana scorsa) con manifesti in cui si vede Emanuela sorridente, con una fascia civettuola intorno alla fronte. Una bella ragazza che, grazie anche a quei poster, è entrata nel nostro immaginario. La donna che adesso parla viene da una comunità di tossicodipendenti, dove sta tentato di guarire dalle devastazioni provocate da anni di cocaina. Si chiama Sabrina Minardi, è stata la moglie del centravanti della Lazio Bruno Giordano, è la madre della Valentina Giordano che stava sulla mercedes assassina di Stefano Lucidi, il trentacinquenne che non rispettando un rosso ha ammazzato a Roma due ragazzi in motorino. stata soprattutto l’amante di De Pedis, il ”Renatino” che avrebbe sequestrato Emanuela 25 anni fa. Sabrina dice che la ragazza venne rapita per ordine di un cardinale americano, tenuta prigioniera in un sotterraneo dalle parti dell’ospedale San Camillo, poi uccisa non si sa come e gettata in una betoniera di Torvajanica. La Minardi avrebbe saputo la storia dall’amante, ma avrebbe partecipato in prima persona all’operazione betoniera. Il cardinale americano responsabile del sequestro sarebbe monsignor Paul Marcinkus, il capo dello Ior, cioè la Banca Vaticana, l’uomo immischiato in mille traffici poco chiari sia con Roberto Calvi che con la stessa Banda. Ci fermiamo qui per non confondere ulteriormente il lettore. Aggiungiamo solo che: la Minardi, nella sua testimonianza, racconta un mucchio di cose che non stanno in piedi, ma il filo rosso che addita è piuttosto solido: gli inquirenti hanno subito trovato il sotterraneo-prigione in via Pignatelli al Gianicolense; il Vaticano ha protestato per l’esposizione mediatica a cui viene sottoposto adesso Marcinkus, che è scomparso nel 2006 e non può difendersi; ”Renatino”, morto ammazzato nel ’90, è stato inspiegabilmente inumato nella stessa chiesa di Sant’Apollinare da cui Emanuela uscì quella sera, un’enormità di cui non ci si riesce a persuadere benché il Vaticano abbia debolmente spiegato che il boss faceva tanta beneficenza; nel 2005 uno sconosciuto telefonò a Chi l’ha visto? sostenendo che per trovare i resti di Emanuela bisognava andare a guardare nella tomba di Renatino; la Minardi ha raccontato quanto segue: «Io a monsignor Marcinkus a volte portavo anche le ragazze lì, in un appartamento di fronte, a via Porta Angelica... Sarà successo in totale quattro o cinque volte, tre-quattro volte... Lui era vestito come una persona normale. L’iniziativa partiva da Renato. C’era poi il segretario, un certo Flavio. Non so se era il segretario ufficiale. Comunque gli faceva da segretario. Mi telefonava al telefono di casa mia e mi diceva: ”C’è il dottore che vorrebbe avere un incontro”. Embè, me lo faceva capire al telefono. Poi, a lui piacevano più signorine (’minorenni, no’)! Quando entravo, vedevo il signore; non che mi aprisse lui, c’era sempre questo Flavio. Mi facevano accomodare i primi cinque minuti, poi io dicevo: ”Ragazze, quando avete fatto, prendete un taxi e ve ne andate. Ci vediamo, poi, domani”». Lo stesso Vaticano ha accreditato per anni la tesi che gli autori del sequestro fossero i Lupi grigi turchi, i quali secondo questa teoria volevano scambiare Emanuela con il mancato assassino del Papa, Ali Agca. Emanuela era la quarta figlia di un povero impiegato della Santa Sede, il cui lavoro consisteva nel tenere il registro delle visite al pontefice. Il processo si chiuse nel 1997 con la constatazione che «non vi è alcuna prova del complotto terroristico».
Magnaccia Ai lettori sarà forse giunta eco dello scontro al calor bianco tra Berlusconi e i giudici, che ha avuto la sua degna conclusione in alcune esternazioni di sabato e domenica dell’ex ministro Di Pietro, il quale ha senz’altro apostrofato il premier dell’appellativo di ”magnaccia” facendosi intanto fotografare alla guida di un trattore mentre miete il grano (Berlusconi, pochi giorni prima, aveva definito ”cancro” certi pm). Il lenocinio di Berlusconi risulterebbe evidente dalle telefonate pubblicate dall’Espresso in cui il Cavaliere, parlando sempre con il capo di Raifiction Saccà (diciamo ”sempre” perché una prima puntata di queste intercettazioni era già uscita a suo tempo), raccomanda questa o quella, oppure giudica e si lamenta, sempre di ragazze veline attrici e simili. Nel corpus reso noto dall’Espresso non è tuttavia solo Berlusconi a parlare con l’intercettato Saccà, ma un mucchio di altra gente, tra cui per esempio Minoli o Rutelli. E il bello è che sostanzialmente l’indagato-epurato Saccà non dà soddisfazione a nessuno, per cui il chiacchiericcio telefonico mostra da un lato la solita desolante Italia delle raccomandazioni, e dall’altra un funzionario, calunniatissimo e che si vorrebbe a questo punto definire integerrimo, che con le migliori maniere non dà però soddisfazione a nessuno dei potenti che lo scocciano.
Giudici La pubblicazione delle intercettazioni rafforza naturalmente il partito di quelli che vogliono proibirle o almeno impedirne la pubblicazione e, cadendo nel mezzo della guerra giudici-Berlusconi, mette in imbarazzo i magistrati, rinvigorisce le voglie di vendetta dei politici, eccita i giornalisti i quali vedono bene che si tratta di roba penalmente irrilevante, ma giornalisticamente (e verrebbe da dire perfino: letterariamente) assai succosa. Nel bollettino della guerra Berlusconi-giudici va compresa anche l’assoluzione di Clementina Forleo, che aveva chiesto alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni relative alla scalata Bnl da parte di Unipol (estate 2005, epoca ”furbetti”) sostenendo che l’autorizzazione nci voleva perché gli intercettati D’Alema, Fassino e Latorre erano evidentemente consapevoli complici di un disegno criminoso. L’assoluzione della focosa gip, letta politicamente, vorrebbe trasmettere il messaggio: «I magistrati non guardano in faccia nessuno». In ogni caso Berlusconi ha fatto approvare in Consiglio dei ministri il disegno di legge che tiene al riparo da qualunque iniziativa giudiziaria le prime quattro cariche delo Stato (presidente della Repubblica, presidenti delle Camere, premier). Ci vuole ancora il placet delle Camere, però.
Tav Un accordo raggiunto tra l’Osservatorio tecnico e i sindaci delle comunità locali renderà finalmente possibile l’apertura dei cantieri dell’alta velocità (Tav) in Val di Susa. Un altro focolaio di tensione, parebbe, è stato spento.
Zimbabwe Nello Zimbabwe venerdì scorso si sarebbe dovuto tenete il ballottaggio tra i due candidati presidenti, lo sfidante Morgan Tsvangirai - sicuro vincitore - e il presidente uscente Mugabe. Tra il primo e il secondo turno, Mugabe - ancora in carica - ha però sottoposto Tsvangirai a tali persecuzioni (arrivando ad arrestarlo) che questi a un certo punto s’è rifugiato nell’ambasciata olandese e ha chiesto asilo politico. Mugabe ha potuto così essere rieletto, vincendo facile contro il nulla. Indignazione del mondo, eccetera.
Europei La Spagna, battendo la Germania per 1 a 0, ha vinto i Campionati europei di calcio. Intanto la nazionale italiana, eliminata nei quarti dagli stessi spagnoli, è stata tolta a Donandoni e riaffidata a Marcello Lippi, l’uomo che vinse il Mondiale di Germania nel 2006.