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 2008  luglio 02 Mercoledì calendario

Con la crisi dei subprime salta il banco anche a Las Vegas. Il Sole 24 Ore 2 luglio 2008 Il gioco d’azzardo perde la scommmessa con la crisi

Con la crisi dei subprime salta il banco anche a Las Vegas. Il Sole 24 Ore 2 luglio 2008 Il gioco d’azzardo perde la scommmessa con la crisi. Grandi e piccoli imperi dei casinò americani sono stati bruciati dall’improvvisa fuga di clienti, da cali nelle entrate e da tracolli nei valori di azioni e obbligazioni. Nonché, in qualche caso, da cadute in amministrazione controllata. Le case da gioco, dalle più modeste alle più prestigiose lungo la celebre "strip" di Las Vegas, sono diventate una delle vittime più insospettabili delle bufere finanziare e degli spettri di recessione: in passato erano spesso sembrate a prova di crisi, superando a suon di scommesse anche l’impatto degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Ora non più. Anche i leader del settore soffrono: Harrah’s, rilevato l’anno scorso da una cordata di private equity con un’operazione da oltre 17 miliardi di dollari, ha visto le obbligazioni scivolare fino a 52 centesimi. I concorrenti Mgm Mirage e Las Vegas Sands dall’autunno hanno assistito, impotenti, a flessioni di due terzi nel valore delle loro azioni. E i disertati tavoli da gioco di Las Vegas, più che dell’effimera caccia alla fortuna, sono oggi il simbolo della reale paura di continue tempeste. La crisi ferma poker, dadi e roulette. Anche sui tavoli da gioco di Las Vegas, dove una paralisi del business era stata finora considerata alla stregua di un’impossibile scommessa nella capitale americana dell’azzardo. Il mito dell’impermeabilità del mondo dei casinò a bufere economiche e finanziarie, rafforzato dall’abilità mostrata dal settore di superare indenne gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, è stato sfatato dalla débacle dei mutui. Sempre più i consumatori, con le tasche svuotate, sono costretti a risparmiare nelle sale da gioco - e nei vicini ristoranti e boutique: in aprile i locali meno noti, frequentati dai residenti locali, hanno visto gli introiti inaridirsi di quasi il 10 per cento. Ma anche i nomi più illustri, quelli lungo la celebre "strip" della città del Nevada affollati di turisti, hanno sofferto perdendo l’1,3 per cento. Una riduzione che è solo la punta dell’iceberg. Negli ultimi tre mesi il volume di Sos, di richieste di specialisti nelle riorganizzazioni aziendali, in arrivo dai protagonisti del gioco d’azzardo, si è moltiplicato. Almeno tre società - Tropicana Entertainment, Greektown Holdings e Legends Gaming - sono scivolate in amministrazione controllata da gennaio. Con una di queste, Tropicana, insolvente con ben 2,67 miliardi di dollari in debiti contratti con banche e sul mercato obbligazionario. Wall Street non ha tardato a punire ciò che prima aveva adorato: i titoli del debito di una manciata di gruppi sono ormai trattati a prezzi da alto rischio, sotto i sessanta centesimi per dollaro, con il colosso Harrah’s scivolato vicino ai 50 centesimi. Le azioni sono a loro volta crollate ai minimi a volte pluriennali: un altro gigante del calibro di Mgm Mirage è sceso a 35 dollari dai 98 dell’autunno scorso. Il rivale Las Vegas Sands nello stesso periodo ha perso due terzi del valore in Borsa, sotto i 50 dollari, e l’altra stella Wynn Resorts ha dimezzato le sue quotazioni attorno agli 80 dollari. La più piccola Boyd Gaming ha azioni scambiate a 12 dollari rispetto ai massimi di 54 dollari dell’estate passata. E l’ondata del private equity che aveva finanziato l’ultima stagione d’oro dell’azzardo - proprio Harrah’s era stato rilevato nel 2007 nell’operazione forse di più alto profilo, 17 miliardi di dollari - si è infranta su un insormontabile ostacolo: la stretta creditizia, che adesso congela anche ogni progetto di espansione e rinnovamento necessario per un settore che vive della capacità di sedurre i clienti. Sono questi i sobri esiti di un’inchiesta del Wall Street Journal. Anche gli analisti, però, hanno ormai preso nota dell’improvvisa e grave crisi: la società di valutazione del credito Moody’s Investors Service, che esamina 79 miliardi di dollari di debito dei casinò, dall’inizio dell’anno ha declassato ben 17 società e altre undici sono sotto osservazione per possibili riduzioni del voto. E avverte che il settore è ormai maturo e di conseguenza sempre più esposto alle oscillazioni dell’economia. JP Morgan Chase, a sua volta, non è da meno nel lanciare nuovi allarmi: ha ridimensionato le previsioni di entrate per i grandi leader del settore, da Mgm Mirage a Las Vegas Sands e Wynn Resorts. Non basta: l’analista Joseph Greff ha ammonito che gli investitori potrebbero ancora sottovalutare "dimensioni e durata" della tempesta che scuote su Las Vegas. Marco Valsania