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 2008  giugno 29 Domenica calendario

Predatori di metalli. La Stampa 29 giugno 2008 Se i treni arrivano ormai dovunque sempre più in ritardo, la colpa non è delle Ferrovie

Predatori di metalli. La Stampa 29 giugno 2008 Se i treni arrivano ormai dovunque sempre più in ritardo, la colpa non è delle Ferrovie. Se una ruota dell’auto finisce in un tombino privo di coperchio, non bisogna più prendersela con il Comune. E se da un incrocio stradale spariscono all’improvviso tutti i segnali, il Ministero dei Trasporti non c’entra. Da qualche mese il metallo con il quale sono fatte le infrastrutture che regolano e rendono più facile la nostra vita tende a scomparire da un giorno all’altro, caricato di notte su camion che, pur partendo da luoghi diversi, hanno tutti la stessa destinazione finale: la Cina. Sembra incredibile, eppure l’incremento dei costi delle materie prime, dovuto alla crescente domanda dei Paesi asiatici, ha trasformato infrastrutture e arrugginiti arredi urbani in oggetti ambiti, da custodire e sorvegliare come un tesoro. I nuovi predatori di metalli non si accontentano ormai più di prelevare qualche chilometro di fili di rame da una linea ferroviaria o l’alluminio delle sbarre dei passaggi a livello o dei cartelli stradali. Si stanno organizzando meglio, hanno ambizioni più elevate e non risparmiano nemmeno i simboli della monarchia: ai Leith Docks di Edinburgo hanno rubato le eliche di bronzo dell’ex Royal Yacht Britannia, due metri di diametro, che erano custodite in un magazzino. Dopo il rame, il bronzo è il metallo più ricercato e questo forse spiega anche la scomparsa dalla Henry Moore Foundation dell’Hertfordshire di una statua dello scultore, valutata 5,3 milioni di dollari e lunga quasi quattro metri. Ai predatori non interessano tanto le forme né il valore culturale o di mercato degli oggetti di metallo che rubano. Di fronte a qualunque capolavoro, si comportano come Hernàn Cortés con i raffinati oggetti d’oro degli Aztechi: lo fondono. Le due informi tonnellate di bronzo della scultura di Moore saranno adesso in Asia, vendute per circa 5 mila euro. In altri Paesi va anche peggio. Nel febbraio scorso in Boemia - ha ricordato il «Guardian» in una sua inchiesta - è scomparso un intero ponte ferroviario da quattro tonnellate e altri due sono stati «rubati» in Russia e in Macedonia. A Melbourne, l’intera città è rimasta bloccata dai passaggi a livello che si erano chiusi automaticamente per sicurezza dopo che il rame dei cavi elettrici che li alimentavano era stato trafugato. Le case abbandonate dai proprietari, vittime della crisi del credito, sono state depredate e ogni metallo è stato portato via, causando danni cento volte superiori al valore del materiale rubato. Il fenomeno è così diffuso che forse ci costringerà a rivedere le conclusioni alle quali arriviamo su molti incidenti e fatti di cronaca, come la scomparsa di 320 placche dal cimitero del campo di concentramento di Theresienstadt nella Repubblica Ceca: sembrava un’azione vandalica antisemita, ma quasi certamente era solo una razzìa di bronzo. A Londra, il Council del quartiere di Newham spende 60 mila sterline all’anno per sostituire i coperchi di ghisa prelevati dai tombini, e ogni anno spariscono 400 mila botti di alluminio per la birra. Il furto di metalli sulle linee ferroviarie è aumentato del 70 per cento in pochi mesi ed è responsabile di 2.500 ore di ritardi. Dai tetti delle antiche chiese di campagna spariscono le tegole di piombo e le marmitte catalitiche delle auto vengono smontate per recuperarne il platino, che vale ben 37 euro al grammo. Secondo le stime ufficiali, circa il 70 per cento di tutto il metallo legalmente riciclato già finisce in Asia, ma non basta a soddisfare la domanda. La Cina ha in programma di costruire nei prossimi vent’anni cinquanta città della grandezza di Londra e ha bisogno di milioni di tonnellate di rame, acciaio, ferro, alluminio. Ne ha così bisogno che non ha esitato ad accettare qualche giorno fa un aumento del cento per cento sul prezzo della fornitura di minerale da parte della compagnia brasiliana Rio Tinto. L’inflazione interna è diventata il principale pericolo per la crescita cinese e ben venga chiunque offra metallo, anche di seconda mano, a basso prezzo. Nessuno chiederà da dove viene. Un esercito di insaziabili termiti, impossibile da tenere a freno, sta dunque alimentando questo nuovo business, erodendo un piccolo pezzo alla volta lo scheletro delle nostre infrastrutture per permettere ai cinesi di costruirsi le loro. I turisti europei che andranno in agosto a Pechino osservino con attenzione la meravigliosa composizione d’acciaio del «bird nest», lo stadio Olimpico: in quella travatura là in basso, forse c’è la panchina che era misteriosamente sparita dal giardinetto davanti a casa. Vittorio Sabadin