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 2008  giugno 29 Domenica calendario

Il vero spirito della patata. Il Sole 24 Ore 29 giugno 2008 L’osservatorio alimentare mondiale ha i cannocchiali puntati sul più umile degli storici alimenti umani: patata

Il vero spirito della patata. Il Sole 24 Ore 29 giugno 2008 L’osservatorio alimentare mondiale ha i cannocchiali puntati sul più umile degli storici alimenti umani: patata. Insipida, tutta materia (o quasi), secondo le attribuzioni induiste delle qualità alimento tamasico – il grado più basso, il più lontano dagli Dei – ritenuta solanacea cancerogena da alcune scuole mediche, come la steineriana-antroposofica, forse anche dall’ayurvedica, la misera, goffa, pallida patata potrebbe diventare, in un decennio che si approssima, un tampone planetario agli squarci espansivi che produrrà, in una umanità che produce soprattutto bocche e stomaci, la Fame. Verrà la fame e avrà il tuo sguardo appannato, le tue escrescenze mafiose, tubercolo affondato nei suoli fertili superstiti, misteriosa, angelica patata... «Quand’anche dal cielo piovessero patate» ha scritto Shakespeare nelle Comari di Windsor, perché sul suolo inglese e irlandese era sbarcata per prima dalle Americhe, e i poveri, soltanto loro, ne mangiavano. Ma appena bastava a sostenersi: chi non mangiava che patate aveva vita breve. Espressioni correnti come sacco di patate, spirito di patata, naso a patata, indicano una forte antipatia per il tubero. Una specie di profilassi linguistica designa, a volte, il glorioso pudendo femminile in età prepubere come patatina. Uno dei peggiori consumi mondiali fast food è la patatina fritta, satura di grassi micidiali, salatissima, asfissiata in plastica, mangiata fredda dappertutto, tamasica al cento per cento, malefica seduttrice di bambini, vera strega delle fiabe che in cucina chimica assume faccia di alimento irresistibile. Misteriosa patata davvero: vita e morte insieme, immagine di pianeta sfinito che si sforza di credersi vitale ancora. Un certo grado di diffidenza, verso la patata, è legittimo. Cambiò l’Europa, difficile dire se in meglio o in peggio. Cambiò da cima a fondo la nazione che, per indigenza, se ne fidava di più, l’Irlanda. Dappertutto, nel 1822, era nell’isola il fiore bianco della patata, e una repentina malattia botanica, la Ruggine della Patata, ne infettò i campi sterminati, e chi per fame ne mangiava i tuberi putridi ne moriva. Londra soccorse gli irlandesi col granturco, ma l’Irlanda temeva che in quella cosa gialla ci fosse il seme di una epidemia peggiore e non si fidava dei padroni inglesi e della loro filantropia. Ci fu una colossale fuga d’irlandesi affamati verso gli Stati Uniti: dunque c’era uno spirito occulto nella disprezzata patata, di quelli che muovono i disgraziati figli dell’uomo verso le Sorti Impensabili, ben più dei Napoleoni e dei Lenin, e il virgiliano mens agitat molem si applica perfettamente alla strana concrezione di materia bruta (bruta?) che impatatifica rischiarandole debolmente molti milioni, di giorno e di sera, di tavole apparecchiate. Da un manuale dietologico di cui mi fido da decenni, ricavo questo, testualmente: «La patata, ricca in vitamine B e C, in ferro e in grassi, è sana e nutriente. raccomandata agli artritici e agli obesi, che nutre senza farli ingrassare. una verdura delle più digeribili. Tuttavia le purées devono essere mangiate molto lentamente perché, senza una buona insalivazione, possono provocare (e in modo più grave nei dispeptici) delle sgradevoli fermentazioni». Il manuale raccomanda la patata a chi è povero di potassio e ai diabetici come surrogato del pane, però cotta al forno, stufata, o sotto la bragia. Rischi della patata: le germinazioni sopra la buccia sono velenosissime e così tutti i punti neri sopra la polpa. Lasciata, lessa, per oltre un giorno, sviluppa un bacillo che può risultare mortale. E qui la nostra diffidenza deve farsi vigilanza, quando la si mangia nei ristoranti: le loro cucine, quasi sempre, conservano le verdure e i minestroni al di là del giorno di cottura, e le loro patate e zuppe Parmentier è meglio non ordinarle, se non si conosce il locale per rigoroso. Inoltre, i terreni, oggi, sono talmente inquinati che i tuberi son quel che possono essere. Ogm, pesticidi, irradiazioni al cobalto per impedire le germinazioni e assicurarne la lunga conservazione non sono certo fatti per renderci idolatri di questo celestiale soccorso. Sarà quel che sarà... Intanto, con un pochino di sale... Guido Ceronetti