Il Sole 24 Ore 30 giugno 2008, Antonello Cherchi, 30 giugno 2008
Musei in affitto a prezzi stracciati. Il Sole 24 Ore 30 giugno 2008 Il primo è stato George Lucas, che nel 1997 e nel 1999 scelse la Reggia di Caserta per girarvi gli ultimi due episodi di Guerre Stellari
Musei in affitto a prezzi stracciati. Il Sole 24 Ore 30 giugno 2008 Il primo è stato George Lucas, che nel 1997 e nel 1999 scelse la Reggia di Caserta per girarvi gli ultimi due episodi di Guerre Stellari. Poi fu la volta di Mission impossible III, il film che ha visto Tom Cruise nei panni di un agente segreto, in parte girato nella Reggia, dove vennero ricostruite le mura vaticane. Dei giorni scorsi è invece il ciak di Angeli e Demoni, tratto dal romanzo di Dan Brown, con Tom Hanks. Un grande richiamo quello esercitato dalla Reggia Vanvitelliana sulle ricche produzioni statunitensi. Che, però, per avere a disposizione per alcuni giorni quel set speciale non devono staccare assegni milionari. Bastano poche migliaia di euro: 50mila nel caso di Mission impossible, poco di più per Angeli e Demoni. vero che la presenza di troupe cinematografiche formate da centinaia di persone crea un certo indotto sull’economia locale e che le immagini della Reggia in questo modo girano il mondo. E non c’è dubbio che la Campania assediata dai rifiuti abbia in questo momento bisogno di una forte campagna di rilancio (la Reggia ha perso nei primi mesi di quest’anno il 30% dei visitatori). Ma i prezzi scontati per affittare gli spazi del gioiello casertano – e, in generale, di tutti i nostri monumenti – sono la conseguenza dell’applicazione di un tariffario approntato 14 anni fa dal ministero dei Beni culturali. E mai aggiornato. Tanto che gli importi sono rimasti in lire, nonostante l’avvento dell’euro. Nessuna conversione e nessun adeguamento al costo della vita. Per la felicità delle major cinematografiche, ben consapevoli del risparmio. I soprintendenti potrebbero anche chiedere di più di quanto scritto nel tariffario, perché glielo consente il Codice dei beni culturali varato nel 2004, ma in assenza di indicazioni più precise, quasi tutti preferiscono attenersi ai vecchi importi del ’94. Qualche eccezione esiste. La soprintendenza archeologica di Roma, a cui arrivano le numerosissime richieste per utilizzare gli spazi del Colosseo, ha alzato il tiro e alla produzione di Jumper, un film Usa del 2008, ha chiesto 200mila euro. Comunque niente in confronto al milione di euro chiesto e ottenuto dal Louvre per permettere alla troupe del Codice da Vinci, altra pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Dan Brown, di entrare per una sola notte nelle sale del museo. Antonello Cherchi Quanto costa affittare il cortile della Reggia di Caserta per un convegno? Bastano 1,8 milioni. E se ci si vuole girare un film? Con tre milioni ce la si cava. Un po’ più salato organizzarvi un ricevimento: bisogna sborsare quattro milioni. Di lire, si badi bene. Anche il tariffario che prescrive quanto pagare per utilizzare gli spazi dei monumenti italiani ha, a suo modo, qualcosa di storico: risale al ’94, quando l’euro non c’era ancora. E non è mai stato aggiornato. Ma neanche convertito nella nuova divisa. Tant’è che sul sito del ministero dei Beni culturali (www.beniculturali.it) si trova ancora la versione originaria. Quella predisposta 14 anni fa in attuazione della legge Ronchey, che ha per la prima volta aperto le porte dei luoghi di cultura italiani ai privati, sia alle aziende interessate a gestire i servizi museali, sia alle imprese desiderose di utilizzare i monumenti come location per eventi o come set per i film. Le richieste non si sono fatte attendere. E continuano ad arrivare numerose. I più gettonati sono, ovviamente, i monumenti famosi. Il Colosseo ha una lista d’attesa lunghissima. Viene chiesto per gli eventi più disparati: pubblicità, film, concerti, happening. Ma alla soprintendenza autonoma per i beni archeologici di Roma si sono dati una regola ferrea: l’Anfiteatro Flavio non deve fare da sfondo a pubblicità. Regola che vale anche per gli altri gioielli della capitale. Molto richiesta pure la Reggia di Caserta: vi hanno da poco finito di girare le riprese di "Angeli e Demoni" – il film tratto dal romanzo di Dan Brown, l’autore del best-seller "Il codice da Vinci" – che subito dopo nel cortile è stato allestito il palco per il musical "Cats", in cartellone nel Leuciana Festival e di cui si sono concluse le repliche sabato scorso. D’altra parte, disporre di tali scenari unici è veramente a buon mercato. Complice, appunto, il tariffario rimasto ancorato al costo della vita di quattordici anni fa. Alle case di produzione – soprattutto quelle straniere – non sembra vero: set fantastici a poche migliaia di euro. La Reggia è rimasta off limits al pubblico dal 17 al 19 giugno (il primo, però, era normale giorno di chiusura settimanale) per consentire le riprese di "Angeli e Demoni". La troupe ha avuto a disposizione alcuni ambienti interni, tra cui lo scalone d’onore, la galleria centrale (quella denominata "il cannocchiale"), la biblioteca palatina, il teatro di corte, per poco più di 50mila euro. Che in parte devono ripagare dei mancati introiti della biglietteria, coprire gli straordinari del personale e, per il resto, rappresentare il "guadagno" dello Stato, quantificato tariffario alla mano. pur vero che i soprintendenti potrebbero chiedere di più. L’articolo 106 del Codice dei beni culturali (decreto legislativo 42 del 2004) assegna loro ampia discrezionalità nella fissazione del canone per l’affitto dei beni. Ma la stragrande maggioranza dei soprintendenti – in mancanza di indicazioni più puntuali – continua ad attenersi ai prezzi del ’94. Qualche eccezione esiste. A Roma, per esempio, il Colosseo è talmente ambito che si può giocare al rialzo. E così, per le riprese di "Jumper", una produzione Usa di quest’anno, che per tre giorni – ma senza mai chiudere al pubblico – ha utilizzato l’Anfiteatro come set per le riprese, la cui immagine compare anche nella locandina, sono stati chiesti e ottenuti 200mila euro. Molti di più di quanti si sarebbe ottenuto se ci si fosse attenuti strettamente al tariffario. Ma molti di meno di quanto chiesti, per esempio, dal Louvre per aprire una sola notte al cast del "Codice da Vinci": un milione di euro. Pagati sull’unghia. Antonello Cherchi