La Stampa 30 giugno 2008, DOMENICO QUIRICO, 30 giugno 2008
Boom di vocazioni dopo il reality dei preti. La Stampa 30 giugno 2008 Alla diocesi di Besançon ricordano bene la parola di Pascal: non illudetevi, la Chiesa sarà in agonia fino alla fine dei secoli
Boom di vocazioni dopo il reality dei preti. La Stampa 30 giugno 2008 Alla diocesi di Besançon ricordano bene la parola di Pascal: non illudetevi, la Chiesa sarà in agonia fino alla fine dei secoli. Al servizio vocazioni poi possono darne informata testimonianza ogni giorno. Perché sentono la sofferenza dei seminari vuoti, del peccato dell’indifferenza che è peggio del rifiuto, che continua a sbocciare dentro il cuore di questa Francia che un tempo era la figlia prediletta della Chiesa. Si direbbe quasi l’avvento della paura di Dio; siamo certo in una delle capitali della laicità ma che forse per questo ha sempre nutrito la forza mite di chi grida, da Claudel a Bernanos, che «tutto è grazia». Eric Poinsot, responsabile del servizio diocesano delle vocazioni, ha deciso che la strada della catechesi tutta polvere e spine doveva passare per nuovi gomiti, doveva, abusata parola, rinnovarsi. Le vertiginosi sublimità di una vocazione oggi non si costruiscono con il regolo e il filo a piombo, nelle silenziose macerazioni o nelle lacrimose filantropie; ma possono attecchire e accompagnarsi con il controcanto di ben altri fracassi. Per essere tentati da Dio, l’antica «imagerie» non basta più, oggi ci vogliono musica (e non certo il canto gregoriano), i fumetti, i video, la televisione. Così è nato il reality show «Prêtres Academy», la scuola dei preti. Sono coraggiosi, a Besançon, non hanno paura delle moderne armi del Maligno, anzi si divertono a spiegare i suoi prestigi, smontarne i doppi fondi e le manovelle e usarle a sacrosanto profitto. Allora si va in onda, su Internet: http://www.pretres-academy.com, fa platea la «téléréalité» pretesca, episodio uno. Vi balza addosso un bel logo fiammeggiante; silhouette di danzatore ancorché impugnate una croce; poi scatta la musica, incalzante, bimbocciosa, torbido fuoco, evidente prelievo da discoteca. Si dubita, diciamo la verità, si è presi anche con le migliori intenzioni da un leggero dubbio: che si sia atterrati nella rigatteria di un ateismo datatissimo? Poi compare Christophe, giovane prete filmato con metodo nella sua parrocchia di Gray (Haute-Saône). E subito si comprende che siamo nelle vigne del Signore. La camera segue il sacerdote nel suo quotidiano come si fa con i quasi famosi protagonisti della téléréalité: mentre si prepara il pranzo, in chiesa impegnato a discutere con i parrocchiani, davanti a una scuola nel difficile tentativo di discutere con adolescenti gentili ma piuttosto distratti. A ogni stazione della sua giornata scatta «il confessionale», ma non quello ligneo della parrocchia, bensì quello del Grande Fratello. Seduto in poltrona, inquadratura centrale, il sacerdote si racconta e racconta: dubbi, certezze, speranze. Giudica l’opera dei confratelli, cercando di disarmare con un sorriso le malizie della vita e la malignità degli uomini. Spiega Poinsot: «Così si cancellano i luoghi comuni e si danno informazioni positive sulla vita dei preti. Discutendo con i giovani della diocesi, abbiamo scoperto le piattaforme Internet di Dailymotion e di YouTube, dove la Chiesa era quasi assente. Contemporaneamente ci siamo accorti che i giovani non sapevano nulla della vita quotidiana dei preti». Un tempo avrebbero ingaggiato un quaresimalista e pubblicato virtuosi opuscoli illeggibili. Oggi ci sono le puntate di «Prêtres academy» perché anche il sacerdozio dobbiamo vederlo con comodo, seduti in una poltrona di prima fila. Franck Ruffiot, ordinato prete appena il 22 giugno scorso, Christophe Bazin e Michel Jeanpierre sono le antistar, per ora. Per nulla povere animule prigioniere nella cruna dell’ago di un secolo di ferro, niente composti lettori di breviario o popolo impiegatizio officiante di riti, ma uomini normali con una quiete in bilico, che non vogliono schivare il pericolo del mondo ma gli corrono incontro, che si imbrattano dei colori sapori odori della vita. Padre Jeanpierre, dopo il debutto, ancora predica una disarmante umiltà: «Sappiamo bene che con le nostre storie banali non ci saranno centinaia di ragazzi che si metteranno in coda per il seminario, ma anche se fossero soltanto uno o due, ebbene allora vorrà dire che valeva la pena di tentare questa strada». Troppo pessimista, padre. Si vede che deve ancora incallirsi ai miracoli del Grande Fratello. In pochi giorni «Prêtres academy» è stata scelta da oltre centomila internauti, i tre sacerdoti sono diventati famosi in tutta la Francia, e la maggiore rete televisiva privata, TF1, che si è riempita le tasche dell’audience con la Star academy laica e godereccia, ha preso contatti per trasferire l’idea sui propri programmi. E migliaia di messaggi ingombrano le finora tranquille scrivanie della arcidiocesi. C’è qualche cattolico di stoffa antica che protesta indignato. Inevitabile. Ma sono poche unità. La maggior parte, e sono i giovani, applaudono, chiedono informazioni, annunciano di aver sentito il misterioso richiamo della vocazione: «Aspetto con impazienza il seguito. Grazie a voi in questo momento il mio desiderio di diventare prete è via via più grande». DOMENICO QUIRICO