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 2008  giugno 20 Venerdì calendario

C’è tanta Italia nella mia Asia. Il Sole 24 Ore 20 giugno 2008 «Asia Businessman of the Year» per la rivista Fortune

C’è tanta Italia nella mia Asia. Il Sole 24 Ore 20 giugno 2008
«Asia Businessman of the Year» per la rivista Fortune. Costruttore del simbolo del rilancio del Giappone dopo il «decennio perduto» nella deflazione post-bolla, la Mori Tower da 238 metri di altezza, e ora artefice del suo raddoppio come emblema dell’Asia dinamica del XXI secolo, lo Shanghai World Financial Center da 492 metri. Da lunedì prossimo sarà anche Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Minoru Mori, 74 anni, ampi sorrisi e capelli d’argento, è il più noto tycoon immobiliare del Giappone, a capo di un impero dal carattere ancora familiare fondato dal padre Taikichiro negli anni 50 (e diviso qualche anno fa, quando suo fratello Akira, più prudente rispetto ai grandi disegni di riassetto urbanistico, decise di andare per conto suo).
Mori ha il suo ufficio, come un affittuario qualsiasi, a Roppongi Hills, al decimo piano della Mori Tower, il grattacielo più alto di Tokyo prima che l’anno scorso i rivali della Mitsui Fudosan ne costruissero uno, qualche metro più alto, a meno di un chilometro di distanza, copiando in parte, con Tokyo Midtown, anche l’intero progetto di Roppongi Hills come polifunzionale «città nella città». Le artificiali Colline di Roppongi sono il miglior progetto che Mori abbia realizzato, nel solco di una visione che punta non tanto al singolo edificio, quanto a cambiare il volto della città e il modo di viverci e lavorare. Il suo ideale è l’abolizione del pendolarismo attraverso la concentrazione di ogni funzione – abitativa, ricreativa, lavorativa – in un unico posto, la città-giardino in verticale. Così almeno recita il mantra ufficiale del gruppo (160 miliardi di yen di ricavi annui: www.mori.co.jp), mentre ovviamente non mancano i detrattori, che lodano il tradizionale caos orizzontale di Tokyo, e biasimano Mori per aver distrutto, con il centro commerciale Omotesando Hills di Tadao Ando, i gloriosi appartamenti Dojunkai Aoyama, risalenti ai tardi anni 20 e poi diventati rifugio un po’ degradato per artisti.
La Mori Tower l’anno scorso ha ospitato due mostre leonardesche ed è stata illuminata con i colori della bandiera italiana: operazione che lui definisce «un esperimento non facile e costoso». Il riconoscimento che gli verrà consegnato lunedì in Ambasciata (Ordine della Stella della Solidarietà Italiana) premia l’ampio supporto offerto alle iniziative promozionali del nostro Paese.
Cosa rappresenta per lei l’Italia?
 stata una grande fonte d’ispirazione. Se devo molto a Le Corbusier per il concetto di città giardino in verticale, per altri versi ho appreso molte lezioni italiane. Dalla Galleria di Milano, per esempio, l’idea dello spazio commerciale urbano raffinato ma da vivere in pieno. Da Piazza San Marco come debba essere il polo ideale dell’aggregazione urbana. Da Venezia il mito della città senza auto, a misura di pedone. Penso inoltre all’architettura degli edifici: ho potuto convincere gli scettici ad accettare la struttura del palazzo che abbiamo costruito a Moto-Azabu, più largo verso l’alto, solo sottolineando l’esempio della Torre Velasca di Milano.
Quando sarà inaugurato il Shanghai World Financial Center?
Dopo le Olimpiadi: non è tempo di party ora, dopo il terremoto di Sichuan. Ma i primi affittuari sono già entrati, mentre le strutture pubbliche, dall’albergo (Park Hyatt, ndr) all’osservatorio a 472 metri, apriranno a fine luglio. Conto di attirare lì circa 200 istituzioni finanziarie. Tra i giapponesi, già hanno firmato Mizuho, Smbc, Mitsui, il Japan Research Institute. Morgan Stanley, la Dubai Development. Altri nomi di alto profilo arriveranno (indiscrezioni indicano Goldman Sachs e Lehman Brothers, ndr). Alcune società cinesi sono abbastanza grandi per entrare: siamo market leader e l’affitto costa non meno del 20-30% rispetto a Tokyo. A proposito, sarei felice di ospitare qualche gruppo italiano. Chi potrebbe essere interessato? Generali?
Non saprei: Generali, forse UniCredit, magari se fa loro uno sconto…
Perché no? Se è per qualche tempo.
 stato difficile cambiare il progetto del grattacielo, che prevedeva in cima un "buco" rotondo, finendo per suscitare contrarietà da parte di quei cinesi che vi hanno intravisto l’odiato disco rosso del Sol levante?
La modifica ha richiesto tempo e un budget addizionale. Tecnicamente, però, alla fine è più facile realizzare la forma quasi rettangolare, e non c’è stato bisogno di realizzare la prevista ruota e passerella panoramica. I costi aggiuntivi sono stati contenuti. Dalla circolarità tipica delle monete metalliche, si è passati alla più moderna rettangolarità della carta di credito.
Dicono che sia lei il primo architetto dei suoi progetti. Non deve essere facile il rapporto con gli architetti.
 vero che sono coinvolto io stesso in prima persona nella concezione, nel design e nella realizzazione. Il risultato è frutto del dialogo tra me e loro, senza timore d’innovare: abbiamo cambiato tante cose in corso d’opera, per progetti con tempi lunghi, come i 17 anni di Roppongi Hills o di Shanghai. Per Shanghai, l’architetto William Pedersen mi ha detto che, se ci fosse stato un semplice concorso, il risultato sarebbe stato molto diverso. Occorrono intelligenza e flessibilità. Mi avevano detto che non era una buona idea mettere insieme tanti architetti, come ho fatto per le strutture di Roppongi Hills. Ma le cose sono andate per il meglio.
Perché non si quota in Borsa?
Potrei farlo in futuro, quando il mio stile di management potrà essere meglio compreso. Ma certo i miei progetti hanno un’incubazione molto lunga: la pazienza degli azionisti interessati a redditività e ritorni in tempi più brevi sarebbe messa alla prova. Non potrei, ad esempio, comprare piccoli appezzamenti in vista di sviluppi futuri nell’area considerata, come ho fatto nell’area di Toranomon e Shimbashi a Tokyo. più probabile che continuerò a dialogare con singoli grandi investitori per trovare forme di collaborazione.
In Giappone la concorrenza per le aree di pregio si è intensificata. posto per gli investitori esteri?
 fuori di dubbio che a creare una cosiddetta «minibolla» siano stati investitori interessati a una speculazione a breve termine. stato il management giapponese di alcune istituzioni straniere a manovrare. Credo che il real estate abbia bisogno di investitori che non pensino solo al breve periodo: le prospettive su Tokyo restano buone. E buona parte della «minibolla» si sta sgonfiando.
Come vede l’andamento dell’economia giapponese?
L’effetto globale della crisi subprime non appare esaurito, il rallentamento Usa è chiaro, i prezzi delle commodity stanno esplodendo: non c’è una chiara prospettiva e i timori di stagflazione non sembrano senza fondamento. I cambiamenti ci convincono sempre più della possibilità che abbiamo di dare un contributo a un rimodellamento urbano, che renda Tokyo più competitiva e attraente per i settori economici d’avanguardia e per le persone che ci vivono e lavorano.
Altri progetti in Asia?
Per l’Asia un annuncio arriverà in autunno.
E perché non viene in Europa?
In Europa mi pare difficile. Da voi lo sviluppo verticale non è apprezzato, magari non si possono costruire edifici più alti del campanile. Le complicazioni sono tante, specie se non si tratta di varare progetti di ampio respiro. Potrei fare qualcosa in Russia. La prima cosa da realizzare ora è la seconda fase di sviluppo a Shanghai. Sarà pronta per l’Expo del 2010.
Sa che l’Expo sarà a Milano?
Ah sì. Interessante, mi sorprende un po’.
La sua assistente e consulente personale, Yu Serizawa, bisbiglia di conoscere bene il sindaco Letizia Moratti: «So che lei verrà di nuovo in Giappone a ottobre». Chissà.
Stefano Carrer