Varie, 28 giugno 2008
DORIS ENNIO
Tombolo (Padova) 3 luglio 1940. Banchiere. Presidente di Banca Mediolanum, amministratore delegato di Mediolanum Spa, gruppo leader nel risparmio gestito, di cui è anche il principale azionista con Silvio Berlusconi (detiene il 35% della holding, il 5% sua moglie Lina Tombolato, mentre Fininvest ha il 35,88%). Nato da una famiglia povera in «uno dei Paesi più poveri del Veneto» del secondo dopoguerra, ragioniere, a diciotto anni inizia a lavorare in Antonveneta, a ventinove entra, da dipendente, nel settore della vendita di prodotti finanziari e dei fondi d’investimento. Un giorno legge un’intervista dove Silvio Berlusconi dice: ”Se qualcuno ha un’idea e vuole diventare imprenditore, mi venga a trovare. Non vada da Agnelli o De Benedetti perché tanto non lo riceveranno. Io sì. E se l’idea è buona, la realizziamo insieme". Un mese dopo Doris incontra il Cavaliere per caso a Portofino e gli propone la sua idea: una banca che abbia come obiettivo quello di ”risolvere tutti i problemi del cliente e della sua famiglia” attraverso la gestione dal risparmio e dalla previdenza. Il 2 febbraio 1982 fonda ”Programma Italia”, società partecipata al 50% da lui e al 50% dalla Fininvest di Berlusconi. Due anni dopo acquisiscono le due compagnie assicurative Mediolanum Vita e Mediolanum Assicurazione. Nell’85 Doris e Fininvest creano Gestione Fondi Fininvest, che si occupa di Fondi comuni d’investimento. L’anno della svolta è il 1995. I due soci danno vita a Mediolanum S.p.A. holding di tutte le attività del settore, nel 1996 la quotano in Borsa mantenendo ognuno una quota del 25,5%. L’anno successivo ”Programma Italia” si trasforma in Banca Mediolanum, una banca telematica d’Italia che sfrutta l’interconnessione tra il telefono e il teletext del televisore. L’iniziativa ha successo, e nel 2000, grazie ai risultati economici ottenuti, Mediolanum si espande all’estero (in Spagna, acquisendo Finbanc) ma soprattutto in Italia attraverso uno scambio azionario del 2% con Mediobanca, con la quale crea Duemme (poi Banca Esperia), una joint-venture nel settore di private banking per una clientela di fascia alta. Una mossa che fa entrare Doris nel patto che gestisce Mediobanca e rappresenta l’ingresso di Berlusconi nell’istituto di Enrico Cuccia, tradizionalmente il ”salotto buono” della finanza italiana. Erano anni che il Cavaliere ci provava. Il banchiere di via Filodrammatici aveva negato al Cavaliere l’ingresso in Mediobanca nel ”92. Ma si avvia una collaborazione significativa, difatti è proprio Mediobanca ad accompagnare l’ingresso in Borsa di Mondadori, nel 1994. Due anni dopo, però, quando Berlusconi decide di quotare la ben più preziosa Mediaset, la mediazione è affidata a Morgan Stanley e Imi. Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, racconta che Mediobanca non solo non collaborò a quell’operazione, ma tentò invece di farla saltare. «Vi fu un incontro in una sede importante nella quale i rappresentanti di Mediobanca ci dissero: "Voi avete un conflitto d’interessi, dovete congelare il 60% del capitale e cambiare tutto il management"». A detta di Berlusconi i suoi rapporti con Cuccia erano sempre stati buoni: «Ogni volta che ho incontrato Cuccia ho sempre avuto modo di percepire un atteggiamento di stima e di simpatia nei miei confronti. Mai, dico mai, ho potuto verificare quella leggendaria ostilità che Cuccia nutrirebbe verso di me» (gennaio ’ 97). Soltanto nell’anno della morte del banchiere, però, il Cavaliere riuscirà a entrare in Mediobanca. Un passaggio gestito da Doris, che viene ammesso in via Filodrammatici anche grazie alle sue buone relazioni con l’ amministratore delegato Vincenzo Maranghi. «Un manager validissimo. Abbiamo legato da subito. Una vera sintonia», dice di lui Doris. Durante uno dei loro incontri i due considerano che «l’ Italia è cambiata, ci sono tanti nuovi protagonisti, patrimoni cresciuti in tempi relativamente brevi. Un mercato di grande interesse, non possiamo lasciare che le banche straniere se ne impossessino». Nasce da questo l’ingresso in Mediobanca di Mediolanum, una mossa in cui la politica, assicura Doris, non c’entra: «Io mediatore per conto di Berlusconi? C’ è senz’ altro chi mette di mezzo queste cose. Tutte frottole. Qui di mezzo ci sono solo gli affari, che entrambi sappiamo condurre molto bene». In ogni caso Mediolanum entra con quel 2% di azioni, all’interno del riassetto di Mediobanca dovuto all’uscita di Comit, passata sotto il controllo di Banca Intesa. A quel punto Mediolanum tenta il colpo grosso (intenzione sempre smentita da Doris, in realtà). A cavallo tra il 2001 e il 2002 progetta la fusione con Unicredit, una delle più grandi banche italiane, che avrebbe consentito a Mediolanum di diventare l’azionista principale di Mediobanca, e di conseguenza di Generali. Doris e Berlusconi si sarebbero collocati così al centro del sistema finanziario italiano. L’operazione non va in porto per l’aperta ostilità dei manager Alessandro Profumo e Pietro Modiano, vicini al centrosinistra. Nel frattempo Mediolanum si è ulteriormente rafforza all’estero, in Germania, con l’acquisizione di Bankhaus August Lenz.e Co. La fusione tra UniCredit e Capitalia, con il conseguente collocamento di una quota del 9,4% di Mediobanca da parte del nuovo istituto, offre a Doris e Berlusconi una nuova occasione di crescere in Piazzetta Cuccia. A dicembre 2007, difatti, Mediolanum sale dal 2% al 3,38% (a cui va agginto un altro 0,11% in mano alla H-Invest di Doris), mentre Fininvest compra il 2%. Un cambiamento rilevante dell’assetto di Mediobanca, dato che è un ulteriore passo avanti verso l’addio al patto di sindacato guidato da Cesare Geronzi, che controlla il 47,7%. Il patto scadrà a fine 2009, e Tarek Ben Ammar, amico di Berlusconi e portavoce dei soci francesi di Mediobanca (Groupama e Bolloré, che hanno il 10%) ha lasciato capire che potrebbe non essere rinnovato. E col passaggio dal patto a nuove geometrie di alleanze a Piazzetta Cuccia, Doris e Berlusconi si preparano a giocare una parte da protagonisti.