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 2008  maggio 12 Lunedì calendario

Anno V - Duecentodiciannovesima settimanaDal 5 al 12 maggio 2008Governo Berlusconi ha formato il suo quarto governo e la lista dei ministri è questa:Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Fi)Ministro degli Esteri Franco Frattini (Fi)Ministro degli Interni Roberto Maroni (Lega)Ministro dell’Economia Giulio Tremonti (Fi)Ministro della Difesa Ignazio La Russa (An)Ministro della Giustizia Angelo Alfano (Fi)Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (Fi)Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi (Fi)Ministro dello Svil

Anno V - Duecentodiciannovesima settimana
Dal 5 al 12 maggio 2008

Governo Berlusconi ha formato il suo quarto governo e la lista dei ministri è questa:

Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Fi)
Ministro degli Esteri Franco Frattini (Fi)
Ministro degli Interni Roberto Maroni (Lega)
Ministro dell’Economia Giulio Tremonti (Fi)
Ministro della Difesa Ignazio La Russa (An)
Ministro della Giustizia Angelo Alfano (Fi)
Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (Fi)
Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi (Fi)
Ministro dello Svil. Economico Claudio Scajola (Fi)
Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (An)
Ministro del Welfare Maurizio Sacconi (Fi)
Ministro delle Pol. agricole Luca Zaia (Lega)
Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (Fi)

Ci sono poi nove ministri senza portafoglio (cioè non hanno soldi e devono ricorrere ai fondi della Presidenza del Consiglio):

Ministro delle Riforme Umberto Bossi (Lega)
Ministro dei Rap. con le Regioni Raffaele Fitto (Fi)
Ministro dei Rap. col Parlamento Elio Vito (Fi)
Ministro delle Pol. europee Andrea Ronchi (An)
Ministro della Pub. amministr. Renato Brunetta (Fi)
Ministro della Semplificazione Roberto Calderoli (Lega)
Ministro delle Pol. giovanili Giorgia Meloni (An)
Ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna (Fi)
Ministro per il Programma Gianfranco Rotondi (Dca)

La legge non permette di avere un esecutivo con più di 60 persone e Napolitano ha più volte messo in guardia Berlusconi dall’idea di cambiarla: l’esperienza dei 103 membri del governo Prodi ha lasciato il segno. Per vice-ministri e sottosegretari non restano così che 39 posti. Anzi 38: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio è infatti già stato nominato. Si tratta del potentissimo braccio destro di Berlusconi, Gianni Letta.

Qualche retroscena Il governo non ha vicepresidenti del Consiglio per evitare qualunque gelosia nei confronti di Gianni Letta, che Berlusconi avrebbe voluto come suo vice. An e Lega sono stati trattati alla pari: quattro ministeri ciascuno, due dei quali senza portafoglio. Le donne sono quattro: anche qui, due col portafoglio e due senza. Giorgia Meloni, di 31 anni, è il ministro più giovane nella storia della Repubblica. La stampa straniera ha giudicato Mara Carfagna (33 anni) la ministra più bella del mondo. Roberto Calderoli, contro il quale Gheddafi e la Lega araba avevano fatto campagna, ha chiesto scusa prima della nomina e ha così ottenuto l’okay anche di Gheddafi (Calderoli, al tempo delle vignette danesi, s’era sbottonato la camicia durante un’intervista al Tg1 e aveva mostrato una maglietta decorata da una delle vignette anti-islamiche: l’esibizione aveva provocato manifestazioni di protesta in Libia e una decina di morti). Elio Vito doveva essere ministro della Giustizia, ma i magistrati hanno fatto sapere che il nome non era gradito. Berlusconi, che in questa fase non vuole scontri, lo ha dirottato sui Rapporti col Parlamento e ha costretto Alfano - che in un primo tempo aveva detto di no perché temeva di fare la fine di Mastella - ad accettare quel dicastero tanto spinoso.

Primi provvedimenti Il governo terrà il suo primo consiglio dei ministri a Napoli la prossima settimana. Sono già pronti almeno due decreti legge, uno riguardante l’mmigrazione e un altro la sicurezza. Immigrazione: la clandestinità verrà considerata un reato, i Centri d’accoglienza (Cpt) verranno moltiplicati in modo tale da averne almeno uno per regione. Quelli esistenti saranno ampliati. Si tratterà, anche sotto il profilo giuridico, di vere e proprie prigioni dove tenere i clandestini prima del rimpatrio e, forse, dove dirottare anche qualche detenuto. Il decreto sulla sicurezza, infatti, prevede l’innalzamento delle pene detentive minime per un mucchio di reati che colpiscono la gente qualunque (rapine, scippi, furti in casa, violenze sessuali, maltrattamenti di donne e bambini). Innalzando le pene detentive minime oltre i tre anni si rende automaticamente non applicabile il regime dei benefici, tipo la libertà condizionata o gli arresti domiciliari o le varie semilibertà. In generale, il governo vuol rendere più facile l’arresto e più certa la detenzione, al punto che qualcuno ha battezzato i provvedimenti in arrivo come un ”anti-indulto”. Ostacolo serio a questa politica è lo stato delle carceri, che non sono in grado di ospitare decentemente più di quarantamila detenuti e che si sono rapidamente riempite dopo lo svuotamento provocato dall’indulto. Siamo di nuovo in prossimità dei 50 mila ospiti. Anche se nessuno dei membri del governo l’ha detto con chiarezza, è sembrato di capire che una soluzione-tampone potrebbero essere proprio quella dei Cpt, più semplici da costruire e moltiplicare.

Altri provvedimenti Matteoli ha ribadito che il Ponte sullo Stretto, accantonato da Prodi, sarà costruito insieme con una serie di altre grandi opere, Brunetta ha dichiarato guerra ai fannulloni e detto che interverrà sulla Pubblica amministrazione come un ciclone: entro due-tre anni tutti i rapporti col pubblico (compresa la richiesta di documenti) saranno regolati via Internet: «dedicherò a questo il 90 per cento del mio tempo, per i sindacati non resterà che il residuo 10». Tremonti ha incontrato Padoa-Schioppa e, dopo il passaggio di consegne, ha annunciato che non esiste nessun tesoretto e che si annunciano tempi difficili. Nuovi aumenti significativi dei prezzi, specialmente nel settore energetico sono infatti stati annunciati per luglio. «Però chiederemo sacrifici a banchieri e petrolieri. Categorie che hanno guadagnato benissimo in questo periodo». Ribadita anche la promessa di abolire integralmente l’Ici (non si sa in che modo i Comuni si rifaranno). A Roma Alemanno vuol togliere le prostitute dalle strade: «Le donne disposte a vendere il proprio corpo, lo facciano a casa loro».

Travaglio Marco Travaglio, invitato a Che tempo che fa per parlare del volume Se li conosci li eviti, attacca Schifani, appena eletto presidente del Senato, citando un passo del libro in cui, appoggiandosi su quanto scritto dal giornalista dell’Ansa Lirio Abbate, si racconta che Schifani ha frequentato mafiosi. Scandalo generale e replica prima di tutto di Gasparri, il quale precisa che le persone frequentate da Schifani (ci aveva fatto società) furono individuate come mafiose diciotto anni dopo la pretesa frequenza. Seguono reprimende verso il direttore generale Cappon da parte di tutti i partiti, tranne Di Pietro. Fazio, domenica sera, è costretto a leggere un comunicato di scuse e a giurare di non aver voluto tendere nessuna trappola. «Non saprei neanche come si fa. Bisogna consultare le pagine gialle?».

Sgarbi Letizia Moratti ha licenziato Vittorio Sgarbi che non è dunque più assessore alla Cultura del comune di Milano. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe l’esibizione di Sgarbi da Santoro: mentre Travaglio ricopriva pacatamente di veleno tutto quello che gli capitava a tiro, Sgarbi urlava: «Pezzo di merda, bugiardo, sei bugiardo, non è vero» eccetera. Il sindaco deve esserne stata colpita perché nel comunicato, che non cita alcun fatto specifico, allude a comportamenti non in linea con quelli che ci si aspetta da un pubblico amministratore. Ci sono però altre questioni. Una, quasi goliardica: Sgarbi ha fatto approvare ai colleghi di giunta il patrocinio di un festival gay e per farlo passare ha tolto dalla titolazione del programma ogni accenno alla cultura omosessuale (una manifestazione di arte gay intitolata Vade retro era stata bloccata in passato dalla Moratti, ribattezzata per l’occasione ”suor Letizia”). L’altra, molto più seria: a Sgarbi non piacciono i grattacieli storti di Lebeskind, che devono sorgere nell’area dell’ex Fiera di Milano (domenica scorsa c’è stata la prima demolizione). Qui, l’opposizione di Sgarbi, annunciata e tutta dettata dal gusto, può bloccare appalti, finanziamenti eccetera. Meglio fuori.