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 2008  giugno 26 Giovedì calendario

Il Sole-24 Ore, giovedì 26 giugno Shanghai. Entro cinque anni la Cina diventerà il principale produttore mondiale di energia eolica

Il Sole-24 Ore, giovedì 26 giugno Shanghai. Entro cinque anni la Cina diventerà il principale produttore mondiale di energia eolica. «Stiamo preparando un piano per costruire la Diga delle Tre Gole dell’energia eolica» ha annunciato ieri Zhou Xian, direttore dell’Ufficio Energia della National Development and Reform Commission. Xian, tuttavia, non ha svelato dove, come e quando il Dragone realizzerà il colossale campo di mulini a vento paragonabile per potenza alla più grande centrale idroelettrica del pianeta situata sullo Yangtze River. Archiviata la prima fase dello sviluppo industriale, quella dove era importante produrre su scala massiccia senza badare troppo all’impatto ecologico, qualche anno fa la tutela dell’ambiente è diventata una priorità. Pechino ha compreso che acqua, terra e aria avvelenata sono una bomba a tempo piazzata nel cuore della società. Così, mentre 20 città cinesi scalavano la classifica delle 30 metropoli più inquinate del pianeta, nel 2005 il Governo ha lanciato un ambizioso piano energetico per diversificare il proprio portafoglio energetico, oggi ancora troppo dipendente dal carbone (copre circa il 70% del fabbisogno nazionale) e dal petrolio (25%), a favore delle fonti rinnovabili. Circa 270 miliardi di dollari di investimenti in 15 anni, con l’obiettivo di produrre il 15% dell’energia nazionale tramite fonti rinnovabili entro il 2020. L’energia eolica è diventata uno dei pilastri di questo progetto. Per la verità, ai cinesi è sempre piaciuta l’idea di utilizzare il vento per produrre energia. La prima centrale fu costruita a metà degli anni ’80 nello Shandong. Ma era solo un esperimento pilota. Bisognerà attendere una decina d’anni perché Pechino si convinca dell’utilità ambientale ed economica dell’eolico. Nel 1997 il Governo lancia il programma "Cavalcare il vento", con il quale invita le aziende straniere del settore a investire oltre la Grande Muraglia. In cambio offre incentivi fiscali. Grazie a questa politica, nel 2004 in Cina funzionavano 40 centrali (le più grandi nello Xinjiang e in Mongolia Interna) con una capacità installata di 0,8 gigawatt. Nell’ultimo biennio, complice anche l’aumento del prezzo del petrolio, i mulini della Cina hanno iniziato a ruotare sempre più vorticosamente. Nel 2007 l’energia eolica ha sfornato sei gigawatt di potenza; alla fine di quest’anno la capacità totale delle centrali a vento cinesi salirà ad oltre 10 gigawatt. Con questi numeri, oggi Pechino è il sesto produttore mondiale di energia eolica del mondo. Ma il vento ha appena iniziato a soffiare oltre la Grande Muraglia. Entro la fine del decennio, la Cina si ripromette di raddoppiare la capacità delle proprie centrali a 20 gigawatt, per poi arrivare ad 80 nel 2020. Si tratta di un affare colossale in cui i cinesi si sono gettati a capofitto, soppiantando le società straniere che con le loro tecnologie avevano fatto da apripista. Un affare che sta cambiando anche il proprio orizzonte: dalla terra al mare. lì, lungo quei 15mila chilometri di costa, la nuova frontiera dell’energia eolica cinese. Secondo le stime dell’Istituto Meteorologico Nazionale, la produzione eolica offshore, finora poco utilizzata per ragioni economiche (costruire centrali in mezzo al mare è più complesso e finisce per costare il doppio), offre una capacità potenziale tripla (750 gigawatt) rispetto a quella della terraferma. Luca Vinciguerra