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 2008  giugno 27 Venerdì calendario

(Il Velino.it) - ”Il Papa non veste Prada, ma Cristo”: è la provocazione dell’Osservatore romano, che annuncia che dal 29 giugno prossimo ”cambia il pallio indossato da Benedetto XVI per le solenni celebrazioni liturgiche” e intanto smentisce che le scarpe rosso siano firmate da Prada: ”Naturalmente l’attribuzione era falsa” scrive il foglio vaticano per cui ”la banalità contemporanea non si è nemmeno accorta che il colore rosso racchiude un nitido significato martiriale”

(Il Velino.it) - ”Il Papa non veste Prada, ma Cristo”: è la provocazione dell’Osservatore romano, che annuncia che dal 29 giugno prossimo ”cambia il pallio indossato da Benedetto XVI per le solenni celebrazioni liturgiche” e intanto smentisce che le scarpe rosso siano firmate da Prada: ”Naturalmente l’attribuzione era falsa” scrive il foglio vaticano per cui ”la banalità contemporanea non si è nemmeno accorta che il colore rosso racchiude un nitido significato martiriale”. Allo stesso modo, le osservazioni sulle scelte di ”abbigliamento” di Bendetto XVI - segnalato come uno degli uomini più eleganti dalla rivista statunitense Esquire - sarebbero segno di ”frivolezza molto caratteristica di un’epoca che tende a banalizzare ciò che non comprende” e non avrebbero compreso ”l’uomo semplice e sobrio” che è Ratzinger, che ”nel giorno della sua elezione al papato, ha mostrato a tutto il mondo le maniche di un modesto maglioncino nero”, che si vedevano attraverso la talare. Lo ”stile Ratzinger” è stato notato quando il Papa ha cominciato a riprendere alcuni indumenti di radicata tradizione papale come il camauro (copricapo invernale di velluto rosso bordato di ermellino) o il cappello a tesa larga detto ”saturno”, o la mozzetta bianca per il tempo pasquale (pare su diretto suggerimento del segretario monsigor Georg Gaenswein). Ora, dal 29 giugno - giorno in cui abitualmente vengono imposti i palli agli arcivescovi metropoliti nominati nell’anno - Benedetto XVI indosserà un nuovo pallio, ”a forma circolare chiusa, con i due capi che pendono nel mezzo del petto e del dorso. La foggia risulterà più larga e più lunga, mentre sarà conservato il colore rosso delle croci che lo adornano”. Il ’vigile’ Ratzinger Monsignor Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, spiega che ”alla luce di attenti studi sembra che si possa affermare che il pallio lungo e incrociato sulla spalla sinistra (voluto da Giovanni Paolo II, ndr) non è stato più portato in Occidente a partire dal IX secolo”. Dunque l’uso del nuovo pallio vuole ”sottolineare maggiormente il continuo sviluppo che questa veste liturgica ha continuato ad avere” e ovviare a un problema di ordine pratico (non specificato) del pallio attuale. Anche che il pastorale a forma di croce greca - che da qualche mese sostituisce quello sormontato dal crocifisso - non è appena ”un ritorno all’antico, ma testimonia uno sviluppo nella continuità”. Esso ”risponde in modo più fedele alla forma del pastorale papale tipico della tradizione romana”. Inoltre il pastorale di Pio IX ”risulta più leggero e maneggevole del pastorale introdotto da Paolo VI”. In realtà lo stesso Giovanni Paolo II negli ultimi anni di Pontificato ha usato un pastorale leggero, copia esatta di quello di Paolo VI, ma sempre sormontato dal crocifisso.  questo pastorale ”versione light” che Benedetto XVI ha utilizzato fino a qualche mese fa. lo stesso pastorale che è stato concesso per una mostra negli Stati Uniti e - quindi - sostituito da quello con la croce. Che ora è diventato definitivo, con tanto di spiegazione teologica. Per le vesti liturgiche ”l’importante non è l’antichità o la modernità, quanto la bellezza e la dignità, componenti importanti di ogni celebrazione liturgica” spiega monsignor Marini. Quanto ad alcuni elementi dell’arredo, il trono ”usato in particolari circostanze, vuole mettere in risalto la presidenza liturgica del Papa”. Le scarpette rosse di Papa Ratzinger La croce, tornata al centro dell’altare, ”indica la centralità del crocifisso nella celebrazione eucaristica e l’orientamento esatto che tutta l’assemblea è chiamata ad avere”. La prassi di distribuire la comunione ai fedeli in bocca e in ginocchio diventerà abituale nelle cerimonie papali, dice monsignor Marini, che ricorda: ”La distribuzione della comunione sulla mano rimane tuttora un indulto alla legge universale”. Inoltre, aggiunge, la comunione in ginocchio ”meglio mette in luce la verità della presenza reale nell’Eucaristia, aiuta la devozione dei fedeli, introduce con più facilità al senso del mistero. Aspetti che, nel nostro tempo, pastoralmente parlando, è urgente sottolineare e recuperare”. Ecco allora che - scrive l’Osservatore - ”quelle frivolezze inopportune nascondevano un nocciolo di paradossale verità: in effetti, a volte, anche la confusione e la stupidità riescono a percepire – in modo frammentario, confuso e snaturato – realtà che veramente esistono. E la verità è che in Benedetto XVI è, in effetti, presente una profonda preoccupazione per il vestiario; una preoccupazione però di natura molto diversa. Nell’attenzione per la liturgia dobbiamo inquadrare l’importanza – visibile per qualsiasi persona non completamente stordita dalla frivolezza – che Benedetto XVI attribuisce ai paramenti e, in modo particolare, agli ornamenti liturgici. Il sacerdote non sceglie tali ornamenti per un vezzo estetico: lo fa per rivestirsi di Cristo”. Gli ornamenti liturgici ”rappresentano questo”. Insomma, ”il Papa non veste Prada, ma Cristo - conclude il quotidiano d’oltretevere -. E questa sua preoccupazione non riguarda l’’accessorio’, ma l’essenziale. Questo è il significato degli ornamenti liturgici che Benedetto XVI si preoccupa di curare, per rendere più comprensibile agli uomini del nostro tempo la realtà più vera della liturgia”. Dagospia 26 Giugno 2008