Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  giugno 26 Giovedì calendario

L’ambientalista scettico Capitolo XXV: Disagio o progresso? Per avere un miglioramento dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo bisogna garantire una crescita che liberi queste popolazioni dalla fame e dalla miseria poiché l’esperienza storica insegna che è necessario raggiungere un certo livello di ricchezza per cominciare a pensare ai problemi ambientali e per affrontarli

L’ambientalista scettico Capitolo XXV: Disagio o progresso? Per avere un miglioramento dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo bisogna garantire una crescita che liberi queste popolazioni dalla fame e dalla miseria poiché l’esperienza storica insegna che è necessario raggiungere un certo livello di ricchezza per cominciare a pensare ai problemi ambientali e per affrontarli. Per quanto riguarda i paesi industrializzati si sono avuti grandi miglioramenti, anche se sono ancora necessari provvedimenti a favore dell’ambiente. Però bisogna stabilire un ordine di priorità negli interventi. Gli ambientalisti, Al Gore, Lester Brown e altri, amano ripetere la litania della perdita «del senso di comunione con il mondo», che sta portando a una distruzione ambientale senza precedenti: In realtà negli ultimi 400 anni la nostra civiltà ha realizzato un progresso continuo e straordinario: L’aspettativa di vita è cresciuta tantissimo, non muoiono più tanti bambini come in passato, non ci sono più tante malattie come prima, la percentuale della popolazione che soffre la fame è diminuita, tutti i paesi sono diventati più ricchi, è stato conquistato l’accesso a tante comodità ed è più alto il livello di istruzione. Ciò non vuol dire che tutto vada bene: la situazione è migliorata, ma non è ancora sufficientemente buona. Ci sono ancora troppe persone che muoiono di fame, ci sono ancora troppi poveri. Si muore ancora per l’inquinamento dell’aria. Ma il quadro, per quanto drammatico, non è così pessimisticamente condannato all’autodistruzione come amano ripetere gli allarmisti. L’attività di ricerca non è mai stata così intensa come oggi e spesso si scoprono connessioni causali di minima rilevanza tra fenomeni. Allo stesso tempo le organizzazioni che si occupano di ambiente hanno un crescente bisogno di accaparrarsi l’attenzione del pubblico e conseguentemente segmenti di mercato. Anche i media sono alla continua ricerca di notizie interessanti e sensazionalistiche, che spesso finiscono per concentrare l’attenzione sugli aspetti negativi dei fatti, fornendo altri motivi di preoccupazione. Per stabilire una priorità nelle cose da fare occorre chiedersi quanto rilevante sia l’inquinamento nelle perdite di vite umane. La maggior parte di anni perduti nei paesi in via di sviluppo è imputabile alla fame, alla mancanza di acqua potabile e di igiene. Questi problemi sono praticamente scomparsi nei paesi industrializzati, dove però si muore soprattutto per colpa del tabacco, dell’alcool, delle droghe, della mancanza di attività fisica, dell’ipertensione. Nell’area Ocse la percentuale di decessi da inquinamento, per esempio dell’aria, è incredibilmente bassa. evidente che si salvano più vite umane con campagne di educazione contro il fumo, per esempio, che con la riduzione delle emissioni. La società utilizza enormi quantità di risorse per regolamentare sia i rischi di natura sanitaria sia i rischi ambientali, come le tossine. Ma si è visto che i pesticidi, per esempio, provocano un numero di decessi molto basso: siccome però godono di grande attenzione da parte dei mezzi di informazione, in tanti ritengono che siano assai pericolosi. «Dalla ripetizione costante della litania deriva una precisa regolamentazione o addirittura l’eliminazione delle tossine, ma a scapito di altri settori in cui le stesse risorse potrebbero portare a miglioramenti molto più rilevanti» (Bjørn Lomborg). In questo libro si è dimostrato che molte delle nostre credenze più radicate derivanti dalla litania sul degrado ambientale non sono confermate dai fatti. Le condizioni del mondo non stanno peggiorando in continuazione. Non è vero che dietro l’angolo ci attende una catastrofe ecologica destinata a punirci. di importanza cruciale concepire l’ambiente come una delle sfide che l’uomo deve affrontare per creare un mondo ancora migliore e per far avanzare al massimo il progresso. Le iniziative di carattere ambientale devono avere fondamenta solide ed essere valutate in base ai vantaggi e agli svantaggi che offrono, nello stesso modo in cui vengono valutate le proposte di potenziamento dell’assistenza medica pubblica, l’aumento dei finanziamenti per le arti o un taglio delle tasse. Dunque, come già detto, occorre stabilire un ordine di priorità per utilizzare le risorse a disposizione nel modo più efficiente. Se le decisioni saranno basate sulla diffusa percezione che il mondo stia andando in rovina, le scelte si riveleranno di scarsa efficacia o addirittura controproducenti. In Perù le autorità in passato si rifiutarono di aggiungere cloro all’acqua potabile perché temevano il rischio di cancro: quella decisione è oggi considerata la principale causa della violenta epidemia di colera del 1991. Se avessero saputo che il rischio di cancro derivante dal cloro è minimo forse l’epidemia non sarebbe mai scoppiata. «Pensateci un momento e chiedetevi: quando avreste preferito nascere? Molti sono ancora soggiogati dalla litania e continuano a vedere con la mente bambini che crescono in un mondo senza cibo né acqua, inquinato, colpito da piogge acide e surriscaldato. Ma quelle immagini sono un misto di pregiudizi e mancanza di analisi. Questo è il reale messaggio del libro: i bambini che nascono oggi, tanto nei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo, vivranno più a lungo e saranno più sani, avranno più cibo a disposizione, un’istruzione migliore, standard di vita più elevati, più tempo libero e molte opportunità in più: E tutto ciò senza che l’ambiente globale venga distrutto. Viviamo in un mondo meraviglioso» (Bjørn Lomborg). FINE