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 2008  giugno 26 Giovedì calendario

Corriere della Sera, giovedì 26 giugno Cibi fatti su misura. Cappuccino con schiuma perfetta, gelato sempre cremoso, maionese senza grassi, salsicce della stessa tonalità di rosa

Corriere della Sera, giovedì 26 giugno Cibi fatti su misura. Cappuccino con schiuma perfetta, gelato sempre cremoso, maionese senza grassi, salsicce della stessa tonalità di rosa. Il menù del futuro non è solo questione di chef ma anche di gastroscienziati. Il domani è già pronto. Cucinato nei centri di ricerca delle multinazionali alimentari di tutto il mondo. E se da un lato le novità gastronomiche hi-tech stuzzicano l’appetito e la fantasia di molti, dall’altro hanno fatto scattare l’allarme dell’Unione europea. La Commissione Ue, consapevole della delicatezza della materia, ha incaricato l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) di indagare sugli eventuali rischi e di indicare le possibili applicazioni dei nanofoods. Entro la fine di giugno la Commissione dovrebbe ricevere dall’Efsa un parere scientifico preliminare e in autunno quello definitivo per poter così decidere sul da farsi. «Tempi biblici» secondo i consumatori. Già nel 2004 la Royal society, la più antica istituzione scientifica del mondo, su commissione del governo inglese fece un’indagine da cui risultò una duplice raccomandazione: da un lato una grande fiducia verso le nanotecnologie e i loro vantaggi presenti e futuri, dall’altro la necessità di test e ricerche per dissipare le incertezze sugli effetti delle nanoparticelle sulla salute umana e dell’ambiente. Oltre all’introduzione di una normativa di controllo. «Non siamo ancora in grado di affermare se i nano-cibi siano dannosi per la nostra salute – spiega Jurek Vengels di Friends of the Earth Germania, associazione che a livello internazionale ha appena diffuso un rapporto sulle nanotecnologie nel cibo e in agricoltura ”. Ma una cosa è certa, molti materiali oltre a diventare chimicamente più reattivi in misura nano, sono anche più facilmente assorbiti dal corpo proprio perchè infinitamente piccoli. Gli stessi nanomateriali utilizzati dall’industria alimentare se testati su cavie di topo hanno causato danni a fegato e reni degli animali. Altri test hanno provato che le nanoparticelle possono anche essere tossiche per le cellule umane. Per tutti questi motivi è necessario che le authority alimentari blocchino l’utilizzo nell’industria dei cibi di nanoparticelle non sufficientemente testate». Questa è la richiesta dei consumatori. Ma bisogna attendere le decisioni della Ue. Cosa sono le nanoparticelle? Sono corpuscoli di dimensioni pari a 10 nanometri e anche inferiori. L’indagine di Friends of the Earth elenca oltre 100 tra alimenti (bevande alla cioccolata, cibo per bambini, carni trattate), additivi nutrizionali, prodotti chimici in agricoltura, pellicole del packaging che contengono nano-ingredienti e sono già in commercio. Quasi tutte le big dell’alimentazione fanno ricerca sulle nanotecnologie. «E per questo i governi dovrebbero imporre l’obbligo per l’industria di trascrivere nelle etichette la presenza o meno di elementi nano – dice Vengels ”. Così le persone possono decidere se mangiarli o meno». Nestlè, la più grande multinazionazionale alimentare (che ha appena chiesto a Bruxelles di ammorbidire la linea sugli Ogm) «riconosce nel lungo termine il potenziale delle nanotecnologie nel miglioramento delle proprietà e dei benefici del cibo - dice un portavoce della società - . E per questo ne sostiene la ricerca. Ma se il gruppo dovesse prendere la decisione di applicarle nei suoi prodotti, la prima condizione sarebbe l’approvazione da parte dei consumatori, oltre ai requisiti di qualità e sicurezza». In realtà già da alcuni anni micro particelle sono in circolazione. Come il silicio, utilizzato nel sale per evitare i grumi. Ma è solo negli ultimi anni che le multinazionali hanno cominciato a investire grosse somme nelle nano-ricerche. «E proprio per prevenire un’applicazione su larga scala di nanoparticelle potenzialmente tossiche nei cibi che i governi dovrebbero mobilitarsi e mettere a punto una normativa adeguata. Prima che ci troviamo in mezzo a un nuovo scandalo dell’alimentazione». Antonia Jacchia