A.Am., La Stampa 22/6/2008, 22 giugno 2008
Carlo Pignatelli La Stampa, domenica 22 giugno A otto anni raccoglieva gli spilli in una bottega del paese
Carlo Pignatelli La Stampa, domenica 22 giugno A otto anni raccoglieva gli spilli in una bottega del paese. A quindici, rifiniva le asole delle sue prime giacche nascosto nella toilette del treno. In quei 45 minuti di viaggio da Latiano a Brindisi (dove lavorava in una fabbrica di confezioni) Carlo Pignatelli si portava avanti. Poi di notte, a casa, con la macchina da cucire Pfaff pagata a rate, ultimava gli abiti commissionati dai suoi primi clienti. Il fatto a mano è sempre stato una sua fissa. «Gran parte dei segreti li ho imparati dal ”62 al 64 facendo l’apprendista in un paio di sartorie di Latiano», sorride con modestia lo stilista naturalizzato torinese che ieri ha celebrato a Milano 40 anni di carriera. E di successi, attestati da un fatturato di 55 milioni di euro, un’azienda di 140 dipendenti e 16 negozi monomarca nel mondo, più una valanga di licenze. Per l’occasione mega sfilata ispirata a 007, ribattezzato 008 (dato l’anno che corre), con colpo di scena finale dove Pignatelli nei panni del perfido Doctor Hook (acerrimo nemico di Bond) si svela al pubblico seduto sulla famosa poltrona girevole fra gli applausi. Mentre 40 indossatori con gli smoking in neoprene da sub scompaiono nel backstage (portandosi via tutti gli smoking, omaggio del re degli abiti da cerimonia). Domani, super party all’Archivio storico di Milano in via Senato, con Diego Abatantuono, Albano, Sebastiano Somma, Barbara D’Urso, Valeria Marini... Emozionato? «Sì, è stata una lunga avventura. Prima di vestire i calciatori e gli attori ho sudato sette camicie. In famiglia eravamo in 11. Mamma casalinga, papà faceva i fuochi d’artificio nelle case padronali...Fuggii al Nord». E dire che quando arrivò a Torino nel ”65 voleva diventare operaio alla Fiat. «Sognavo uno stipendio sicuro... Poi già dal secondo giorno ero nella sartoria di Rossini in via Arcivescovado, come lavorante. Lì ho imparato tutto. Fu la mia fortuna. Rossini tagliava benissimo, in seguito venne a lavorare per me». Nel ”68 Pignatelli apre la sua sartoria sotto la Mole. «Cercavo di differenziarmi facevo colli giganti, rivoluzionavo il formale. Lo alleggerivo, lo svecchiavo». Svolta con le collezioni da cerimonia. Comincia a vestire i calciatori della Juve, del Palermo e della Roma. Ma non solo. Oggi tocca ad Adrian Brody che a Torino sta girando «Giallo», di Salvatores». Suo fedelissimo è uno dei figli di Gheddafi («non fatemi dire il nome») gli ordina 200 abiti a botta, ogni stagione. «Mando una persona in aereo a prendere le misure e fare le prove». Fra i clienti più cari ci sono stati Alain Delon e Mastroianni. «Conobbi Marcello quando girava ”A che punto è la notte”, il remake de ”La donna della Domenica”. Aveva circa 65 anni Per lui facevo giacche a un bottone con i rever bassi e gli spacchi alti, era uno che di vestiti ci capiva. Delon era meno chiaccherone di Mastroianni, ma comunque un gran signore». E Berlusconi? «Diciamo che conosciamo...». Nell’ azienda lavorano tre dei suoi fratelli: «La famiglia è importante, deve restare unita». E i soldi? «Mi sono tolto qualche sfizio. Ho due case, una a Torino e l’altra in Argentina. E sono belle, le volevo così per ospitare gli amici. Forse perché da piccolo nella mia non potevo ricevere nessuno, eravamo veramente poveri. Ma i soldi non li sperpero». A.Am.