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 2008  giugno 22 Domenica calendario

La Stampa, domenica 22 giugno Ci voleva Barack Obama per consacrare a livello planetario la donna multitask, quella che ha tante braccia come la dea Kalì ma è molto più simpatica, quella che è sempre elegante ma risparmia sulla spesa, fa carriera ma non si perde una recita delle figlie a scuola

La Stampa, domenica 22 giugno Ci voleva Barack Obama per consacrare a livello planetario la donna multitask, quella che ha tante braccia come la dea Kalì ma è molto più simpatica, quella che è sempre elegante ma risparmia sulla spesa, fa carriera ma non si perde una recita delle figlie a scuola. Prima o poi doveva succedere. Che vinca o no le elezioni, Obama detta il profilo femminile vincente, il migliore possibile, quello della moglie Michelle, e lo fa dalla copertina del magazine «US Weekly» dove i due sorridono, teneramente abbracciati. Nella fotografia lei porta, come le capita spesso ultimamente, un vestito rosso, ma ha lasciato, si suppone, in cassaforte la collana di perle grosse come uova di piccione, poco adatta a un pubblico pop. Per il resto, il settimanale statunitense promette una storia d’amore mai raccontata, i retroscena, i dettagli, e intanto celebra le qualità indispensabili alla donna postmoderna. Michelle, che tutti paragonano a Jackie Kennedy per lo stile sobrio ma grintoso, gli abiti senza maniche, gli atteggiamenti, il carisma, è in realtà qualcos’altro, è l’incarnazione del Tutto, la mamma-moglie-avvocato-consigliere-personal-trainer, e scommettiamo che sa anche cucinare. Un profilo degno di essere studiato alla scuola di Quantico dall’Fbi: sarà aliena? La signora fa la spesa da Target, un discount retailer come Wal-Mart, pensa per prima cosa «al benessere delle figlie» Malia, nove anni, e Sasha, sette, (durante la campagna elettorale per le primarie democratiche nell’Iowa ha fatto mettere un albero di Natale in ogni stanza d’albergo destinata alle bambine), è l’orologio esistenziale del marito, gli ricorda i tempi, i doveri, le necessità, (ma lo rimprovera anche pubblicamente: russa! Lascia i calzini in giro! Non mette mai il burro in frigorifero!) e, pur vantando un curriculum impeccabile da donna in carriera alla Hillary Clinton, si concede la frivolezza di guardare «Sex and the City» con le sue amiche. Di fronte a una donna così c’è da restare stremate, soprattutto nel tentativo di imitarla, come fanno, senza saperlo, le «mamme acrobate» raccontate nel suo libro da Elena Rosci, «donne rassegnate a correre da casa all’ufficio e viceversa, cercando di non perdere pezzi, di essere persino felici». Figlia di un benzinaio, vissuta nel South Side, il quartiere più tosto di Chicago, Michelle ha studiato a Princeton, si è laureata alla Harvard Law School, è diventata avvocato, ha acchiappato Barack Obama (o è stata acchiappata) nello studio legale dove hanno cominciato insieme. E mentre Hillary Clinton ingoia la sconfitta nella corsa alla Casa Bianca, dice cose del tipo: «Non voglio diventare co-presidente», «Quando Barack si è candidato al Senato ero contraria, ero cinica sulla politica», come se la vittoria del marito alle primarie, la copertina di «US Weekly», la sfida elettorale di novembre, fossero quasi un obiettivo secondario. Ma è lì che Obama segna un altro punto. In fondo ci dice come deve essere la donna giusta. Certo, Jackie Kennedy è stata un’indimenticabile icona di stile con i suoi pigiama palazzo di Irene Galitzine, i suoi Oscar de la Renta, gli organdis di Micòl Fontana, i cappellini, i grandi occhiali neri, ma la sue vera erede non è Michelle, è Carla Bruni. Come in un gioco di prestigio, il glamour si è spostato da sinistra a destra, dai democratici ai conservatori. Ed è stato il presidente francese Nicolas Sarkozy a scoprire con soddisfazione quanto è chic avere una moglie che sa fare un perfetto inchino (difficilissimo) davanti alla regina Elisabetta. Michelle non è Carla, anche se è elegante, anche se hanno in comune un abito dello stesso dilagante viola, e non è Hillary, anche se è avvocato (avvocato è pure Cherie Blair, significherà qualcosa?) e di quelli tosti. La chiamano «The Closer». Hillary, poverina, è già passata di moda, già archiviata, e non perché veste male, ma perché è ferocemente arrivista, dura, maschile, un format da ritoccare, se esistesse una forma di chirurgia sociale. Le manca il calore, il suo matrimonio con Bill sa tanto di alleanza e basta. Nessuno se la immagina ai fornelli, come l’attuale first lady Laura Bush, senza dubbio la più riuscita reincarnazione contemporanea di Nonna Papera, che dispensa allegramente ricette per torte da quattromila calorie. Una regina anche lei, ma incompleta. A tutte e due manca qualcosa, almeno per piacere a Barack Obama, non come donne s’intende, ma come Mogli Modello. Michelle dimostra che tutto si può fare, che tutto si può avere, il successo, la carriera i figli, l’amore e anche le perle (le torte meglio di no, per la linea). E’ questa la nuova svolta politica, la sfida democratica, sociale, esistenziale. Signore, «yes, we can». Aiuto. Roselina Salemi