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 2008  giugno 23 Lunedì calendario

la Repubblica, lunedì 23 giugno «Non c´è stato bisogno di forzare la gente, di insistere, di chiamare più volte: i soldi per Obama arrivano senza fare pressioni, sembra di aprire un rubinetto»

la Repubblica, lunedì 23 giugno «Non c´è stato bisogno di forzare la gente, di insistere, di chiamare più volte: i soldi per Obama arrivano senza fare pressioni, sembra di aprire un rubinetto». Non erano ancora cominciate le primarie quando Frank Loy, avvocato, con un passato da sottosegretario agli Esteri durante la presidenza Clinton, raccontava senza nascondere lo stupore un fenomeno nuovo, «mai visto prima». E dire che Loy aveva già raccolto fondi per Gore e poi per Kerry, ha servito tre volte nell´Amministrazione americana, non è un ragazzino che si entusiasma. Prima c´era George W. Bush, capace di parlare al cuore dei grandi finanziatori in un modo che non era mai riuscito a suo padre e neppure a Ronald Reagan, prima c´era l´assoluto dominio dei repubblicani in qualsiasi cosa avesse a che fare con i soldi, poi è arrivata la macchina di Barack Obama, un miracolo di internet a cui non credeva neppure lui. Una macchina capace di rivoluzionare le elezioni presidenziali americane, i rapporti tra poteri economici e politica e la geografia della corsa alla Casa Bianca Un milione e mezzo di persone hanno spedito i loro soldi, il 93% dei contributi arrivati è sotto i 200 dollari. Grazie a internet e al messaggio di cambiamento è stata costruita una campagna popolare dove il peso delle lobby e delle multinazionali scompare: «E´ un nuovo tipo di politica - afferma Obama - libero dall´influenza degli interessi particolari». Che il giovane senatore nero fosse una calamita per i biglietti verdi se ne era accorto subito il senatore dell´Indiana Evan Bayh, uno dei primi a candidarsi alle primarie democratiche e uno dei primi a ritirarsi. Si era spaventato dopo aver visto Obama in azione: «Appena è entrato nella stanza tutti i soldi che erano sul tavolo sono volati da lui, ho capito che era meglio levarsi subito di mezzo per non farsi male». Il tesoro di Barack Obama è il più grande che si sia mai visto negli Stati Uniti: 287 milioni di dollari raccolti durante le primarie e alle elezioni mancano ancora quattro mesi e mezzo. Da qui al 4 novembre ci sono 135 giorni, Obama in media ha ricevuto donazioni per un milione di dollari al giorno, il doppio a febbraio. Con questo ritmo potrebbe superare la stratosferica cifra di mezzo miliardo di dollari. Un tesoro costruito su internet - formato in maggioranza da piccole donazioni: 25, 50 e 100 dollari - con due gambe: studenti e pensionati, anche se la categoria che ha pesato di più sono gli avvocati. Curiosando nei bilanci della campagna si scopre che a sostenere economicamente Obama sono più gli uomini (58%) delle donne, che come tradizione chi lavora nelle banche e nella finanza non fa mancare mai il suo sostegno e che dalle università arriva un flusso continuo di denaro: non sono solo studenti, ma soprattutto professori e ricercatori. Tra le prime dieci aziende, i cui dipendenti hanno versato di più nelle casse di Obama, ci sono l´Università della California e Harvard, Google e banche d´affari come Goldman Sachs e JPMorgan. C´è il fondatore di Microsoft Bill Gates e la moglie del guru di Apple Steve Jobs, ma anche il piccolo Carlyn, due anni, che ha spedito 2300 dollari, il massimo consentito. In campagna elettorale non si guarda in faccia a nessuno, ma in questo caso il cassiere di Obama li ha restituiti, così come ha fatto con i soldi che avevano mandato i fratelli di Carlyn: Imara (13 anni) e Ishmael (9) e i suoi cugini Chan e Alexis (13 anni). Gli assegni venivano tutti dal nonno, il ricco finanziere nero di Chicago Elrick Williams, che, come racconta la sorella, non si è mai interessato alla politica ma quest´anno è impazzito all´idea di vedere un afroamericano alla Casa Bianca. C´è anche chi si è offeso, come il costruttore del Maryland e inventore di brevetti Aris Mardirossian che, quando hanno rifiutato i soldi dei suoi figli Matthew e Karis, 8 e 7 anni, ha protestato: «I miei figli sono appassionati di politica, seguono tutti i dibattiti e discutono con noi, perché non possono scegliere Obama?». La legge americana non prevede limiti di età, ma solitamente chi contribuisce è chi poi può votare, e la campagna di Obama uno strappo lo ha già fatto accettando versamenti on line anche da chi ha sedici anni e va alle scuole superiori. Ma sotto i quindici anni, ha spiegato il portavoce, proprio no, la cosa sarebbe sembrata una truffa. Più sicuri i soldi degli adulti e anche quelli delle celebrità: da Jodie Foster a Tom Hanks fino a Paul Newman, che ha versato 4600 dollari tutti insieme e subito, quelli per le primarie e quelli per le elezioni generali. Gli occhi blu più famosi del cinema si stanno spegnendo: Newman, che ha 83 anni, è malato di tumore e dopo molto tempo è uscito di casa proprio questo fine settimana, magrissimo, per una piccola passeggiata al Central Park. Così non ha voluto perdere tempo e insieme alla moglie Joanne Woodward, con cui a gennaio ha festeggiato cinquant´anni di matrimonio, ha scelto Obama. La zona dell´Upper East Side di Manhattan, dove i Newman abitano, è storicamente la cassaforte della politica americana. Qui, tra Park e Madison Avenue, si fanno i più sfarzosi party di raccolta fondi, qui ha fatto il pieno Hillary Clinton. Ma questa volta il quartiere che ha come casella postale il numero 10021, che in America è uno status symbol, è stato battuto dal 60614, che significa Chicago: i vicini di casa di Obama sono stati più generosi dei miliardari di Manhattan. Tra le prime cinque circoscrizioni d´America tre sono a Chicago e due nella Grande Mela. L´area metropolitana di New York resta però quella che ha donato di più, anche se lo Stato più obamiano è la California, grazie al matrimonio tra Hollywood, la Silicon Valley delle tecnologie informatiche e le grandi università della Costa Pacifica, da Ucla a Satnford. Obama ha già speso oltre 250 milioni di dollari, in tasca - in contanti - ne ha ancora 33, ma li spende ad una velocità incredibile. Soltanto per mandare in onda il primo spot per le elezioni di novembre, una breve storia della sua vita, trasmesso in 18 Stati, questa settimana ha speso quattro milioni di dollari. La televisione è la prima voce di spesa: un terzo del suo tesoro - più di 90 milioni di dollari - è servito a cercare di conquistare i telespettatori con gli spot. E su questa strada continuerà fino a novembre: ha già comprato spazi all´interno delle dirette dalle Olimpiadi di Pechino e ha deciso di puntare molto sui canali tematici come Mtv per non perdere i legame con i giovani. La televisione fa la parte del leone, poi ci sono le pubblicità su internet (6 milioni) e solo terza arriva la carta stampata: nelle classiche inserzioni ha investito solo 5 milioni di dollari. Il vantaggio economico sul candidato repubblicano John McCain - che ha raccolto 115 milioni ma avendo speso molto meno ne ha ancora 31 in tasca - ha consentito a Obama di scegliere di non prendere i fondi pubblici, una dotazione di quasi 85 milioni di dollari che imponeva però severe restrizioni ad ogni altra raccolta di soldi. Ora Obama sarà libero di raccogliere tutto quello che può e dal 4 luglio potrà lanciare una campagna in tutti e cinquanta gli Stati, con un quartier generale e uno staff in ogni angolo d´America e spot a tappeto da una costa all´altra. Nelle primarie il meccanismo ha funzionato, nessun altro era arrivato ad aprire un ufficio anche in Alaska, ma è anche così che è riuscito a battere la Clinton. Ma sono cose che nei bilanci pesano, tanto che la seconda voce di spesa è proprio quella per gli stipendi e l´affitto delle sedi: più di 37 milioni di dollari, poi ci sono i viaggi (22 milioni) e a pari merito a 10 milioni l´organizzazione di comizi e i sondaggi. Nessuno ha mai avuto staff pagati in tutti e cinquanta gli Stati, la battaglia si è sempre giocata in un numero limitato di Stati che venivano considerati «swing», cioè altalenanti e quindi in gioco. Per il resto era considerato una perdita di tempo e denaro andare a competere dove storicamente il partito avversario era più forte. Ma Obama ha scommesso sul fatto che la rivoluzione americana sarà totale, che la geografia politica verrà stravolta, che tutto è in gioco, che non esistono stati sicuri per nessuno. I suoi consiglieri non credono davvero di vincere nelle tradizionali roccaforti repubblicane, ma vogliono costringere McCain a perdere tempo e denaro anche in quelle, a imporgli di rincorrere. Raccogliere soldi però costa, Obama ha speso 17 milioni di dollari per costruire la sua macchina online, per conquistare i navigatori della rete e per acquistare indirizzari e ricerche sui costumi e le abitudini degli elettori americani. La scelta di non ricorrere ai soldi pubblici nasce anche dalla consapevolezza che il partito repubblicano è molto più ricco e che di fronte alla capacità di raccogliere denaro di Bush, Cheney e delle centinaia di organizzazioni collegate, sarebbe fallimentare legarsi le mani. Già nel mese di maggio la differenza tra i soldi raccolti dai due candidati si era praticamente azzerata, poi si è messa in moto la macchina del presidente Bush che con solo tre cene a porte chiuse ha rastrellato più di 4 milioni. Per vincere Obama dovrà tenersi stretto il suo popolo variopinto: «Continueranno a donare - assicura al New York Times Eli Pariser, che guida il gruppo MoveOn, i pionieri dei soldi raccolti su internet - ma lo faranno se li tratterà come soci del suo movimento e non come un bancomat». Mario Calabresi