Bruno Ventavoli, La Stampa 21/6/08, 25 giugno 2008
Dai treni italiani stanno per sparire i vagoni ristorante. Quelli delle Ferrovie hanno spiegato che il motivo è esclusivamente economico: «Il servizio ristorazione è in perdita di qualche milione
Dai treni italiani stanno per sparire i vagoni ristorante. Quelli delle Ferrovie hanno spiegato che il motivo è esclusivamente economico: «Il servizio ristorazione è in perdita di qualche milione. Per quale ragione dobbiamo rimetterci?». I wagon restaurant, sempre per questioni di soldi, stanno scomparendo anche dalle altre maggiori ferrovie europee. Ad esempio la First Great Western, una delle principali compagnie private che gestiscono il traffico inglese, decise di abolirli nel 2006. Quando venne dato l’annuncio si scatenò un diluvio di contumelie ma i manager della linea ferroviaria replicarono con i dati: solo un viaggiatore su otto utilizzava la «buffet car». *** I vagoni ristorante nacquero nell’800, «quando il treno cambiò il corso dell’Occidente. Le strade ferrate non solo favorirono la rivoluzione industriale, ma resero il mondo più piccolo. E quando gli yankee attraversavano gli Stati Uniti da un oceano all’altro era ovvio che fossero disposti a pagare felici fior di supplementi pur di comprare comodità. George Mortimer Pullman, nato povero, fece fortuna rendendo i lunghi viaggi in treno più confortevoli, inventando vagoni che avevano letti, salotti, ristoranti. E quando Emilio Salgari tralasciava i praho di Sandokan per fare il giornalista, spiegava ai lettori meravigliati che i treni americani (senza averli peraltro mai visti) offrivano pranzi luculliani. Non solo, i commensali potevano leggersi le ultime notizie dal mondo perché a bordo dei treni venivano stampati agili giornali, grazie alle notizie che correvano col telegrafo» (Bruno Ventavoli). *** «Uno dei ristoranti viaggianti più celebri fu quello dell’Orient Express, amato da sovrani favolosi e truffatori travestiti. Tant’è che uno dei romanzi più celebri della letteratura gialla, «Assassinio sull’Orient Express» di Agatha Christie, viene risolto tra una portata e l’altra dal goloso Poirot proprio nel wagon restaurant. Tra quei piatti, tra quelle forchette esotiche, pare sia nato anche Dracula. Bram Stoker, giornalista globetrotter, aveva infatti scoperto la leggenda di Tepes l’impalatore grazie al suo amico ungherese, Ármin Vámbéry, gironzolando nei Balcani. E forse per qualche portata un po’ troppo piccante, Trockij concepì la futura Armata Rossa viaggiando su quei treni, guatando con famelico odio di classe i ricchi che pasteggiavano snob» (Bruno Ventavoli). *** C’è un vagone ristorante in uno dei primi kolossal della storia del cinema, La grande rapina al treno di Edwin S. Porter, anno 1903. «E da lì in poi, quella è stata una delle location più amate, per cene galeotte, intrighi, monologhi esistenziali. Una delle scene più celebri, in tema, è il corteggiamento di Cary Grant a Eve Marie Saint, nel wagon restaurant di Intrigo internazionale (Hitchcock). E un campione di cascamortismo su ogni terreno come James Bond-Sean Connery seduce l’affascinante Tatiana Romanova, agente del Kgb (con il fisico di Daniela Bianchi), in Dalla Russia con amore offrendole i piatti più raffinati dello chef ferroviario» (Bruno Ventavoli). *** «Tutto questo, certo, appartiene ad uno stile di viaggio che faceva della lentezza e del comfort un vanto. Ora che la vita e i cibi sono diventati più veloci (i treni, purtroppo no) il pranzo in treno pare invece un lusso superfluo. Per non avere rimpianti basta rispolverare «Viaggi di nozze». Uno stracult. Verdone e Veronica Pivetti gustano una sogliola al vagone ristorante. Lei è piena di dubbi sul sì nuziale appena pronunciato. Lui, medico sempre in servizio, risponde ad una chiamata sul cellulare. «No, non mi disturba affatto» e ad altissima voce parla di muchi, feci, emorroidi, e altre ripugnanti fisicità. I viaggiatori dei tavoli vicini stentano a trattenere il disgusto e i conati di vomito» (Bruno Ventavoli). .