Carla Favaro, nutrizionista , Corriere della sera 21/6/08, 25 giugno 2008
Di recente Adrian Raine, neuropsicologo dell’Università della Pennsylvania, per ridurre l’aggressività dei carcerati ha proposto di aumentare, nei loro menù, la quantità di pesce o di grassi omega 3
Di recente Adrian Raine, neuropsicologo dell’Università della Pennsylvania, per ridurre l’aggressività dei carcerati ha proposto di aumentare, nei loro menù, la quantità di pesce o di grassi omega 3. L’idea che una dieta ricca di pesce faccia bene al carattere non è nuova: alcuni anni fa, in uno studio pubblicato dal British Journal of Psychiatry, si analizzarono 200 giovani reclusi divisi in due gruppi: uno ricevette, per 5 mesi, una supplementazione di vitamine, minerali e acidi grassi, compresi gli omega 3; l’altro un placebo. Terminato il periodo di osservazione, si vide che la probabilità di comportamenti asociali era minore nel primo gruppo. Anche secondo gli studi del National Institute on alcohol abuse and alcoholism di Bethesda (Usa), assicurare un apporto ottimale di omega 3 durante le prime fasi dello sviluppo e nell’età adulta potrebbe aiutare a prevenire atteggiamenti asociali. *** Alcuni studi dicono che i grassi omega 3 o il pesce (che rispetto agli integratori apporta molte altre sostanze importanti comprese proteine, selenio e vitamina D) possano avere un ruolo protettivo nei confronti di malattie infiammatorie, demenza, vari disturbi neuropsichiatrici e, prima ancora, malattie cardiovascolari. stato calcolato che il consumo di 1-2 porzioni di pesce a settimana, specie se ad alto contenuto di Epa e Dha , riduca il rischio di mortalità coronarica del 36% e di mortalità totale del 17%.