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 2008  giugno 24 Martedì calendario

Il Sole-24 Ore, martedì 24 giugno C’è la piaga maleodorante dei rifiuti e c’è il balsamo insapore, ma confortante dei soldi

Il Sole-24 Ore, martedì 24 giugno C’è la piaga maleodorante dei rifiuti e c’è il balsamo insapore, ma confortante dei soldi. Tanti, un fiume di denaro che ogni anno, puntuale, arriva dritto in città per essere amministrato dal sindaco Rosa Russo Jervolino e dalla Giunta. Per Napoli sarà una magra consolazione, a fronte del tragico fallimento nella gestione dei rifiuti, ma quegli oltre 600 milioni che lo Stato destina al capoluogo campano, un aiuto a non soccombere definitivamente lo danno. Da quando la Jervolino amministra la città, e cioè dal 2001, fanno almeno 4,2 miliardi incassati. E ovviamente spesi. Certo, qualunque sindaco riceve contributi dallo Stato. Ma Napoli batte tutti. Quella dote da 623 euro per abitante vale sette volte il contributo pro-capite incassato da Milano (91 euro), quasi quattro volte quello su cui può contare il sindaco di Roma e oltre il doppio di quello di Torino, che riceve dallo Stato 286 euro per abitante. Anche rispetto a tutte le grandi città del Sud, Napoli non teme confronti. Bari conta su metà dell’introito pro-capite che spetta a ogni napoletano; a Catanzaro giungono fondi per meno di 300 euro a cittadino contro gli oltre 600 di Napoli; Palermo si ferma sotto quota 400. Insomma un vero unicum per la città partenopea. C’è da chiedersi se tanta provvidenza sia ben riposta. Alla luce di quanto accaduto sul fronte dei rifiuti qualche dubbio è lecito. Senza quei contributi così ingenti la città porterebbe i libri alla magistratura contabile. Quella montagna di denaro corrisponde alla metà di tutte le entrate del Comune e vale una volta e mezza la spesa per pagare l’esercito dei 13mila dipendenti della macchina comunale che ogni anno incidono per poco più di 400 milioni sul bilancio della città. Altri 500 milioni pagano beni e servizi. E il conto salirà. Solo per il capitolo rifiuti il Comune ha appena deliberato di stanziare 170 milioni l’anno fino al 2011 per Asìa, la municipalizzata tristemente nota per aver dissipato 45 milioni di euro solo nell’ultimo triennio (si veda il Sole 24 Ore del 21 maggio). E il bilancio preventivo per il 2008 ha portato a 224 milioni gli oneri per lo smaltimento dell’immondizia, quasi cento in più del disastroso 2007. Ma è tutta la gestione delle aziende partecipate dal Comune che non ha eguali quanto a sprechi e inefficienze, con le altre città italiane. Pochi giorni fa (si veda il Sole 24 Ore del 19 giugno) abbiamo pubblicato i dati dell’azienda trasporti, la Ctp che ha perso per strada come nulla fosse 500 milioni di euro negli ultimi 12 anni. Due casi non isolati. C’è la Napoli Servizi dove il Comune è contemporaneamente padrone e cliente, come in un’economia pianificata di sovietica memoria. Dopo anni, adesso ne è stata imposta la cessione. Cosa fa Napoli Servizi? Ha in appalto i servizi di pulizia per gli immobili comunali. Cosa ha prodotto in questi anni? Che i soldi che entravano (28 milioni nel 2006) bastavano appena a pagare gli stipendi ai 1.500 dipendenti. E così in due anni (2005-2006) il conto per il Comune è stato di 6,3 milioni di euro di perdite. Nel 2007, finalmente, il colpo di reni con 39 milioni di entrate e 31 milioni di uscite per il solo costo del lavoro. Resta un esempio eclatante di gestione amministrativa, quanto meno improvvida. Poi c’è il capitolo Bagnoli Futura. Cosa fa? Si occupa della bonifica e della riconversione dell’ex area Italsider. Ma finora ha solo bruciato soldi: tra il 2004 e il 2006 se ne sono andati in fumo 24 milioni. Tanto che il Collegio dei revisori del Comune di Napoli ha avvisato che «atteso il perdurare dell’assenza di un piano economico-strategico della società... si raccomanda di monitorare la gestione amministrativa». Come dire, meglio dare un occhio in più alla deriva della società. L’elenco di quella macchina "efficiente" chiamata Azienda Napoli non si ferma però qui. L’amministrazione vesuviana è l’azionista unico persino delle Terme di Agnano. Un business che in genere dà grandi soddisfazioni. Ma non a Napoli. Le terme perdono abitualmente una cifra che quasi eguaglia i ricavi prodotti. E forse la sitazione peggiorerà quando nell’area verrà costruito il termovalorizzatore, come ha annuciato ieri il sindaco Jervolino. Ma ci sono anche le note liete. L’assessore al bilancio, Enrico Cardillo, ha annotato che per la prima volta, nel 2007, le partecipate del Comune daranno i primi dividendi. Quanto? Poco più di un milione di euro. Sapete quanti dividendi dalle aziende pubbliche incassa Milano? Ottantadue solo nel 2005. Bologna supera i 10 milioni; Torino è a quota 14 milioni. Tanto entusiasmo appare forse fuoriluogo. I recenti miglioramenti non bastano a mitigare il confronto impietoso con le altre città. Qualche dato. Le aziende pubbliche napoletane impiegano 8.800 dipendenti, meno dei 10mila in forza al Comune di Torino che però conta ricavi quadrupli rispetto a Napoli. A Roma i dipendenti sono 30mila, ma producono entrate per 3,6 miliardi contro i 585 di Napoli. Ovviamente se si produce poco si hanno meno risorse da destinare al bilancio della città. Torino ha prodotto con le sue aziende 90 milioni di utili tra il 2005 e il 2006; la stessa Capitale pur alle prese con il maxi-debito ha prodotto utili, sempre nel biennio, pari a 23 milioni. Quanta ricchezza hanno prodotto gli amministratori delle municipalizzate napoletane? Nulla. Anzi, le perdite complessive in due anni sono state di 98 milioni. La gestione delle risorse così si presenta per quello che è: un grande dispensatore di denaro, senza ritorno per la città. Forse quei ricchi trasferimenti dalla collettività tutta andrebbero ripensati: senza risultati risultati, basta quattrini. Fabio Pavesi