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 2008  giugno 24 Martedì calendario

La Stampa, martedì 24 giugno  andata malissimo. Il giorno dopo il vertice di Gedda (in Arabia saudita) fra i Paesi produttori e i grandi consumatori di petrolio, così carico di promesse, le quotazioni del barile sono risultate in netto rialzo a 136,67 dollari al barile

La Stampa, martedì 24 giugno  andata malissimo. Il giorno dopo il vertice di Gedda (in Arabia saudita) fra i Paesi produttori e i grandi consumatori di petrolio, così carico di promesse, le quotazioni del barile sono risultate in netto rialzo a 136,67 dollari al barile. mancato l’effetto pratico e (più ancora) psicologico che il summit si proponeva, cioè di calmierare il mercato dell’energia con iniziative forti. Ieri la Nigeria ha fatto sapere di dover tagliare temporaneamente di 345 mila barili al giorno l’estrazione di greggio, a causa del solito attentato dei soliti guerriglieri separatisti del Delta agli impianti della Shell e a un oleodotto della Chevron, e questa notizia si è mangiata quella dell’aumento dell’estrazione saudita per 200 mila barili; gli operatori internazionali hanno reagito con una corsa all’accaparramento di petrolio, ne è seguito il rialzo delle quotazioni. Certo si può obiettare che il problema nigeriano è contingente, mentre la mossa di Riad avrà effetti nel lungo termine; ma in realtà sono proprio i risultati del vertice in quanto tali a essere percepiti come deludenti, a cominciare da quell’aumento di 200 mila barili annunciato così tante volte da logorarsi fino all’irrilevanza, per proseguire con le promesse di incrementi futuri di estrazione che non impressionano nessuno, perché al momento non si sa neanche se basteranno a tener dietro all’aumento della domanda, e che comunque non hanno incontrato disponibilità da parte del resto dell’Opec (l’associazione degli esportatori). Un pugno di mosche in mano. Tuttavia i governi provano a diffondere un po’ di ottimismo, e non si può biasimarli, perché è quello che devono fare per cercare di frenare la corsa dei prezzi. La Casa Bianca definisce «positivo e utile» il dialogo tra i Paesi produttori e consumatori di greggio avviato a Gedda. «Staremo ora a vedere, ma ogni aumento della produzione è benvenuto», ha detto un portavoce di Bush. Non c’è troppo entusiasmo: «Il Presidente Bush ha apprezzato la discussione e il dialogo, ma di certo apprezzerebbe ulteriori incrementi della produzione da parte dell’Arabia Saudita». Più ottimista il ministro italiano dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Il piano di estrazione del petrolio che l’Arabia saudita ha annunciato è molto positivo, in vista dell’obiettivo di sconfiggere la speculazione e riportare, nel tempo, il petrolio a un costo normale». Lo stesso Scajola ha potuto vantare un altro risultato: «A Gedda è stata registrata una grande condivisione sulla scelta dell’Italia di rientrare nel settore nucleare. I Paesi intervenuti all’incontro hanno concordato su un nuovo sviluppo dell’atomo e delle altre fonti alternative al petrolio, come quella eolica, la solare e le biomasse, per un mix che garantisca energia a costi minori». Anche il fattore-Iran condiziona i mercati. Il presidente della Federpetroli Italia, Michele Marsiglia, dice che «le dichiarazioni di un possibile attacco a Teheran, veritiere o non, hanno scatenato una forte ansia tra gli operatori petroliferi. Stiamo toccando una delle più grandi potenze mondiali per la produzione di greggio e in particolare per l’export verso l’Italia. Il problema si prospetta di enormi dimensioni, se scoppiasse una crisi farebbe passare in secondo piano la Robin Hood Tax. Comunque, i 200.000 barili sauditi in più al giorno non modificano il mercato». Già si prospetta un altro vertice. Oggi a Bruxelles c’è un incontro fra l’Ue e l’Opec; è stato annunciato che all’ordine del giorno sarà anche la ricerca di una soluzione del problema del caro-greggio. Le aspettative sono scarse. Luigi Grassia