Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 22/6/2008, pagina 21., 22 giugno 2008
Corrida. Il nuovo Manolete divide la Spagna. Corriere della Sera, domenica 22 giugno Madrid. Torero o kamikaze? José Tomas, il nuovo Manolete di Spagna, divide perfino il pubblico meno schizzinoso di fronte ai bagni di sangue nell’arena
Corrida. Il nuovo Manolete divide la Spagna. Corriere della Sera, domenica 22 giugno Madrid. Torero o kamikaze? José Tomas, il nuovo Manolete di Spagna, divide perfino il pubblico meno schizzinoso di fronte ai bagni di sangue nell’arena. Rischia troppo. Non si ferma davanti al baratro, come se non riconoscesse il pericolo. O se ne infischiasse. La sua è «arte o malattia », dubitava ieri Antonio Lorca su El País. Una settimana fa, a Las Ventas, la plaza de toros di Madrid, e la più prestigiosa del mondo, i fautori della tauromachia non sono rimasti orfani del loro idolo per pochi centimetri. Sul «traje de luces », il costume scintillante dei toreri, il sangue di José Tomas si è mescolato a quello del suo avversario, che lo ha incornato tre volte alle gambe. Il bollettino medico ha garantito a molti dei 24 mila spettatori i brividi per i quali avevano pagato il biglietto; e forse anche qualcuno in più del dovuto: tre ferite gravi, profonde, che nonostante la drammaticità del referto non gli hanno impedito di chiedere di tornare indietro, a finire il suo lavoro, mentre lo rappezzavano; e di lasciare l’ospedale quattro giorni dopo il ricovero, non appena i medici gli hanno tolto i drenaggi. Tra due o tre giorni gli toglieranno anche i punti, «sempre che non se li levi prima lui», mette le mani avanti il chirurgo de Las Ventas, Maxima Garcia Padros, che sembra conoscere bene. La convalescenza è un inutile orpello in piena stagione taurina. Sabato prossimo, con le cicatrici ancora fresche, José Tomas sarà pronto per tornare ad affondare la spada e la ragionevolezza tra le scapole di un toro. Non sembra essere l’immortalità del mito l’obiettivo cui mira il nuovo re del capote, che rifiuta interviste, non lascia trapelare informazioni personali e, fra una corrida e l’altra, si nasconde a tutti nel suo rifugio di Estepona, vicino a Malaga. Perfino gli esperti taurini sono perplessi di fronte al coraggio che sconfina nell’insensatezza del matador trentaduenne, nel suo paso doble con la morte. José Tomas distribuisce a piene mani le emozioni forti che il pubblico non trovava più nella calibrata routine dell’esecuzione di tori, con il garbo e tutte le precauzioni del caso, inviati a fine certa nell’arena. Un’industria che stava perdendo pubblico e denaro, prima che – un anno fa – Tomas decidesse di tornare a trionfare e a collezionare orecchie di toro, il premio riconosciuto dal presidente della plaza soltanto ai toreri più bravi. In una sola domenica, José Tomas ne ha tagliate quattro, ma senza convincere i perfezionisti del settore, incapaci di accordarsi sul verdetto finale: è un genio o un aspirante suicida? Un artista o un gladiatore? «Tomas dimostra una grande freddezza – testimonia il chirurgo che l’ha ricucito l’ultima volta ”, sembra considerare normali le sue ferite e si comporta con sorprendente stoicismo ». L’unica certezza è che riempie gli spalti e le casse degli impresari. Per le conclusioni dei biografi c’è meno fretta. Elisabetta Rosaspina