Marco Imarisio, Corriere della Sera 24/6/2008, 24 giugno 2008
DAL NOSTRO INVIATO
NAPOLI – Se la minaccia finale è quella di una «mobilitazione creativa» vuol dire che forse è davvero finita. C’è un’aria mesta da dopopartita con sconfitta, in via Cupa di cane, quando ci si complimenta per aver giocato bene ma si riconosce la superiorità dell’avversario.
un concetto ben riassunto da Egidio Del Giudice, progettista di interni che abita a Chiaiano da ormai oltre trent’anni, ed è anche uno dei pochi ad aver voglia di parlare in questa mattinata piena di sole e solitudine, con il presidio che sembra abbandonato. «Noi andremo avanti a fare resistenza democratica, ben sapendo che la discarica è uno scempio, ma non possiamo certo lottare con la forza contro lo Stato».
Nonostante le grida, ognuno deve recitare una parte fino in fondo, il concetto è ben chiaro a tutti. Anche ai cosiddetti irriducibili che ieri hanno sbarrato anche il passaggio pedonale lungo i marciapiedi. Giochi di ruolo, ormai. Le speranze sono riposte altrove, nella magistratura, che dovrà esaminare la denuncia contro l’idoneità della cava.
Lo scontro con le forze dell’ordine, la contrapposizione dura allo Stato sono prezzi che nessuno a Chiaiano può permettersi di pagare. La spiegazione è di tipo antropologico. Non ci sono delinquenti professionali a ingrossare le file della protesta. Nonostante voci e ipotesi su «infiltrazioni della camorra», il clan dei Nuvo-letta, che prospera a Marano, non ha mai mandato i suoi emissari in via Cupa di cane. Nei giorni di maggio, quando lo scontro sembrava imminente, c’è stato qualche esagitato che aveva capito male e si era preparato alla guerriglia urbana, ma sempre in proprio, mai per conto terzi.
Il vero scandalo di questo 2008 di emergenza permanente sono state le notti di Pianura, e non le giornate di Chiaiano. I paragoni tra la ribellione di gennaio e quella di maggio sono sempre sembrati impropri anche agli uomini della Digos di Napoli, che spesso hanno sottolineato le differenze tra le due piazze. Fin da subito, la violentissima insurrezione di Pianura è apparsa molto politicizzata ed eterodiretta, con due consiglieri comunali di Alleanza nazionale, Pietro Diodato e Marco Nonno, impegnati a coordinare le lotte, sobillare, trovare rinforzi. Due soggetti che operavano alla luce del sole e per tutta la durata della crisi sono stati considerati come legittimi interlocutori istituzionali dal sindaco Rosa Russo Iervolino.
A Pianura si verificò una strana alleanza tra sigle della sinistra estrema come i Carc, il gruppo più «nero» degli ultras del Napoli, i «Niss», Niente incontri solo scontri, mischiati ad una piccola criminalità metropolitana reclutata e gestita dai camorristi della zona, che davanti al bar Etoile, all’imbocco di via della Montagna spaccata, distribuivano i soldi per pagare la benzina dei motorini. Il risultato di questa strana miscela produsse violenza cieca, cariche a Polizia e pompieri, fiamme e devastazioni.
Forse il ritiro dello Stato da Pianura fu un atto di buon senso, ci sarebbe di sicuro scappato il morto. Ma creò un precedente vergognoso, che ha sempre aleggiato nell’aria ogni qual volta si intavolava una trattativa per aprire una nuova discarica, a Napoli o fuori. «Perché Pianura no e noi invece sì?». Quello è stato il peccato originale, che verrà probabilmente scontato da Chiaiano, dove la protesta è stata gestita dagli abitanti e dai centri sociali, che hanno le loro colpe ma sono certamente più ragionevoli dei mazzieri che incendiavano le notti di Pianura.
Appena tornato a Napoli, Guido Bertolaso ha capito che non c’era alternativa, pratica e morale, a Chiaiano, pena un’altra ridicolizzazione dello Stato. Ma al sottosegretario è stato anche spiegato che non si trovava di fronte a dei criminali incalliti. La protesta di via Cupa di cane era riuscita a impermeabilizzarsi quasi completamente, respingendo gli stormi di motorini che giungevano dalle vicine Scampia e Secondigliano e con essi la facile tentazione di replicare la vergogna di Pianura. Era possibile ragionare, è così è stato.
Le concessioni elencate ieri da Bertolaso hanno anche il sapore di una legittimazione, il riconoscimento di un comportamento che è quasi sempre stato civile. Ci saranno ancora momenti di tensione, sono in arrivo le «mobilitazioni creative». Ma se in quest’ultimo mese la partita è stata corretta, qualche merito va attribuito anche alla squadra più debole.
Le concessioni
Le promesse fatte dal governo ai cittadini di Chiaiano sono anche un riconoscimento al comportamento civile della protesta
Marco Imarisio