varie, 22 giugno 2008
Antonia Maria Sangiovanni detta Mariuccia, 53 anni. Originaria di Crema, vedova, tre figli tra i 18 e i 23 anni, di professione badante, descritta da tutti come una persona «mite, avvezza al lavoro duro e che, come unico svago, si concedeva una partita a carte in cortile con gli amici»
Antonia Maria Sangiovanni detta Mariuccia, 53 anni. Originaria di Crema, vedova, tre figli tra i 18 e i 23 anni, di professione badante, descritta da tutti come una persona «mite, avvezza al lavoro duro e che, come unico svago, si concedeva una partita a carte in cortile con gli amici». L’altra mattina alle 6.30 uscì di casa come d’abitudine in bicicletta per andare a prendere il treno che l’avrebbe portata nel Bergamasco, dove accudiva un’anziana signora, quando un Antonio D’Onghia di anni 54 anni, originario di Bari ma residente in un campo nomadi a Vigevano, giudicato «un balordo», tassista abusivo, forse inviperito perché tempo fa la donna aveva respinto le sue avances, forse perché gli aveva rifiutato dei soldi, la raggiunse a bordo di una vecchia Saab, la tamponò sbalzandola dalla sella e facendola cadere in terra, lei si rialzò e prese a correre ma lui la raggiunse e le infilò un coltellaccio da cucina più volte in tutto il corpo. All’alba di venerdì 20 giugno nel quartiere San Bernardino a Crema.