Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  giugno 21 Sabato calendario

Il colloquio con i lettori secondo De Benedetti In merito alla risposta data al lettore Tullio Parise e nello specifico nel passaggio «intanto, le nozze Briatore sono state un evento di cui informare, non foss’altro perché c’è andato il premier Berlusconi, e quello che fa il leader di un Paese è sempre da sapere», ritengo che il commento sia totalmente errato e spiego il perché: l’evento di cui sopra è un fatto privato e non un fatto pubblico, non vi è stata la partecipazione del «leader del Paese» ma del signor Silvio Berlusconi

Il colloquio con i lettori secondo De Benedetti In merito alla risposta data al lettore Tullio Parise e nello specifico nel passaggio «intanto, le nozze Briatore sono state un evento di cui informare, non foss’altro perché c’è andato il premier Berlusconi, e quello che fa il leader di un Paese è sempre da sapere», ritengo che il commento sia totalmente errato e spiego il perché: l’evento di cui sopra è un fatto privato e non un fatto pubblico, non vi è stata la partecipazione del «leader del Paese» ma del signor Silvio Berlusconi. Sono lettore della Stampa da sempre ma avverto dalle lettere pubblicate anche recentemente uno spiacevole senso di deriva della tradizione liberale che ha sempre caratterizzato il nostro giornale. Esattamente il nostro, di noi lettori, mentre la risposta, ed è già la seconda, da Lei data al lettore fa pensare al vostro, di voi giornalisti. Sarebbe bene tener sempre presente, e far magari tesoro, di quel che ebbe modo di dire un direttore come Giulio De Benedetti, che, appunto, il giornale è dei lettori, e evitare di dare risposte che suonano perlomeno indisponenti. D’accordo che per motivi biologici non si possa più avere il piacere della lettura degli articoli di (a mero titolo di esempio) Bobbio, Galante Garrone, Casalegno, ma si pensa e si spera, noi lettori, che di quello stile si tenga esempio nel proporre notizie e opinioni derivanti da fatti e non assistere, talvolta, a puri articoli di pettegolezzo e costume da perpetue del curato di campagna. MICHELE BETASSA Le propongo, caro lettore, invece di una risposta, un ricordo comune. Ferruccio Borio, ex capo cronista della Stampa, così ricorda la nascita della rubrica più popolare d’Italia, «Specchio dei Tempi», inventata e tenuta per lungo tempo proprio da Giulio De Benedetti. «Ricordo quel 16 dicembre 1955, quando De Benedetti, appena arrivato al giornale, mi chiamò. ”Abbiamo anche oggi ricevuto tante lettere - disse -, so che rispondiamo a chi ci scrive, ma questo non basta. Ci ho pensato: voglio aprire un colloquio con tutti, deve essere un angolo di cui i lettori si sentono padroni, un angolo dove si incontrano, si scambiano opinioni, si confrontano oppure si scontrano. Insomma, un dialogo. Proviamo subito. Che ne pensa?”. ”Il titolo? Deve essere accattivante” dissi. Lui, da grande attore quale era, un sorriso sornione, la voce volutamente bassa, riprese: ”Ci vorrebbe una formuletta, una cosa piccola, un due colonne in Cronaca, perché è la pagina più letta del giornale: Specchio dei tempi...”. Aggiunsi: ”Due colonne in Cronaca, dovrebbe venir bene”. Lui pronto: ”Usi un carattere nuovo, di cronaca, tuttavia un po’ sentimentale. Mi faccia vedere la bozza"». Ha notato con che vivacità e apertura pensava a questi colloqui con i lettori?