Giovanna Vitale, la Repubblica 21/6/2008, 21 giugno 2008
GIOVANNA VITALE
ROMA - Non è il debito il problema più grosso del Campidoglio: una cifra comunque ingente, pari a 6,9 miliardi di euro, ma strutturale, con un andamento piuttosto stabile negli ultimi quindici anni. A far scattare l´allarme del neo-sindaco Alemanno, tanto da indurre il governo a varare il decreto "Salva-Roma", è «il pesante squilibrio di cassa», ovvero la mancanza di liquidità. quanto si legge nella relazione della Ragioneria Generale dello Stato sui conti capitolini. Trentaquattro pagine di dati, grafici e tabelle che descrivono «una situazione di grave difficoltà finanziaria, sia per quanto concerne la competenza e, ancor più, per quanto concerne la cassa, con una tendenza, a politiche invariate, al peggioramento nel 2009 e nel 2010».
Sebbene alto, infatti, l´indebitamento del Comune di Roma non è una novità: nel 2003 era già di 6,4 miliardi di euro (nel 2001, quando Veltroni fu eletto sindaco, era di 6,1), salito in quattro anni a quota 6,9 miliardi. Dato che però cresce a 8,1 miliardi se si conteggiano le linee di credito attivate (ma non ancora utilizzate) per finanziare nuove opere. In sostanza, la differenza di 1,2 miliardi tra debito iscritto in bilancio e debito nominale è rappresentata da somme non ancora erogate ma già impegnate per mandare avanti i cantieri delle nuove metropolitane.
Semmai «il primo e più urgente motivo di difficoltà», scrivono gli ispettori, è il «pesante squilibrio di cassa», tale da porre «grossi interrogativi in merito alla capacità dell´ente di far fronte alle più immediate scadenze di pagamento». Senza soldi liquidi, infatti, non si riesce neppure a sostenere le spese obbligatorie di giugno e luglio: mancano cioè i 400 milioni per pagare gli stipendi e le rate dei mutui. Significa che nei forzieri del Campidoglio non è rimasto nemmeno un euro, a causa di «alcuni fenomeni che sembrano decisivi» sottolineano ancora gli ispettori. Innanzitutto i crediti vantati dal Comune nei confronti della Regione Lazio (1.3 miliardi, destinati principalmente al trasporto pubblico); nonché i 257 milioni dovuti dallo Stato. Il problema vero, dunque, è il denaro contante che fatica a entrare nelle casse capitoline perché tanto la Regione, alle prese con l´ingente debito nella sanità, quanto lo Stato, non pagano o tardano a conferire i trasferimenti dovuti al Campidoglio, costringendolo ad anticipare le spese per garantire i servizi. Negli ultimi anni, insomma, l´amministrazione ha fatto da banca alle sue aziende. Basta guardare le cifre riportate nella Relazione: per continuare a pulire la città l´Ama ha avuto 112 milioni di euro, Trambus e Atac oltre 600 milioni per assicurare i trasporti urbani; Met.ro 111 milioni per far viaggiare le metropolitane.
Quella che la Ragioneria non è riuscita a chiarire è la questione dei debiti fuori bilancio, definiti non a caso «presunti». Rientrano in tale categoria tra l´altro i contenziosi per espropri risalenti agli anni ´80 che dovrebbero arrivare a scadenza nel 2008 per un importo che «si attesterebbe a circa 343 milioni di euro». C´è poi l´ultima incognita relativa agli swap, ovvero i derivati utilizzati per ristrutturare il debito "scommettendo" sui tassi. Ecco perché la Ragioneria conclude che «a politiche invariate» è difficile «quantificare la manovra di rientro» necessaria per ristabilire un equilibrio dei conti. Avvertimento che peraltro l´ex assessore Marco Causi aveva già scritto sul suo sito Internet, chiosando l´allarme lanciato da Alemanno: «Il bilancio di un Comune si costruisce con un´attenta politica di contenimento delle spese e di "manutenzione" delle entrate. Non si può fare una semplice somma di tutte le necessità finanziarie "potenziali" e accorgersi, allarmati, che sono superiori alle disponibilità. Occorre vagliare le richieste di spesa e decidere a livello politico quale "mix" utilizzare fra maggiori spese e maggiori entrate». Una ricognizione di cui potrebbe ora occuparsi la società di revisione statunitense Price Waterhouse, di cui ha parlato ieri il premier Silvio Berlusconi. Alla Price Waterhouse il ministero del Tesoro chiederà infatti di ricostruire la genesi del debito a partire dal 2001.