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 2008  giugno 26 Giovedì calendario

Avvoltoi su Wall Street. L’espresso, giovedì 26 giugno Dopo aver rassegnato le dimissioni dalla carica di governatore dello Stato di New York, Eliot Spitzer veste i panni di investitore a Wall Street

Avvoltoi su Wall Street. L’espresso, giovedì 26 giugno Dopo aver rassegnato le dimissioni dalla carica di governatore dello Stato di New York, Eliot Spitzer veste i panni di investitore a Wall Street. E precisamente quelli di manager di un ’vulture fund’, letteralmente fondo-avvoltoio, che dovrebbe garantire ritorni del 20 per cento. Forti di 400 miliardi di dollari di riserve di cassa, i vulture fund (VF) stanno facendo piazza pulita delle aziende rimaste vittime della crisi dei subprime. Il settimanale ’Business Week’ di recente li ha celebrati con una storia di copertina, mentre il resto dei media americani li saluta come i potenziali salvatori dell’economia del paese. Loro stanno comprando di tutto. Dai mutui dei proprietari di casa in difficoltà al debito bancario delle aziende a corto di contanti. E non disdegnano di scalare le compagnie che rischiano la bancarotta, comprandole a buon mercato. Nel migliore dei casi pagano 80 o 90 centesimi per ogni dollaro di titolo acquisito, ma certe volte, come per la Burlington Coat Factory, la Hawaiian Telecom Communication Inc. e la Freescale Semiconductor Inc., la percentuale può scendere anche sotto il 10 per cento del loro valore. " il momento delle grandi opportunità", ha dichiarato Keith Rosenbloom, analista di Care Capital Group, un hedge fund di New York: "Il boom dei fallimenti aziendali è giusto dietro l’angolo. prematuro stabilire quando sarà il momento giusto per gettarsi nella mischia, ma ci saranno da fare profitti storici". La storia gli dà ragione. Dopo lo scoppio delle dot-com, il crack della Enron e quello della WorldCom, i vulture investors realizzarono profitti del 32 per cento. Nel 1995, alla fine della crisi finanziaria russa, si accontentarono di ritorni del 23 per cento. Andarono meglio nel 1991 quando si concluse la campagna di acquisizioni degli anni Ottanta: allora ogni dollaro investito dai vulture fund produsse 38 centesimi di profitto. Crescite che impallidiscono quando le si paragona al trend che sta interessando VF come Harbinger Capital Partners (19 miliardi di dollari di portafoglio e 11 miliardi di profitti nel 2007), che dal 2001 è cresciuto del 500 per cento. Non male nemmeno il resto del settore, che nello stesso periodo è incrementato del 120 per cento, mentre l’indice S&P è salito del 23. Secondo Sam Zell, boss dell’Equity Investiment Group e uno dei più famosi vulture investor statunitensi, mentre gli operatori tradizionali di Wall Street sono ancora paralizzati dalla stretta creditizia, i VF (che nel 2007 hanno raccolto oltre 45 miliardi di dollari di finanziamenti) sarebbero pronti a rimettere in moto l’economia americana. In un recente incontro con i suoi impiegati Zell, che poco più di un anno fa aveva completato la scalata della Tribune Company (proprietaria tra l’altro del ’Los Angeles Times’), ha sostenuto che per l’economia Usa gli investitori come lui sono "una specie di Viagra". Anche il ’New York Times’ sembra essere convinto che dagli investimenti dei VF possa scaturire lo stimolo necessario a rimettere l’economia del paese sul binario giusto. E lo stesso quotidiano newyorchese è finito nel mirino dei VF: Phil Falcone della Harbinger Capital e Scott Galloway di Firebrand Partners possiedono insieme oltre il 20 per cento del giornale e di recente sono riusciti a far eleggere due rappresentanti nel consiglio di amministrazione. Per ridare vigore ai conti del quotidiano i due hanno suggerito alla famiglia Sulzberger, proprietaria della testata, di liberarsi della nuova sede costruita nei pressi di Times Square, dei Red Sox (il giornale detiene il 17 per cento del pacchetto azionario della squadra di baseball) e di acquisire nuove proprietà digitali. E sì, perché secondo i due raider il ’NY Times’ sottovaluta la sua proiezione nell’universo Internet: malgrado registrino un’anemica reazione sul sito del giornale, gli articoli del ’Times’ stimolano una valanga di interventi dei lettori su siti paralleli come l’’HuffingtonPost’ e ’Digg.com’. "E si può fare tantissimo con i milioni di pagine che il giornale non sta monetizzando", ha dichiarato Galloway. Alcuni analisti, come Chris Mayer, direttore di Capital & Crisis (un periodico specializzato sugli investimenti ad alto tasso di rischio) paragonano i VF al Berkshire Hathaway, il fondo creato da Warren Buffett, i cui manager sono in grado di fiutare l’affare ancor prima che il vento del mercato cambi direzione. I manager ai quali si riferisce l’analista sono persone come Ian Cummings e Joseph Steinberg, che hanno trasformato piccole case di investimento come Leucadia National e Brookfield Asset Management in operatori di livello nazionale. Sull’esempio di Buffett, Leucadia diversifica i suoi investimenti passando dalla biofarmaceutica alla produzione enologica, con un 38 per cento nella Light & Power Holding di Barbados e quote significative in miniere in Australia e Oklahoma. Uno dei primi VF a giocare d’anticipo sulle iniziative lanciate dalla Fed per aiutare le aziende in crisi è stato il MatlinPatterson Global Advisors. Prendendo di mira i 200 miliardi di dollari stanziati a marzo dalla banca centrale Usa, ha investito 450 milioni di dollari nella Thornburgh Mortgage, dandole così la possibilità di ricevere un prestito di 1,8 miliardi di dollari dalla Fed. L’hanno imitata anche giganti del settore come la Metropolitan West Asset Management, che controlla investimenti da 27 miliardi di dollari; il Trust Company of the West, 160 miliardi di dollari in gestione, che s’è impadronito di centinaia di milioni di titoli pagandoli 65 centesimi sul dollaro, e la Marathon West Asset Management, che ne ha comprati un miliardo, pagandoli tra i 65 e gli 80 centesimi per ogni dollaro acquistato. Paolo Pontoniere