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 2008  giugno 20 Venerdì calendario

La fabbrica del topo sforna bestseller. Libero 20 giugno 2008 Andrea Camilleri? Se lo mangia per colazione

La fabbrica del topo sforna bestseller. Libero 20 giugno 2008 Andrea Camilleri? Se lo mangia per colazione. Giorgio Faletti? Manco tiene il passo. Roberto Saviano? Le sue inchieste annichiliscono anche lo stempiato cronista/romanziere partenopeo. Il giornalista produttore di bestseller più prolifico e baciato dal successo del nostro Paese è un topo: si chiama Geronimo Stilton e solo in Italia ha venduto oltre sedici milioni di copie dei suoi libri. Dal 2000 (anno in cui ha iniziato l’attività di scrittore) ha pubblicato 170 opere fra romanzi, audio-libri e cd. Non solo: ha partecipato a circa 200 incontri in librerie, teatri e festival; ha scritto e interpretato un musical ("Geronimo Stilton Super Show", che ha debuttato al Sistina di Roma); le sue opere sono tradotte in 35 lingue; nel 2000 ha vinto il premio Cenacolo "Editoria e Innovazione", nel 2001 il Premio Andersen come personaggio dell’anno, con "Il mio primo manuale di Internet" ha ottenuto nel 2002 il primo "Children’s eBook Award" come miglior eBook al mondo per ragazzi. Quanto incassi il topastro non ce l’hanno detto e purtroppo non abbiamo potuto scaricare la sua dichiarazione dei redditi dal sito del Ministero del tesoro. Stilton, infatti, risiede fuori dall’Italia. Come spiegano i suoi editori, è nato e tuttora vive a Topazia, capitale dell’Isola dei Topi, un fazzoletto di terra a forma di fetta di formaggio situato nell’Oceano Rattico Meridionale, il quale ovviamente è per intero popolato da roditori (mio Dio). In questi giorni esce il cinquantesimo numero delle "Storie da ridere", la collana che ha dato il via al successo di Stilton, in contemporanea con il romanzo "Lo strano caso dei giochi olimpici", in edizione speciale con una guida alle specialità di pechino 2008. Da qualche settimana, poi, è in libreria il primo romanzo in cui Geronimo non è protagonista, ma solo autore. Si intitola "Il reame perduto" ed è un fantasy diretto a una fascia di pubblico un po’ più grande rispetto alla solita (fra poco spiegheremo perché). Insomma, costui vende milioni di copie, guadagna (immaginiamo) un sacco di soldi, dirige la «casa editrice di famiglia» sulla sua isola ed è pure direttore del più noto quotidiano della sua città, cioè "L’Eco del Roditore": bisogna incontrarlo. Chiamo Piemme e chiedo all’addetta stampa di poter intervistare la persona (o le persone) che materialmente scrivono i libri di Geronimo. Risposta: «Li scrive tutti Geronimo, l’autore è lui». Riprovo: «Signora, è un topo alto un metro e ottanta. Pensare che Geronimo Stilton sia davvero uno scrittore è come credere che il Gabibbo sia un cronista d’assalto». Niente da fare: «Esiste, i bambini lo sanno. Se vuole può intervistare lui». Intervista esclusiva con il topo-cronista Nella redazione di Piemme, qualche giorno dopo, incontro il il topo in orecchie e pelo. Mi riceve nel suo ufficio: sulla porta un cartello di accesso vietato ai gatti, dentro una moto d’altri tempi (appartiene alla sorella, nota avventuriera) e una macchina con computer e macchina per scrivere. Stilton mi chiama «collega» e saluta. Comincia l’intervista: «Mi scusi, quanti anni ha?», chiedo. «Ttrentasei». Perbacco, pochi. Praticamente, Geronimo Stilton è il modello da seguire per rilanciare l’Italia: giovanissimo, ricco, ha rilevato l’azienda paterna aumentando il fatturato, sbanca le classifiche. Come minimo sta con una velina. «Scusi, Stilton, ma lei è fidanzato?». Il topo si schermisce: «Mmm...Sono timido». «Me lo dica, su. Ce l’ha una compagna? O un compagno? Sarà mica gay, Stilton?». Alla provocazione, subito mette in chiaro le cose: «Mi sciolgo come lo stracchino quando mi chiedono queste cose. Il mio cuore batte per una persona, una ragazza». Appurato che al topo piacciono le topine, mi faccio spiegare qualcosa di più sul luogo dove vive. «Topazia è bellissima», attacca, «starei sempre lì se potessi. In più sono un po’ fifone, quindi non me ne vado in giro tanto volentieri». Spiega che a est l’isola è bagnata dal "Mare delle Vibrisse Vibranti", che la separa da un’altra terra popolata esclusivamente da gatti. I quali, ovviamente, sono banditi da Topazia e dintorni. «Ci sono controlli severi», mi dice il topo, «per verificare che non si avvicinino». Altro che lega Nord, questi mica scherzano; rilanciamo l’idea: il centrodestra prenda ispirazione da Stilton. Magari lasciando perdere le sue esclamazioni tipo «Per mille mozzarelle!» o «Stratopico!», che mi ripete ogni due minuti mentre gironzolo per il suo ufficio. Sul commento politico, però, il topo s’imbarazza. Gli chiedo allora di accompagnarmi in giro per la redazione, nel cuore della fabbrica dei bestseller. Ci sono dodici persone, per lo più donne. Poi una serie di collaboratori esterni, una decina. Mi spiegano che per preparare un libro di Geronimo servono sei mesi: molti, considerando che ne escono varie decine ogni anno. In realtà, la parte di invenzione delle storie è la più semplice: Stilton consegna il manoscritto e la redazione si mette all’opera. Più complessa è l’illustrazione dei libri, che contengono disegni, fumetti e vari effetti grafici. Anche in questi accorgimenti risiede il suo enorme successo. Per "spezzare" la lettura, in pagina alcune parole sono scritte con caratteri diversi, mossi, colorati, adatti a enfatizzare il senso del termine. Il topo si muove per le scrivanie, è un capo inflessibile, controlla che tutti lavorino. Chiedo a una redattrice: «Mi scusi, ma il suo direttore le fa delle avances?». Sorride, si guarda intorno. Poi snocciola: «No, Geronimo è il miglior capo del mondo, è esigente, ma anche tollerante, comprensivo». A spiegarmi il segreto del suo successo è Elisabetta Dami, la vera inventrice del fenomeno Stilton. arrivata a Piemme nel 1999, con vent’anni di esperienza alle spalle nel campo dell’editoria per ragazzi. Racconta di aver notato il talento letterario del topo nel 2000. «Ci sono tre ingredienti fondamentali nei libri di geronimo», dice. «La cultura, l’umorismo e i valori etici. I bambini li leggono e imparano, anche se non si accorgono di imparare, perché si divertono». Il target di pubblico sono i ragazzini fra gli otto e i tredici anni. "Il reame perduto", dicevamo, è un tentativo di guadagnare anche un’altra fascia d’età, quella dei giovani che, superati i tredici anni, possono rimanere comunque legati al personaggio. Già sfoglandolo ci si rende conto della differenza: niente parole colorate, pagine un pochino più fitte, trama più densa. E poi Geronimo non è il protagonista. Un modello per i babini Tutti i libri che lo riguardano, infatti, sono il racconto delle avventure del topo in giro per il mondo. Lui, presentato come un fifone pantofolaio, viene coinvolto da amici e parenti (Tea Stilton, inviata speciale de "L’Eco del Roditore", Trappola Stilton, «insopportabile e burlone cugino di Geronimo») in viaggi e guai di ogni genere. Il messaggio ai bambini è: affrontate le vostre paure e superatele, tirate fuori il coraggio. «I bambini di oggi hanno un problema di solitudine. Nei libri di Geronimo trovano dei pilastri solidi, trovano un sostegno e dei valori», continua Elisabetta Dami. Quindi si mette in posa vicino al topo, prendono il the, fanno qualche scatto abbracciati. Nel frattempo, i redattori mi fanno vedere un sacco di lettere, tutte quelle che i bimbi mandano all’amico ratto. Ci sono disegni, pagine e pagine scritte a mano. Elisabetta quasi si commuove, apre il portafogli e mi fa vedere un foglio vergato da una mano incerta: «Stamattina stavo molto male. Poi ho letto Geronimo e adesso sono contento». Il topo, mi dicono, fa anche beneficenza, va negli ospedali, incontra i piccoli malati. Nel frattempo, i suoi collaboratori sfornano volumi di ogni genere («Ci siamo occupati di 150 argomenti diversi», mi dice qualcuno): dai libri di giochi enigmistici ai fumetti, fino ai libri da colorare e ai testi didattici per le vacanze estive. Da qualche tempo esiste anche una serie dedicata ai classici della letteratura. Geronimo "riscrive" nel suo stile capolavori come"Piccole donne" o "Robin Hood", allegando una piccola presentazione dell’autore originale (con tanto di ritratto in sembianze topesche). Lo invidio, un po’, il ratto. E prima di congedarmi gliela butto lì: «Senta, Stilton. Mi presento a Libero con un’intervista a un topo parlante che vive su un’isola a forma di formaggio chissà dove. Guardi che se mi licenziano, le tocca assumermi». Francesco Borgonovo