La Repubblica 20 giugno 2008, CARLO BRAMBILLA, 20 giugno 2008
Pacemaker. La Repubblica 20 giugno 2008 Il personaggio italiano più famoso, volato fino a Cleveland per farselo impiantare, lontano da occhi indiscreti, è Silvio Berlusconi
Pacemaker. La Repubblica 20 giugno 2008 Il personaggio italiano più famoso, volato fino a Cleveland per farselo impiantare, lontano da occhi indiscreti, è Silvio Berlusconi. Prima di lui ne ha avuto bisogno il presidente Ciampi. Mentre Umberto Bossi ne utilizza uno di varietà diversa, un defibrillatore. Ma non sono i soli. Ogni anno in Italia sono almeno 50 mila i pazienti che chiedono venga impiantato loro un pacemaker. Un milione le persone che lo utilizzano nel mondo. Più di 440 mila solo in Europa. Negli ultimi 50 anni i pacemaker impiantati in Italia sono stati più di un milione e mezzo. Questa piccola protesi salvavita, grande meno di una scatola di cerini, il generatore di impulsi elettrici che aiuta il cuore a battere al ritmo giusto, compie in questi giorni 50 anni di vita. A celebrare con orgoglio il suo compleanno è il congresso internazionale di cardiologia "Cardiostim" che si chiude domani a Nizza, in Francia. Il primo pesante, ingombrante, primitivo stimolatore cardiaco impiantato in Svezia nel 1958, confrontato a quelli piccolissimi, ultrasofisticati, tecnologici, poco intrusivi e decisamente affidabili di oggi, sembra uscito da un film dei Flintstones. Largo 10 centimetri, più di 250 grammi di peso, veniva posizionato nell´addome da quanto era grosso. Oggi i pacemeker non pesano neanche 30 grammi, hanno 4 millimetri di spessore, vengono applicati in anestesia locale e sono centrali di comando capaci di comunicare a distanza con il medico, grazie alla telecardiologia, inviando perfino sms, se necessario, all´indirizzo della struttura curante. «Certo la minore dimensione dell´ultima generazione di pacemaker è la prima cosa che salta all´occhio - ammette Paolo Della Bella, responsabile dell´Unità Operativa di Aritmologia del Centro Cardiologico Monzino di Milano, eccellenza della cardiologia italiana. - Ma la straordinaria evoluzione di questi apparecchi si deve all´interazione tra la tecnologia più avanzata con le maggiori conoscenze di fisiologia elettrica cardiaca. Inizialmente il pacemaker veniva impiantato per far fronte a situazioni drammatiche, estreme, come il blocco cardiaco con frequenze troppo basse. Poi un po´ per volta le conoscenze della fisiologia hanno permesso di considerare molti altri fattori. Il pacemaker non si limitava più solo a stimolare il cuore, ma sentiva quando il cuore batteva spontaneamente in modo da inibirsi, lasciare il battito spontaneo e ristimolarlo quando necessario. Poi negli anni Settanta c´è stato tutto lo sviluppo della tecnologia intracardiaca. Negli anni Ottanta e Novanta è cresciuta la programmabilità, pacemaker sempre più intelligenti, capaci di decidere quando intervenire. Fino alla telemedicina che consente il controllo a distanza dei pazienti». Al congresso di Nizza verrà presentato un grande sondaggio condotto tra i pazienti che vivono con un pacemaker. Lo anticipa Philippe Ritter, presidente di Cardiostim: «Dalle interviste risulta come i pazienti vivano con gioia l´avvenuto impianto di un pacemaker. Per il semplice motivo che stanno meglio e possono finalmente condurre una vita normale, da tutti i punti di vista. Compreso naturalmente quello sessuale. Ad essere esageratamente preoccupati sono invece i familiari. Le mogli in particolare, che temono che il marito non debba fare troppi sforzi. Ma i pazienti con pacemaker non si sentono per nulla dei malati. Sono persone che grazie alla tecnologia possono vivere meglio e più a lungo». CARLO BRAMBILLA