Roselina Salemi, La Stampa 20/6/2008, pagina 22., 20 giugno 2008
Addiocravatta. La Stampa, venerdì 20 giugno Oscar Wilde diceva: «Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita»
Addiocravatta. La Stampa, venerdì 20 giugno Oscar Wilde diceva: «Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita». Ma il mondo è diventato poco serio e molto caldo, perciò il rituale tormentone del «togliamoci la cravatta» ha una ragione in più, ecologica e buonista: risparmiare sull’aria condizionata, come è successo l’anno scorso all’Eni, con l’amministratore delegato Paolo Scaroni che invitava tutti ad alleggerirsi, seguito a ruota da Livia Turco, allora ministro della Salute, pronta a dispensare gli impiegati dall’abbigliamento formale. Ed eccoci agli spagnoli di «Acciona», felicemente casual, e ai ministri stile «cool biz» al G8 di Osaka, in maniche di camicia per ridurre l’effetto serra. Moda e coscienza Dove si è fermata anche la moda più spiazzante (Etro, Dries Von Noten, Vivienne Westwood), è arrivato il riscaldamento globale. Ma sarebbe un errore valutare gli «Scravattati» come un effetto collaterale della coscienza ecologica. Intanto perché sono troppi, anche a Hollywood. Per un classico George Clooney, c’è un postmoderno Colin Farrell, per un Tom Cruise che non disdegna lo smoking c’è quel simpaticone di Hugh Grant sempre in polo. E qualcuno immagina una cravatta addosso a Benicio Del Toro? All’inizio erano confinati nel mondo dello spettacolo. Poi si sono mescolati miliardari al di sopra di qualsiasi dress code, come Bill Gates e Steve Jobs. O come Rick Rubin, esagerato con la sua t-shirt e le infradito, a dispetto delle ricchezze. Adesso gli Scravattati hanno invaso il recinto sacro del management e della politica. Per un Matteo Marzotto che resiste, c’è un Luca di Montezemolo che abbandona, per un Roberto Donadoni, allenatore degli Azzurri, incravattato anche in panchina, c’è un Alessandro Profumo che rinuncia senza rimpianti. Del resto, a Sergio Marchionne amministratore delegato Fiat, non dispiace essere chiamato «il supermanager senza cravatta»: ha inaugurato un nuovo corso. Eleganti lo stesso Non è un caso che ci sia abbondanza di Scravattati nella classifica dei dieci uomini più eleganti del mondo compilata dal mensile Esquire». C’è Barack Obama, abito scuro, camicia immacolata (uno Scaravattato alla Casa Bianca?). C’è il rapper Lupe Fiasco, quanto di meno formale si possa immaginare. C’è Lapo Elkann, che colpisce con la sfrontatezza del suo look. E c’è anche Fabio Capello, ct della Nazionale inglese, a volte con, a volte senza (cravatta) che i britannici adorano perché somiglia a un personaggio dei cartoni animati, «il postino Pat». Nessuna sorpresa, perciò, se, di fronte a simili successi, si sviluppano autentici fondamentalismi. Sebàstian Loeb, quattro volte vincitore del campionato del modo rally l’ha ripetuto con convinzione: «Non metterò mai la cravatta. Perché pettinarmi e vestirmi da vecchio? In Citroën sono contenti dei risultati e del mio aspetto che, dicono, ringiovanisce il marchio». Ringiovanire è la parola d’ordine. Parlamentari non più verdissimi, espongono grinze che una signora coprirebbe con opportuni giri di perle. Il collo nudo in Alaska Sì, perché la giacca senza cravatta ha sempre avuto un significato politico, dai tempi di John Kennedy, e lo sa bene Obama, che per far vedere il collo nudo non metteva il cappotto neanche in Alaska. Tony Blair, perfetto con la cravatta rossa e perfetto senza, a un certo punto l’ha tolta, scatenando un terremoto dentro e fuori il partito laburista. L’hanno imitato tutti, a cominciare dal leader dei conservatori David Cameron, senza peraltro perdere quella snobissima aria oxfordiana. E ci ha rinunciato anche Gordon Brown, ma ne sente la mancanza, e si vede. Di tanto in tanto, si sfiora il collo, come se volesse sistemare un nodo immaginario. Esiste una Terza Via: la cravatta allentata. Testimonial: Fabio Fazio, torturato per questo dalla Littizzetto, e José Mourinho, allenatore dell’Inter. Ma non è una soluzione di massa. E siamo arrivati alla Fine, anche se la Resistenza, guidata dai Marinella di Napoli, è ancora agguerrita. Gentucca Bini, imprevedibile stilista che disegna Romeo Gigli, domani manderà in passerella ragazzi con finte cravatte, «bidimensionali come quelle dei fumetti, profilate con una taglia e cuci. Finte cravatte, finto nodo, e un elastico per tenerle intorno al collo». Ride, allegra per la trovata: «La cravatta è un ornamento e basta. Tanto vale giocarci». Roselina Salemi