La Repubblica 20 giugno 2008, ETTORE LIVINI, 20 giugno 2008
Enti locali, allarme rosso sui derivati. La Repubblica 20 giugno 2008 Il Governo si prende un anno di tempo per disinnescare la bomba derivati degli enti locali, una montagna di 35 miliardi di finanza strutturata che secondo alcune fonti giudiziarie (diverse Procure stanno lavorando sull´argomento) rischia di aprire un altro buco tra 7 e i 10 miliardi nel mare magnum del debito pubblico italiano
Enti locali, allarme rosso sui derivati. La Repubblica 20 giugno 2008 Il Governo si prende un anno di tempo per disinnescare la bomba derivati degli enti locali, una montagna di 35 miliardi di finanza strutturata che secondo alcune fonti giudiziarie (diverse Procure stanno lavorando sull´argomento) rischia di aprire un altro buco tra 7 e i 10 miliardi nel mare magnum del debito pubblico italiano. L´allarme rosso è suonato al Tesoro già all´epoca del Governo Prodi. Tommaso Padoa Schioppa ha avviato un censimento capillare del fenomeno per capirne le dimensioni, obbligando con l´ultima finanziaria regioni, provincie e comuni a contabilizzare a bilancio dal 2008 il "mark to market" (vale a dire le perdite o i guadagni potenziali) sui loro contratti derivati e centralizzando su via XX settembre la regia dei nuovi contratti. Il cerino è passato adesso in mano a Giulio Tremonti che conscio del problema (e anche dei rischi per il rating dell´Italia) ha preso il toro per le corna con un decreto in manovra che dovrebbe bloccare per un anno la sottoscrizione di derivati "locali" sofisticati in attesa di ridisegnare tutte le regole del settore. Prima con i decreti attuativi sugli obblighi di trasparenza imposti dall´ultima finanziaria, poi con un nuovo quadro di norme per regolamentare la giungla della finanza strutturata. I Governi non sono però le uniche forze in campo su questo fronte. Diverse procure avrebbero acceso un faro sulle banche (estere in particolare) che negli ultimi anni hanno battuto palmo a palmo la penisola proponendo agli enti locali – anche a piccolissimi comuni senza alcuna competenza nel campo – prodotti sempre più complessi. In teoria per "coprire" i rischi sui tassi, molto spesso invece per girare agli enti locali liquidità sull´unghia in cambio di laute commissioni e lasciando in eredità contratti su cui oggi gravano per i guai dei mercati perdite potenziali milionarie. Difficile, naturalmente, provare il dolo delle banche. Che si sono tutelate facendo sottoscrivere alle controparti la dichiarazione di "operatori qualificati". Non solo. Le perdite, nel caso, emergeranno solo a scadenza dei derivati. Mercoledì però, si è aperta una breccia nel muro granitico dei possibili contenziosi. Il Partito democratico di Milano ha presentato un esposto accusando le banche che hanno venduto a Palazzo Marino derivati su un bond da 1,68 miliardi (in perdita oggi per circa 300 milioni) di aver incamerato almeno 73 milioni di commissioni occulte. I pm starebbero già acquisendo i libri degli istituti coinvolti e se le accuse fossero provate potrebbe scattare l´accusa di truffa aggravata. «La mia impressione è che molti dei contratti stipulati con enti locali possano nascondere meccanismi di questo genere – dice Davide Corritore, un lungo passato in Deutsche Bank, oggi consigliere Pd a Palazzo Marino ed autore dell´esposto in Procura ”. E questo potrebbe essere il grimaldello per chiamare le banche a rendere conto del loro ruolo nello scandalo dei derivati». ETTORE LIVINI