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 2008  giugno 19 Giovedì calendario

Passa la direttiva rimpatri. Il Sole 24 Ore 19 giugno 2008 Ci sono voluti quasi tre anni di negoziati ma alla fine la direttiva europea sui rimpatri degli immigrati clandestini ieri è arrivata al capolinea, addirittura in prima lettura

Passa la direttiva rimpatri. Il Sole 24 Ore 19 giugno 2008 Ci sono voluti quasi tre anni di negoziati ma alla fine la direttiva europea sui rimpatri degli immigrati clandestini ieri è arrivata al capolinea, addirittura in prima lettura. Scongiurando lo scenario di una seconda lettura con altri tre anni di discussioni. Il responso positivo di Strasburgo significa che, dopo l’imprimatur formale dei ministri degli Interni in luglio, ci saranno due anni di tempo per trasporla nei 27 ordinamenti nazionali. In breve, dal 2010 sarà legge nell’Unione. E segnerà il primo passo concreto verso la graduale europeizzazione della politica dell’immigrazione, che finora ha invece conosciuto una dimensione esclusivamente nazionale e intergovernativa. L’europarlamento ha approvata con 369 voti favorevoli, 197 contrari e 106 astensioni il compromesso messo a punto insieme a Commissione Ue e Consiglio dei ministri. Nessuno dei molti emendamenti presentati dai socialisti, dalla sinistra e dai verdi è riuscito a superare la prova del voto in aula. A favore hanno votato i popolari, gran parte dei liberaldemocratici, la destra (con An e Lega) e i socialisti spagnoli e tedeschi. Contrari il grosso degli eurosocialisti, la sinistra (con Prc e Pdci), i verdi e un buon numero di euroscettici. Astenuti gli eurodeputati del Pd insieme a laburisti e conservatori inglesi. In un’Unione dove risiedono circa otto milioni di immigrati illegali, la nuova normativa fissa regole minime comuni (che però non si applicheranno a Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca che godono di clausole di opt-out) per la gestione dell’immigrazione illegale, la detenzione nei Cpt e l’espulsione verso i Paesi d’origine. Come? Prima di tutto incoraggiando il ritorno volontario dei clandestini in un periodo di tempo limitato, compreso tra i 7 e i 30 giorni, che potrà essere prorogato nei singoli casi per ragioni specifiche come «la durata del soggiorno, l’esistenza di figli che frequentano la scuola e di altri legami familiari e sociali». La detenzione temporanea, che oggi in Europa varia dai 32 giorni della Francia a un periodo illimitato in ben sette Paesi, tra cui Gran Bretagna, Svezia e Olanda, in futuro potrà arrivare a un massimo di sei mesi. Ai quali potranno essere aggiunti altri 12 mesi ma solo a certe condizioni, quali la non cooperazione del clandestino o l’eccessiva lentezza della pubblica amministrazione del Paese terzo interessato. Tale detenzione, nei Cpt o quando non sia possibile negli istituti penitenziari, è consentita «soltanto per preparare il rimpatrio e/o effettuare l’allontanamento», in particolare quando ci sia rischio di fuga o la persona ostacoli il proprio rimpatrio. L’immigrato clandestino potrà essere espulso con divieto di reingresso sul territorio comunitario fino a un massimo di cinque anni o anche di più qualora rappresenti «una grave minaccia per l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica o la sicurezza nazionale». Gli Stati membri possono però astenersi dall’imporre un divieto di ingresso, revocarlo o sospenderlo in singoli casi, per motivi umanitari o per altri motivi. L’immigrato avrà diritto di ricorrere contro i provvedimenti di detenzione e di espulsione che lo riguardino e di beneficiare anche del patrocinio legale gratuito, anche se quest’ultimo dipenderà da una decisione facoltativa e non obbligatoria dello Stato membro. Per il periodo 2008-13 sarà istituito un Fondo europeo per i rimpatri dotato di 676 milioni di euro per assistenza legale e sanitaria. I minori non accompagnati e le famiglie con minori devono essere trattenuti «solo in mancanza di altra soluzione e per un periodo il più possibile breve». Le famiglie trattenute devono poter usufruire di una sistemazione separata che assicuri loro «un adeguato rispetto della vita privata». Ai minori va garantito l’accesso all’istruzione. A quelli non accompagnati va fornita, per quanto possibile, una sistemazione in istituti dotati di personale e strutture «consoni a soddisfare le esigenze di persone della loro età». Potranno essere espulsi solo se la loro famiglia o una struttura di accoglienza sia in grado di farsene carico al loro arrivo nel Paese di provenienza o transito. Adriana Cerretelli